Pubblicato il 03-08-2012
Gli ebook non sono roba per chi ama le mezze misure: forse in futuro questo cambierà, ma per il momento siamo ancora fermi allo stadio del "o li adori o li detesti". Persino in America, dove il mercato dell'ebook è molto più affermato che in Italia e in Sardegna, la nuova tecnologia divide ancora gli scrittori. Ha ragione a detestarla il romanziere di Libertà e de Le Correzioni o ci vede meglio il premio Pulitzer autore di The Hours, che invece ne fa ampio uso? L'ebook è davvero destinato a migliorare la storia delle storie che leggiamo, rendendole interattive, più fruibili e quindi più diffuse? Oppure l'avvento della tecnologia snaturerà il nostro approccio con la letteratura, togliendoci il piacere della lettura per ridurre tutto all'ennesima relazione con uno schermo? Lo abbiamo chiesto a Alessio Pia di Edizioni di Karta, una giovane e dinamica casa editrice sarda che, a dispetto del nome, opera esclusivamente nella produzione di libri elettronici.
Credo che l’anno zero degli e-book, così come li intendiamo oggi, possa esser rintracciato nel lontano 1998 – in informatica un’era geologica. Da allora negli Stati Uniti si è tagliato diversi traguardi. Già nel ’99 si poteva assistere alla nascita dei primi store online e autori di fama come Stephen King mettevano a disposizione dei propri lettori romanzi e racconti in formato digitale. Quello che potremmo identificare come primo, e economicamente rilevante, italico passo verso il digitale è rintracciabile nelle politiche di investimento che hanno portato Telecom Italia, nel 2010, al lancio di Biblet. Ovviamente preceduta da Amazon, Google e Apple con i vari Kindle, iBookstore e Google Edition (oggi google play). A fronte del palesarsi di così importanti interessi la nostra non deve essere vista come una coraggiosa discesa in campo, quanto invece come la capacità di cogliere un’occasione. Occasione che è facilmente rintracciabile nel miope atteggiamento di gruppi editoriali che pubblicano ancor oggi e-book in PDF e/o coperti da Adobe DRM. Queste condizioni hanno rappresentato ieri un comodo trampolino di lancio e oggi, ci permettono di sperimentare e se ci si riesce di strutturarci. Il domani dobbiamo meritarcelo.
Gli studi neurologici sui nativi digitali ci dicono che il loro cervello sviluppa percorsi cognitivi differenti rispetto a quelli delle generazioni precedenti. Il libro cartaceo forse resta una delle poche isole dove i nuovi figli del byte hanno ancora accesso a una dimensione alternativa della conoscenza e possono condividerla con chi è venuto prima. C'è il rischio - come paventa Franzen - che l'ebook, anche quello scolastico sperimentato in alcune scuole italiane, contribuisca a radicalizzare il divario tecnologico tra le generazioni?
È una domanda alla quale si dovrebbe rispondere da diversi punti di analisi. Certo è che non ci si può dimenticare che l’universo digitale è stato concepito, strutturato e reso possibile da quelle persone che oggi definiamo con l’anglismo digital immigrant. In tutta onestà credo che qualsiasi prodotto dell’umana tecnologia, dal frigorifero alle automobili, dal computer al silk-épil, abbiano contribuito al radicarsi di nuovi atteggiamenti e all’affermarsi nel tempo di nuove abitudini culturali.
Dalla maneggevolezza alla possibilità di effettuare backup, passando per il costo e la semplicità di gestire note e ricerche fino all’adattabilità dei caratteri, utile per ipovedenti e dislessici. Questi sono solo alcuni dei vantaggi. Ma come tu dicevi sono vani di fronte alle tentazioni che un feticista della carta prova nell’accarezzare e odorare le giallognole pagine di un libro. Credo invece che queste caratteristiche, abbinate alla possibilità di poter acquistare in qualsiasi momento il libro desiderato, possano essere certamente appetibili per tutti coloro i quali continuano ad apprezzare il valore della cultura aldilà dell’involucro con la quale si presenta.
L’analogia che spesso si racconta fra mp3 e e-book, da intendersi come passaggio dal mercato del prodotto al mercato del contenuto, è senza dubbio utile nel valutare e sbilanciarsi in previsioni circa quello che sarà il futuro dell’editoria cartacea. Personalmente però ritengo che non si possano creare paralleli rispetto a quello che fu il rapporto fra mp3 e music store e quella che sarà la vita delle librerie nei prossimi anni.
