Lìberos

I cinque illeggibili di Antonio Bachis

Pubblicato il 15-07-2012

bachisContinua la nostra ricerca nella cattiva coscienza degli scrittori, pronti a ogni citazione pubblica, ma pieni di scheletri nella libreria. A confessarci i suoi cinque illeggibili stavolta è Antonio Bachis, autore in solitaria (Mystery shopper, Il Maestrale) e in collettivo con Elias Mandreu (Nero Riflesso e Dopottutto, sempre Il Maestrale).


Premessa: a tirare a casino Moccia, Volo e le cinquanta sfumature di qualsiasi colore siamo bravi tutti. Ma non posso gettare alle ortiche un libro che non solo non ho mai letto, ma soprattutto mai leggerò. E poi le ortiche in zuppa mi piacciono molto, non mi va di rovinarle. Onestà intellettuale e voglia di cercare la rissa chiedono quindi che la mia lista dei tirati a casino sia composta solo da nomi grossi, da Autori da cui mi aspettavo qualcosa, e dei quali io non sono stato all'altezza. E che il cielo mi aiuti.


Come diventare buoni, di Nick Hornby: Nick, ti ho amato con Alta Fedeltà e Un ragazzo, pur non seguendo il calcio ho apprezzato Febbre a 90, ma due cose di te mi hanno fatto incazzare. La prima è che nella tua pur florida rubrica di recensioni su Internazionale non abbia - a mia memoria - mai parlato di qualche autore che non fosse anglofono. So che la cosa ti sembrerà incredibile ma esistono scrittori (anche bravini!) in Francia, Turchia, Italia, Grecia, Spagna, Argentina e Brasile, per dire. Provane qualcuno, non te ne pentirai. La seconda cosa che di te mi ha fatto incazzare è appunto "Come diventare buoni". Io sono rimasto cattivo, e tu vai a casino.

 



Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, di Carlo Emilio Gadda: iniziato a leggere tre volte, terminato nessuna. Al parziale, Gadda conduce sul collega Bachis (nel senso che siamo entrambi ingegneri) per tre a zero. Non mollo perché è un gran libro, lo percepisco inequivocabilmente dalle poche pagine iniziali a cui sono sopravvissuto. Ma la partita è ancora lunga, la palla è tonda e certe decisioni le prende il Mister. A casino, ma è lui che ha mandato me, Mister!

Anna Karenina, di Lev Tolstoy: questo l'ho letto dall'inizio alla fine, cosa che mi ha autorizzato a tirarlo a casino con maggiore cognizione di causa quando lei finalmente si suicida. Se Anna avesse preso la ferale decisione milleduecento pagine prima, saremmo stati tutti più felici, assomigliandoci come le famiglie citate nell'incipit, l'unica parte che davvero vale del romanzo. L'avessero scritto negli anni 80 l'avrebbero chiamato Anche i Russi piangono, e se fosse stata una vicenda attuale ce la saremmo cavata con un più semplice "Aleksej Vronskij ha aggiunto Anna Karenina ai suoi amici. Anna Karenina è passata da Sposata a Ho un relazione complicata".

La Talpa, di John Le Carrè: ho visto il film, e non ci ho capito nulla. Pensando a un maldestro adattamento aggravato da una mia overdose di popcorn al burro ho quindi comprato il romanzo, ricredendomi. Non ho capito nulla neanche del libro, il che significa che la trasposizione cinematografica è stata fedelissima. Meglio, dovessero rapirmi quelli del KGB potrei serenamente convincerli che io, chi sia la talpa, non l'ho ancora scoperto.

Chesil Beach, di Ian McEwan:  se siete depressi non azzardatevi a leggerlo. Datemi retta. E se siete di buonumore evitate comunque di leggerlo. Soprattutto, non fate come me che l'ho iniziato e purtroppo finito la notte di Natale, con l'aggravante della malinconia da festa comandata e lucina fioca di presepe. Una notte così deprimente che in confronto quella di Mr Scrooge con lo Spirito dei Natali passati era una gita a Gardaland. A casino anche questo libro, e soprattutto i protagonisti, che vorresti fossero davanti a te solo per poterli insultare.


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