Lìberos

A qualcuno piace corto

Pubblicato il 09-04-2014

Perché uno scrittore farebbe bene a riconsiderare la forma espressiva del racconto? In Italia i racconti non si vendono, dicono da anni gli esperti di settore, ma questa affermazione era vera fino in fondo solo sino a qualche anno fa.
 
Da quando è cominciata la crisi abbiamo invece assistito a un fenomeno curioso e un po' imprevedibile di cui a poco a poco si sono accorte anche le case editrici: il racconto coinvolge e attira un numero crescente di lettori e non è più così raro trovare in classifica anche qualche antologia di narrazioni brevi. I più cervellotici tra gli osservatori ipotizzano che il ritrovato amore dei lettori per il racconto dipenda dalla contrazione degli orizzonti economici e sociali: chi vive alla giornata non ha tempo né gusto per i grandi romanzi epici e economicamente può permettersi solo evasioni brevi. Forse è vero che i racconti costano meno, si leggono in meno tempo, sono meno impegnativi e quindi appartengono alla sfera della sottrazione in cui siamo tutti coinvolti, ma a noi piace invece pensare che i lettori si rivolgano alle buone storie a prescindere dalla loro lunghezza e che il ritorno di fiamma per il racconto dipenda sostanzialmente dal fatto che gli scrittori ne scrivono di più e di migliori.

Ci sono almeno dieci buoni motivi per cui uno scrittore dovrebbe mettersi a scrivere un racconto.
 
  1. Per praticità. Le storie corte sono un modo molto più semplice di un romanzo per sviluppare un incipit, una storia e un finale.
  2. Per simpatia digitale. I lettori leggono sempre più spesso su schermi piccoli e hanno una capacità di attenzione inferiore al passato. Le storie brevi piacciono anche ai giornali on line e ai siti letterari, che le pubblicano più volentieri.
  3. Per creare connessioni. I racconti grazie a internet possono essere seriali e postati in sequenza su un blog, fidelizzando i lettori.
  4. Per esordire. Molti grandi scrittori (Stephen King, Mark Twain, Ernst Hemingway) hanno cominciato dal racconto.
  5. Per sperimentarsi. Una storia breve è un modo per mettersi alla prova su un genere diverso o con un diverso linguaggio senza dover affrontare la prospettiva di un intero romanzo con strumenti nuovi.
  6. Per fare curriculum. Avere alle spalle una numerosa raccolta di racconti dimostra a un editore che siete uno scrittore che lavora e non un pennaiolo estemporaneo. Senza contare che gli editor spesso fanno scouting leggiucchiando i racconti pubblicati on line.
  7. Per competere. Esistono molti concorsi per racconti brevi e vincerne qualcuno può significare attirare l'attenzione di qualche editore, svoltando. Talvolta si vince anche del denaro.
  8. Per arrivare al punto. Se siete dispersivi nella scrittura, il racconto vi obbliga a focalizzare il cuore della narrazione senza perdervi in mille rivoli di di vicende o caratterizzazioni.
  9. Per il Nobel. Alice Munro, in barba a chi considera il racconto un genere minore, con le storie brevi ci ha vinto il Nobel.
  10. Per amore. Scrivere storie brevi significa scrivere di più e se uno ama scrivere non ci sono modi migliori per nutrire la propria passione.

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