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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Stefan Zweig

Paura

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 28-09-2016 da Laura
Aggiornato il 28-09-2016 da Laura
Disponibile in 2 librerie
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Aggiornato il 28-09-2016 da Laura
Disponibile in 2 librerie

Irene Wagner, bella viennese della migliore borghesia e moglie di un noto penalista, sta scendendo rapida le scale di una casa non sua dopo aver fatto visita all'amante, un giovane pianista. Ma lì, su un pianerottolo, il fato la attende sotto le spoglie di una sordida ricattatrice. Quella donna sa tutto di lei. E Irene cede, e paga. Da quel momento comincia l'incubo: le richieste di denaro aumentano vertiginosamente, e lo sguardo indagatore del marito, l'avvocato Wagner, ormai la atterrisce – certo sospetta qualcosa, forse ha subodorato l'inganno. E quello che le ha fatto notare un giorno, come per caso, raccontandole delle sue esperienze professionali, è atrocemente vero: il colpevole soffre più per la paura di essere scoperto, per l'ansia di dover nascondere il delitto, che non per il terrore del castigo – la pena, anzi, è catartica. Che fosse un tacito invito alla confessione? Maestro della suspense, Zweig pedina l'adultera, tormentata dalla ricattatrice non meno che da se stessa e divisa fra angoscia e rimorso; ne mette a nudo la psicologia, ne dipinge gli incubi, ne svela le riflessioni, tra passi falsi, decisioni sempre rinviate e scene isteriche all'amante, da lei ritenuto complice della ricattatrice: sino al coup de théâtre finale – del quale, per una volta, non sarà inopportuno dire che toglie il respiro.

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Recensioni

LukeCiro

Questo Zweig, sempre in bilico, il secondo letto dopo "Novella degli scacchi", mi è parso superiore, capace di indagare nell'animo umano in un pugno di pagine e di aggredire il ritmo sul finale. L'anima dell'opera ci richiama ad un tema affascinante e quanto mai attuale: il senso di colpa di chi commette un "delitto" in senso lato e la rivalità con il senso di vergogna derivante dall'esser scoperto. Ogni giorno telegiornali e trasmissioni ad hoc vomitano nelle nostre case aggiornamenti su casi noti di cronaca nera o giù scendendo, nella scala delle nefandezze, fino a quelli di corruzione e peculato. La morbosità di queste informazioni permea le nostre vite infestando le discussioni familiari e quelle tra colleghi di lavoro, nessuno può sfuggirgli! Detto questo, condannati ed individui con pesanti indizi a loro carico appaiono in TV e sono ben lungi dal manifestare quel nervosismo/turbamento che secondo Zweig troverebbe la sua catarsi nella confessione e nello scontamento della pena. I tempi sono bui, ci chiediamo dov'è finito il senso di colpa. la risposta è semplice: è moribondo. La persecuzione della coscienza è stata sovrastata dalla vergogna di essere scoperti: questa si, nell'era mediatica e dell'immagine il vero Inferno sulla Terra. Soggetti spregevoli hanno "ricodificato" il problema etico o subordinato lo stesso al perseguimento di un proprio fine o nell'estirpazione alla radice, talvolta barbara, delle cause dei propri mali. La auspicabile teoria esposta da Zweig presuppone che il Censore che è dentro di noi faccia più male di quelli che, con due occhi ognuno, sono pronti a puntarci il dito. Non è per tutti: altri tempi, ma gli rendo grazie per la riflessione. Ora, qui il paragone è relativo, trattasi di un banale tradimento che però attenzione diventa questione di vita o di morte. In tutta la lettura ho lottato per interpretare il conflitto di Irene: accanirsi della coscienza o terrore di venir scoperta come adultera in una famiglia "bene"? Eppure già dopo il primo incontro con la sua nemesi "alla paura del pericolo già si mescolava una strana sensazione, una voglia di battersi, pericolosamente eccitante: come passare di taglio le dita sulla lama fredda del pugnale o guardare nella canna di una pistola, in quel cilindro nero dove si annida la morte. Nel brivido dell'avventura c'era qualcosa di insolito per la sua vita ben protetta, quella prossimità suscitava in lei un giocoso solletichio, una sensazione che adesso tendeva a meraviglia i suoi nervi e la elettrizzava tutta...". La contrizione nasce quando la situazione è fuori controllo, mai prima. Le ultime righe incorniciano il sollievo di chi l'ha scampata grossa o la premura di chi consacrerà la propria vita nell'espiare la colpa e nel farsi perdonare ad oltranza? Esteta della scrittura. Periodi compatti e chiusi ermeticamente da parole ricercate come pietre megalitiche; ho avvertito un senso di completezza come al cospetto delle facciate monocrome e levigate del cubo di Rubik. Sulla parte conclusiva si disunisce alleggerendosi: giù la zavorra per far decollare il ritmo.

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Laura

Quella del tradimento coniugale, si sa, è storia vecchia quanto il mondo, pertanto non è certo tema inedito in letteratura. Nuovo e originale è però il modo di raccontare tale storia di antichi patimenti, paure e inganni da parte dell’autore in questione che, incredibilmente, riesce a unire introspezione psicologica e concisione descrittiva. Abilissimo a ribaltare un finale che sembra ormai prospettarsi alla “Madame Bovary”, Zweig ci conduce in un viaggio tra le strade borghesi di una città mitteleuropea e, in un'alternanza di ritmi ora incalzanti ora più distesi, anche tra quelle più recondite dell’animo umano che, chissà perché, conosciamo sempre così poco. Quattro stelle e ½ : un rinnovato ringraziamento a chi mi ha fatto conoscere questo scrittore!

