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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


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Questo mese, 05-04-2024
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Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
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Oltre un mese fa, 23-10-2023
Il delta di Venere
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Michel Houellebecq

Le particelle elementari

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 10 librerie
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o frisco mourisco

Forse me l'avevano incensato troppo, forse l'ho letto troppo velocemente nella speranza di capire una buona volta dove volesse andare a parare, fatto sta che i due fratellastri mi son sembrati vuoti e noiosi, poco personaggi e molto vocabolari travestiti da marionette.. però piacevole nelle ciniche critiche agli hippie sfigati.
Non l'ho trovato per niente estremo, i protagonisti si muovono in maniera normale in un mondo che ricalca quello che sono loro.. peccato per il finale, scontatissimo.

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Alberto Rossi

Il retro di copertina lo paragona a DeLillo, ma in realtà di DeLillo ha ben poco; lo ricorda solo qua e là nelle fasi descrittive, ma è solo una reminiscenza e nulla più. Non lo so, è un romanzo con delle luci e delle ombre; forse più ombre che luci, ma andiamo con ordine. Di qualità è certamente lo stile di scrittura, piuttosto originale e fresco, in grado di attirare il lettore e di coinvolgerlo emotivamente. Ottima l'idea di inserire all'interno della narrazione dissertazioni scientifiche e storiche (sulla società contemporanea) quasi sempre azzeccate ed interessanti. Ci sarebbe quel quasi a tracciarne i limiti ma suvvia, non facciamo i pignoli, i però sono ben altri e ben più pesanti. I però sono che no, non si può battere così tanto sul tasto sesso, e non perché mi dia fastidio il tema, anzi, ma per il semplice fatto che l'insistenza è dannosa alla scrittura, e riesce a far divenire quello stile originale, che più sopra segnalavo come grande pregio, un esercizio sterile, un modo di far vedere che bella è la sua scrittura e nel frattempo attirare qualche adolescente arrapato e più o meno alternativo che crede che solo perché si tratta il tema sesso ci si trova di fronte a qualcosa di estremamente anticonformista. Non funziona così, e Houellebecq scriverà anche bene ma non ha il genio di Philiip Roth da saper condurre il tema "fornicazione e affini" per così tante pagine come lo scrittore di Newark faceva in quel gioiello che si intitola "Lamento di Portnoy". Ma va bene, si potrebbe anche soprassedere perché in fondo una buona scrittura non viene rovinata, non del tutto, dalla monotonia tematica. Il vero grande difetto è il finale. Per carità, intendiamoci bene, io non faccio parte di quelli che pretendono il realismo ad ogni costo, tutt'altro. Per me il più grande fascino della letteratura è la sua capacità di farti credere, nel momento della lettura, anche a quello a cui non crederesti mai; quando leggo di Gregor Samsa che una bella mattina si risveglia col corpo di un insetto, io ci credo. Quando leggo di Satana che se ne va in giro per Mosca accompagnato da una bizzarra cricca, io ci credo. Quando leggo "Le particelle elementari" no, io non ci credo. E questo è il vero grande problema di questo libro.

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Editore: Bompiani

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 316

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845244571

ISBN-13: 9788845244575

Data di pubblicazione: 2008

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Non l'ho trovato per niente estremo, i protagonisti si muovono in maniera normale in un mondo che ricalca quello che sono loro.. peccato per il finale, scontatissimo.

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Alberto Rossi

Il retro di copertina lo paragona a DeLillo, ma in realtà di DeLillo ha ben poco; lo ricorda solo qua e là nelle fasi descrittive, ma è solo una reminiscenza e nulla più. Non lo so, è un romanzo con delle luci e delle ombre; forse più ombre che luci, ma andiamo con ordine. Di qualità è certamente lo stile di scrittura, piuttosto originale e fresco, in grado di attirare il lettore e di coinvolgerlo emotivamente. Ottima l'idea di inserire all'interno della narrazione dissertazioni scientifiche e storiche (sulla società contemporanea) quasi sempre azzeccate ed interessanti. Ci sarebbe quel quasi a tracciarne i limiti ma suvvia, non facciamo i pignoli, i però sono ben altri e ben più pesanti. I però sono che no, non si può battere così tanto sul tasto sesso, e non perché mi dia fastidio il tema, anzi, ma per il semplice fatto che l'insistenza è dannosa alla scrittura, e riesce a far divenire quello stile originale, che più sopra segnalavo come grande pregio, un esercizio sterile, un modo di far vedere che bella è la sua scrittura e nel frattempo attirare qualche adolescente arrapato e più o meno alternativo che crede che solo perché si tratta il tema sesso ci si trova di fronte a qualcosa di estremamente anticonformista. Non funziona così, e Houellebecq scriverà anche bene ma non ha il genio di Philiip Roth da saper condurre il tema "fornicazione e affini" per così tante pagine come lo scrittore di Newark faceva in quel gioiello che si intitola "Lamento di Portnoy". Ma va bene, si potrebbe anche soprassedere perché in fondo una buona scrittura non viene rovinata, non del tutto, dalla monotonia tematica. Il vero grande difetto è il finale. Per carità, intendiamoci bene, io non faccio parte di quelli che pretendono il realismo ad ogni costo, tutt'altro. Per me il più grande fascino della letteratura è la sua capacità di farti credere, nel momento della lettura, anche a quello a cui non crederesti mai; quando leggo di Gregor Samsa che una bella mattina si risveglia col corpo di un insetto, io ci credo. Quando leggo di Satana che se ne va in giro per Mosca accompagnato da una bizzarra cricca, io ci credo. Quando leggo "Le particelle elementari" no, io non ci credo. E questo è il vero grande problema di questo libro.

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