Lìberos

Quando il giallo lo deve risolvere il libraio

Pubblicato il 15-08-2012

Il lettore che entra in una libreria la maggior parte delle volte è pervaso dal falso mito del libraio onnisciente, che con la forza del suo intuito bibliofilo arriverà a capire cosa ti serve e perché anche senza nessuna indicazione precisa. Quotidianamente nelle librerie avvengono surreali conversazioni di questo tenore:

- Scusi, avete libri gialletti?
- ...già letti?
- Intendo dei gialli piccolini. Sottili.
- Ah. Certo.

Fino a che la richiesta è generica come quella, ce la si cava ancora. Ma il più delle volte il lettore vuole un libro preciso, di cui però non ricorda nè titolo, nè autore, nè casa editrice, e quindi per risolvere il mistero il libraio deve improvvisarsi personaggio di Conan Doyle e rovistare ogni angolino del suo cervello alla ricerca di indizi, brani, scampoli di storie che possono essere rimasti incastrati fra le immagini ben definite di volumi che lui, nella sua libreria, ormai trova a occhi chiusi.

 

Quando domanda un libro, il lettore segue una regola di cripticità severa come un articolo del codice penale: mai pronunciare davanti al libraio il titolo esatto del libro che si cerca (Mi faccia ricordare... forse c'era dentro la parola "amore"! Ce l'avete?) e men che mai il nome dell’autore o quello della casa editrice ("però mi pare che la copertina fosse tipo color carta da zucchero. Ce l'avete?"), manco se a farlo ci fosse una pena variabile tra gli otto mesi di arresti domiciliari e il forzato acquisto su internet. E' logico, perché in fondo - pensa il lettore - se io vado dal libraio, se mi sforzo a fare la camminata sotto il sole verso la sua libreria, è perché egli ha un potere mistico che a me manca. Per questo si ricorderà sicuramente la trasmissione radio dove ho sentito il titolo qualche giorno fa in non so quale canale oppure ne avrà sicuramente letto nell’articolo di cui mi ha parlato l’occasionale vicina d’ombrellone l'altro giorno in spiaggia. Lui, per mistica professionale, conoscerà perfettamente i gusti del mio cugino (marito scozzese della mia cugina che non vedo da trent’anni) e saprà indicarmi il libro giusto per le sue vacanze, aiutato dal fatto che essendo cieco (il cugino) e semisordo (sempre il cugino) mi dovrà procurare la versione in braille, perché il libro e l'audiolibro non sono per lui fruibili. E sarà un gioco da ragazzi per lui, il mio superlibraio, andare a frugare nel settore bambini e cercare un libro per il nipote di sei anni che però ha l’intelligenza di un fisico quantistico e quindi "sul libro non ci deve essere scritto Per 6 Anni", o per la nipotina che ancora fatica a staccarsi dal seno e che però ama moltissimo le storie complicate, illustrate dal Dorè e contenute in volumoni da otto chili. Ecco, io in 22 anni di attività non ho mai conosciuto un genitore, zio nonno o parente che avesse un figlio o nipote dell’età corrispondente a quella del certificato di nascita. Un bambino è sempre più grande, più sveglio o più intelligente dei suoi coetanei. Quindi, gli editori dovrebbero fare così: stampare sul retro di copertina non la frase “adatto a bambini di sei (sette, otto etc etc) anni”, ma “adatto a bambini che dimostrano sei (sette, otto etc etc) anni, ma sono più intelligenti". 

E poi c'è la domanda definitiva, quella che tutti i librai si sentono rivolgere almeno una volta alla settimana.
Che libro portare a cena a casa di uno/una che “ha letto tutto”?
La mia risposta è che sì, amici lettori adorati, ci vorrei andare io a cena con voi, conoscere questo fenomeno e dargli 100 euro al giorno per farlo rimanere in libreria al posto mio a consigliare agli altri lettori tutti i libri del mondo.


Chi ha scritto questo articolo?

Patrizio Zurru è libraio a Cagliari da 22 anni.
La sua libreria - Piazza Repubblica Libri - nel 2011 è stata eletta migliore libreria d'Italia dalla giuria del premio Montescudaio di Pisa. Patrizio dà consigli letterari su L'Unione Sarda e su Glamour e quando non ha niente da fare si inventa cose come Letti di Notte o Gli Scrittori Socialmente Utili. In questa foto è ritratto nella sua libreria dall'Iphone di Adriano Mauri.
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