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 113

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845926346

ISBN-13: 9788845926341

Data di pubblicazione: 2011

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Irene Wagner, bella viennese della migliore borghesia e moglie di un noto penalista, sta scendendo rapida le scale di una casa non sua dopo aver fatto visita all'amante, un giovane pianista. Ma lì, su un pianerottolo, il fato la attende sotto le spoglie di una sordida ricattatrice. Quella donna sa tutto di lei. E Irene cede, e paga. Da quel momento comincia l'incubo: le richieste di denaro aumentano vertiginosamente, e lo sguardo indagatore del marito, l'avvocato Wagner, ormai la atterrisce – certo sospetta qualcosa, forse ha subodorato l'inganno. E quello che le ha fatto notare un giorno, come per caso, raccontandole delle sue esperienze professionali, è atrocemente vero: il colpevole soffre più per la paura di essere scoperto, per l'ansia di dover nascondere il delitto, che non per il terrore del castigo – la pena, anzi, è catartica. Che fosse un tacito invito alla confessione? Maestro della suspense, Zweig pedina l'adultera, tormentata dalla ricattatrice non meno che da se stessa e divisa fra angoscia e rimorso; ne mette a nudo la psicologia, ne dipinge gli incubi, ne svela le riflessioni, tra passi falsi, decisioni sempre rinviate e scene isteriche all'amante, da lei ritenuto complice della ricattatrice: sino al coup de théâtre finale – del quale, per una volta, non sarà inopportuno dire che toglie il respiro.

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Questo Zweig, sempre in bilico, il secondo letto dopo "Novella degli scacchi", mi è parso superiore, capace di indagare nell'animo umano in un pugno di pagine e di aggredire il ritmo sul finale. L'anima dell'opera ci richiama ad un tema affascinante e quanto mai attuale: il senso di colpa di chi commette un "delitto" in senso lato e la rivalità con il senso di vergogna derivante dall'esser scoperto. Ogni giorno telegiornali e trasmissioni ad hoc vomitano nelle nostre case aggiornamenti su casi noti di cronaca nera o giù scendendo, nella scala delle nefandezze, fino a quelli di corruzione e peculato. La morbosità di queste informazioni permea le nostre vite infestando le discussioni familiari e quelle tra colleghi di lavoro, nessuno può sfuggirgli! Detto questo, condannati ed individui con pesanti indizi a loro carico appaiono in TV e sono ben lungi dal manifestare quel nervosismo/turbamento che secondo Zweig troverebbe la sua catarsi nella confessione e nello scontamento della pena. I tempi sono bui, ci chiediamo dov'è finito il senso di colpa. la risposta è semplice: è moribondo. La persecuzione della coscienza è stata sovrastata dalla vergogna di essere scoperti: questa si, nell'era mediatica e dell'immagine il vero Inferno sulla Terra. Soggetti spregevoli hanno "ricodificato" il problema etico o subordinato lo stesso al perseguimento di un proprio fine o nell'estirpazione alla radice, talvolta barbara, delle cause dei propri mali. La auspicabile teoria esposta da Zweig presuppone che il Censore che è dentro di noi faccia più male di quelli che, con due occhi ognuno, sono pronti a puntarci il dito. Non è per tutti: altri tempi, ma gli rendo grazie per la riflessione. Ora, qui il paragone è relativo, trattasi di un banale tradimento che però attenzione diventa questione di vita o di morte. In tutta la lettura ho lottato per interpretare il conflitto di Irene: accanirsi della coscienza o terrore di venir scoperta come adultera in una famiglia "bene"? Eppure già dopo il primo incontro con la sua nemesi "alla paura del pericolo già si mescolava una strana sensazione, una voglia di battersi, pericolosamente eccitante: come passare di taglio le dita sulla lama fredda del pugnale o guardare nella canna di una pistola, in quel cilindro nero dove si annida la morte. Nel brivido dell'avventura c'era qualcosa di insolito per la sua vita ben protetta, quella prossimità suscitava in lei un giocoso solletichio, una sensazione che adesso tendeva a meraviglia i suoi nervi e la elettrizzava tutta...". La contrizione nasce quando la situazione è fuori controllo, mai prima. Le ultime righe incorniciano il sollievo di chi l'ha scampata grossa o la premura di chi consacrerà la propria vita nell'espiare la colpa e nel farsi perdonare ad oltranza? Esteta della scrittura. Periodi compatti e chiusi ermeticamente da parole ricercate come pietre megalitiche; ho avvertito un senso di completezza come al cospetto delle facciate monocrome e levigate del cubo di Rubik. Sulla parte conclusiva si disunisce alleggerendosi: giù la zavorra per far decollare il ritmo.

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Quella del tradimento coniugale, si sa, è storia vecchia quanto il mondo, pertanto non è certo tema inedito in letteratura. Nuovo e originale è però il modo di raccontare tale storia di antichi patimenti, paure e inganni da parte dell’autore in questione che, incredibilmente, riesce a unire introspezione psicologica e concisione descrittiva. Abilissimo a ribaltare un finale che sembra ormai prospettarsi alla “Madame Bovary”, Zweig ci conduce in un viaggio tra le strade borghesi di una città mitteleuropea e, in un'alternanza di ritmi ora incalzanti ora più distesi, anche tra quelle più recondite dell’animo umano che, chissà perché, conosciamo sempre così poco. Quattro stelle e ½ : un rinnovato ringraziamento a chi mi ha fatto conoscere questo scrittore!

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