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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Naguib Mahfouz

Il ladro e i cani

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (0)
Inserito il 04-06-2018 da KaraLettura
Aggiornato il 04-06-2018 da KaraLettura
Disponibile in 4 librerie
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Aggiornato il 04-06-2018 da KaraLettura
Disponibile in 4 librerie

Dopo quattro anni di carcere, il ladro Mahran ritrova la libertà, ma il suo animo devastato è occupato solo da desideri di vendetta nei confronti di chi ha causato il suo arresto, si è impossessato dei suoi beni, gli ha rubato l’amore della moglie e l’affetto della figlia. Le parole del suo vecchio maestro spirituale gli paiono ormai prive di significato, gli amici di un tempo lo deludono e lo scansano, incontra enormi difficoltà, da ex carcerato, nel trovare un lavoro e una casa. In breve si convince che l’ultimo senso residuo della sua esistenza risiede proprio nella vendetta, e si dedica a prepararla accuratamente. Ma le cose vanno diversamente da come aveva immaginato: anziché colpire i suoi traditori, riesce solo a uccidere due innocenti e infine, circondato dalla polizia, si abbandona dopo un’estrema, inutile resistenza al suo ultimo destino.
Pubblicato nel 1961, questo romanzo breve è stato definito la più “europea” fra le opere dello scrittore egiziano: al di là delle ramificazioni dell’intreccio, esso trova il suo centro nel problema squisitamente “occidentale” dell’identità negata, o almeno resa estremamente precaria e labile dai colpi di una realtà insensibile e aliena. Gli ampi squarci metafisici del libro, che non hanno nulla di confessionale, convergono nel sottolineare l’angosciata solitudine dell’individuo nel mondo, la sua impossibilità di capire e controllare il senso del proprio “esserci”, l’idea che la società e la Storia siano macchine sostanzialmente autosufficienti, del tutto indifferenti alla sorte dei singoli uomini che coinvolgono: una condizione priva di luce, che prende forma nei rintocchi di una scrittura tanto più tragica, quanto più asciutta e trasparente.

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Editore: Gruppo Editoriale L'Espresso

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 158

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8496200671

ISBN-13: 9788496200678

Data di pubblicazione: 2003

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Il ladro e i cani

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Dopo quattro anni di carcere, il ladro Mahran ritrova la libertà, ma il suo animo devastato è occupato solo da desideri di vendetta nei confronti di chi ha causato il suo arresto, si è impossessato dei suoi beni, gli ha rubato l’amore della moglie e l’affetto della figlia. Le parole del suo vecchio maestro spirituale gli paiono ormai prive di significato, gli amici di un tempo lo deludono e lo scansano, incontra enormi difficoltà, da ex carcerato, nel trovare un lavoro e una casa. In breve si convince che l’ultimo senso residuo della sua esistenza risiede proprio nella vendetta, e si dedica a prepararla accuratamente. Ma le cose vanno diversamente da come aveva immaginato: anziché colpire i suoi traditori, riesce solo a uccidere due innocenti e infine, circondato dalla polizia, si abbandona dopo un’estrema, inutile resistenza al suo ultimo destino.
Pubblicato nel 1961, questo romanzo breve è stato definito la più “europea” fra le opere dello scrittore egiziano: al di là delle ramificazioni dell’intreccio, esso trova il suo centro nel problema squisitamente “occidentale” dell’identità negata, o almeno resa estremamente precaria e labile dai colpi di una realtà insensibile e aliena. Gli ampi squarci metafisici del libro, che non hanno nulla di confessionale, convergono nel sottolineare l’angosciata solitudine dell’individuo nel mondo, la sua impossibilità di capire e controllare il senso del proprio “esserci”, l’idea che la società e la Storia siano macchine sostanzialmente autosufficienti, del tutto indifferenti alla sorte dei singoli uomini che coinvolgono: una condizione priva di luce, che prende forma nei rintocchi di una scrittura tanto più tragica, quanto più asciutta e trasparente.

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