Questo perché il lettore, quello vero, quello “forte”, è sempre stato e sarà sempre legato alla figura del libraio. Alla capacità di quest’ultimo di accompagnare le sue scelte rispetto al prossimo libro da leggere. Alla volontà di confrontarsi con lui. Un atteggiamento che nel mercato del cd e della musica in generale è sempre stato più effimero.
Barnes & Noble lo sa, e nelle proprie librerie ha affiancato al reparto libri quello dedicato agli e-book. In questo contesto i librai, quelli veri, quelli “forti”, dovrebbero essere in grado di comprendere prima, e assecondare poi, le necessità di lettori ogni giorno diversi. Insomma nulla di nuovo rispetto a quello che già fanno.
Con profondo rammarico, e seppur pensando che una soluzione non solo sia auspicabile, ma nel breve periodo anche definibile, ammetto che i passi fatti in questo senso siano pochi e dai dubbi risultati. L’unica iniziativa pare essere quella siglata fra BookRepublic e MediaLibraryOnLine che, seppur con il merito di voler delineare un primo avvicinamento fra biblioteche e e-book presenta più di un aspetto controverso.
Personalmente penso si possa iniziare una seria riflessione sulle modalità di prestito solo dopo aver istituito un deposito, un grande archivio, dove far confluire le opere digitali ponendosi come obiettivo una fra le principali funzioni di una biblioteca, vale a dire la conservazione, senza dimenticare la necessità di rimanere promotrice culturale e mediatrice letteraria e editoriale.
Qualche giorno fa sono stato a Gavoi per il festival “Isola delle Storie”. Dopo aver assistito allo spettacolare reading di Così in Terra dell’autore Davide Enia mi sono avvicinato e, non potendo far firmare il libro (avevo l’e-book), l’ho abbracciato ringraziandolo per lo spettacolo offerto a me e alle decine di partecipanti che con me hanno apprezzato la sua esibizione. Se il rapporto tra autore e lettore si fermasse a una striscia d’inchiostro nero, probabilmente non ci si troverebbe neppure qui a commentarne la necessità. Nella realtà dei fatti fra le innovazioni più piacevoli che un e-book può introdurre vi è proprio la possibilità di collegare l’autore, attraverso gli account di cui dispone nei social network, ai lettori. Ancora una volta Amazon in questo ha fatto da apripista proponendo in via sperimentale ad alcuni autori che ne hanno fatto richiesta un sistema che consenta di essere contattati dall’autore non appena terminata la lettura del libro.
Se devo ipotizzare il futuro dell’editoria, riesco a vedere solo due vincitori: i lettori da una parte e gli autori dall’altra. Tutti gli altri dovranno sudare e ritrovarsi capaci di creare valore aggiunto. Ecco perché continuo a sostenere che non sarà il libro a essere rivoluzionato, quanto invece l’ecosistema che si trova a ruotare attorno ai contenuti editoriali che sarà sottoposto a frenetiche sollecitazioni.
L’importante è stare concentrati sui lettori, chiedersi come migliorare la qualità della loro lettura. Gli e-book sono certamente una strada, ma dovrà essere tracciata da editori attenti e capaci di districarsi nel Mare magnum del self-publishing selvaggio.
La pirateria digitale, ammesso che sia un problema reale, andrebbe combattuta sul piano della legalità e del rispetto dei diritti di tutti gli attori della filiera, compresi i lettori. E' vero, i contenuti digitali sono duplicabili facilmente e i DRM sono la soluzione tecnologica che (accanto a quella legislativa) dovrebbe contrastare il fenomeno. Ma l'efficacia reale di questa soluzione è tutta da dimostrare e personalmente non ne apprezzo l’applicazione e ho operato affinché l’interezza del nostro catalogo sia DRM free. I DRM limitano il diritto di condivisione e visualizzazione di un’opera agendo così contro le stesse persone che acquistano il contenuto, in altre parole quelle verso le quali dovremmo orientare le nostre maggiori attenzioni. Continuare a considerare un pirata al pari di un lettore è un atteggiamento assolutamente anacronistico. Sono convinto che l’unica via per contrastare la pirateria rispetto al mondo dell’e-book sia di rendere l’esperienza di acquistarne uno superiore all'esperienza di non farlo.
Anche Edizioni di Karta fa parte di Lìberos
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