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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Thomas Bernhard

Perturbamento

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 29-04-2016 da strepitio
Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 6 librerie
Inserito il 29-04-2016 da strepitio
Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 6 librerie

Un medico condotto della Stiria, accompagnato dal figlio, fa un giro di visite: insieme a loro, dalla prima frase fin oltre l'ultima, siamo presi in un "perturbamento" che avvolge tutto come uno scirocco metafisico. Una vibrazione di malattia e di tristezza emana dalla psiche e dalla natura. La campagna, qui, è il luogo prediletto della brutalità: dal caldo opprimente dei fienili, dove i bambini hanno paura di morire soffocati, al gelo segregato di un castello, a picco su una gola ostile alla luce: ovunque si percepisce un invito alla distruzione, un incoraggiamento all'ansia suicida. Le porte si aprono ogni volta su qualcosa di atroce: la moglie di un oste malmenata a morte, senza ragione, dagli avventori del locale; una vecchia maestra in agonia, con "il sorriso delle donne che si destano dal sonno sapendo di non avere più speranza"; una fila di uccelli esotici strangolati, perché i loro lamenti sono assordanti.
In uno stile asciutto, protocollare, Bernhard elenca i relitti del dolore, finché la scansione inflessibile, martellante dei fatti lascia il posto all'immane delirio dell'ultimo infermo: il principe Saurau, raggelato da un eccesso di lucidità, scosso da un continuo frastuono nella testa, abbandonato ormai a una " micidiale tendenza al soliloquio". Nelle sue parole incessanti confluiscono e si dilatano i frammenti dell'orrore che già abbiamo traversato. Ma qui essi vengono scalzati dalla loro fissità e presi in un vortice, il moto perpetuo del "perturbamento".

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Recensioni

kimota

questo libro è una enorme spirale di filo spinato, dico io. Una enorme spirale che si ripete con quelle spine, con due fili, dico io. Una spirale che ti avvolge e avvolge e ti porta nella gola dove vive il principe Saurau e il bosco verde e nero e il bestiame. E per quanto questa gola non sia conoscibile tu la conosci e conosci i rumori, li vedi all'interno della tua testa come fosse mozart. Vedo delle bandiere là fuori, ma non vedo i rumori.

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strepitio

questo libro ha rafforzato una delle mie più intime convinzioni: il pensiero, la riflessione, l'utilizzo feroce dei sensi applicati a sé e al mondo esterno, non possono che portare a una qualche forma di follia - che ci affligge tutti, in qualche maniera e misura. il principe descritto da bernhard ha pensato ogni cosa e il suo contrario, e non tace alcun passaggio di questa sua marcia anaerobica attraverso l'umanità (propria e altrui). saremo continuamente d'accordo e in disaccordo con ogni sua conclusione, lo ameremo, lo odieremo, proveremo compassione, soprattutto, poseremo il libro con la certezza che potremmo finire esattamente come lui. bello, un libro che comincia come una passeggiata e sfocia in una corsa che ci imprigiona, inermi, fino all'ultima pagina.

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 239

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845911748

ISBN-13: 9788845911743

Data di pubblicazione: 1995

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Un medico condotto della Stiria, accompagnato dal figlio, fa un giro di visite: insieme a loro, dalla prima frase fin oltre l'ultima, siamo presi in un "perturbamento" che avvolge tutto come uno scirocco metafisico. Una vibrazione di malattia e di tristezza emana dalla psiche e dalla natura. La campagna, qui, è il luogo prediletto della brutalità: dal caldo opprimente dei fienili, dove i bambini hanno paura di morire soffocati, al gelo segregato di un castello, a picco su una gola ostile alla luce: ovunque si percepisce un invito alla distruzione, un incoraggiamento all'ansia suicida. Le porte si aprono ogni volta su qualcosa di atroce: la moglie di un oste malmenata a morte, senza ragione, dagli avventori del locale; una vecchia maestra in agonia, con "il sorriso delle donne che si destano dal sonno sapendo di non avere più speranza"; una fila di uccelli esotici strangolati, perché i loro lamenti sono assordanti.
In uno stile asciutto, protocollare, Bernhard elenca i relitti del dolore, finché la scansione inflessibile, martellante dei fatti lascia il posto all'immane delirio dell'ultimo infermo: il principe Saurau, raggelato da un eccesso di lucidità, scosso da un continuo frastuono nella testa, abbandonato ormai a una " micidiale tendenza al soliloquio". Nelle sue parole incessanti confluiscono e si dilatano i frammenti dell'orrore che già abbiamo traversato. Ma qui essi vengono scalzati dalla loro fissità e presi in un vortice, il moto perpetuo del "perturbamento".

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strepitio

questo libro ha rafforzato una delle mie più intime convinzioni: il pensiero, la riflessione, l'utilizzo feroce dei sensi applicati a sé e al mondo esterno, non possono che portare a una qualche forma di follia - che ci affligge tutti, in qualche maniera e misura. il principe descritto da bernhard ha pensato ogni cosa e il suo contrario, e non tace alcun passaggio di questa sua marcia anaerobica attraverso l'umanità (propria e altrui). saremo continuamente d'accordo e in disaccordo con ogni sua conclusione, lo ameremo, lo odieremo, proveremo compassione, soprattutto, poseremo il libro con la certezza che potremmo finire esattamente come lui. bello, un libro che comincia come una passeggiata e sfocia in una corsa che ci imprigiona, inermi, fino all'ultima pagina.

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