Lìberos

I cinque illeggibili di Marco Porru

Pubblicato il 20-11-2012

marcoporruNella sua battaglia contro il perbenismo letterario,Tìrali a casino ha liberato dal silenzio l'animo di molti autori, offrendo il coraggio dell'outing anche chi fino a quel momento non avrebbe confidato abbandoni nemmeno dei libri Harmony. Qui è Marco Porru - già finalista al premio Calvino e poi edito da Nutrimenti con L'eredità dei corpi - a confessare i suoi cinque illeggibili. Ci ha messo molto, ma lo capiamo: aveva roba grossa sulla coscienza.


Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro. Ho visto prima il film di Romanek che ho amato tantissimo. Il romanzo l'ho tirato a casino innervosito. Racconta una storia incredibilmente bella e inquietante (lontana dal nostro presente, eppure ci tocca terribilmente) sull'abuso di potere di cui siamo tutte vittime senza neppure accorgercene. Ma la voce narrante della protagonista Kathy è troppo logorroica e divaga in continuazione. Ho provato a riprenderlo in mano un paio di volte ma niente da fare. Credo che ritenterò ancora.

 

Au bal de la chance. La mia vita di Edith Piaf. L'ho attesa per tanto tempo perché è l'unica autobiografia di Edith tradotta in italiano. Un personaggio letterariamente potente e pieno di sfaccettature che in questo libro purtroppo è avaro. L'autobiografia è stata promossa col vanto di non aver romanzato i fatti che la riguardano, forse per prepararci a un libro freddo che si riduce quasi ad una discografia costellata qui e là di complimenti che la cantante ha ricevuto da personaggi illustri di quel periodo.

Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez. La famiglia Buendìa per me è stata estenuante e non la dimenticherò mai. Forse il libro più noioso che abbia mai letto in vita mia.

Nessuno si salva da solo di Margaret Mazzantini. La Mazzantini racconta una coppia in crisi, che avrebbe dovuto lasciarsi molto tempo prima di arrivare a farsi del male. Del male i suoi protagonisti lo hanno fatto anche a me prima che li tirassi a casino, con una valanga di dialoghi che non mi hanno evocato la loro storia d'amore. Sicuramente nessuno si salva da solo, ma neanche con questo libro.

L'isola di Victoria Hislop. Acquistato perché affascinato dall'isola di Spinalonga che negli anni '50 divenne una sorta di carcere per i lebbrosi della Grecia. Peccato che l'autrice la racconti attraverso una donna che scava nel passato di sua madre, con descrizioni che non finiscono più. Di una noia mortale. Tirato a casino dopo cento pagine.

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