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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Boris Vian

La schiuma dei giorni

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 7 librerie
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 7 librerie

Colin è un giovane parigino ricco e annoiato. Passa il tempo dedicandosi a ricette inverosimili, strimpellando bizzarri strumenti di sua invenzione, bighellonando con Chick - il suo migliore amico - un ingegnere spiantato e sperperone che ha uno strano pallino: collezionare le opere di Jean-Sol Partre. Poi, nella vita del signorino entra, in modo esplosivo, l'amore. L'incontro con la bella Chloé è un colpo di fulmine: decidono di sposarsi nel giro di pochi giorni. Al ritorno dal viaggio di nozze, Chloè si ammala. Nei suoi polmoni si annida un male terribile, fatica a respirare. Mentre il tempo va sempre più veloce, e l'appartamento dove vivono, inizialmente di dimensioni faraoniche, si fa sempre più stretto...

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Recensioni

Noce Moscata

 

”A tela ordita, Dio manda il filo”

 

Occorre che voi sappiate che il mio amico culo di gomma, famoso meccanico potrebbe dire che è tutta una questione di avviamento.

 

Del resto ce l’hanno insegnato da bambini: ciò che conta è l’inizio. Ad esempio l’alba di un giorno qualunque perché il mattino ha l’oro in bocca; l’inizio di un tema  perché chi ben comincia è già a metà dell’opera. Poi siamo cresciuti e ci siamo lasciati affascinare dalle teorie sull’inizio del mondo, ci siamo innamorati dell’ouverture di un’opera lirica, ci siamo annotati l’incipit di un romanzo su un foglio volante,  abbiamo criticato l’esordio felice o deludente di un’artista, abbiamo introdotto discorsi scomodi, e poi tutti, almeno una volta nella vita ci siamo innamorati, cioè abbiamo dato inizio, avviato, intrapreso una storia d’amore.

 

L’universalità del target di lettori  a cui è destinato questo libro dipende proprio da questo assunto: quella sensazione di farfalle nello stomaco e di energia prorompente, peculiare di chiunque  stia incominciando ad amare.  Come tutti voi saprete, c’è una leggerezza di fondo che predomina i primi tempi  di ogni storia nascente. Il brio ci prende la mano, il capello spettinato non è più spettinato, è frivolo; la strada davanti a casa non è più grigia, ma grigio perla con orli argentati ai lati. Avete presente il cliché che vuole che quando siamo innamorati tutto sembra più bello? That’s so yesterday. Non è il mondo che diventa bello, è la qualità del nostro pensiero che cambia. Il mondo è paro paro quello di ieri, i nostri occhi idem, ma i nostri pensieri si vestono di primavera.  Non è ancora amore, non è quella cosa frutto di tempo, di costanza e dedizione al rapporto, è ancora aMoressia. Ed è una sensazione indubbiamente illogica ma bellissima.

 

Allora il punto sapete qual è? È che dove Calvino ha scritto un libro utilizzando solo degli incipit, Vian ha scritto un’intera storia d’amore, completa e circolare, con la leggerezza dell’incipit che dà il via agli amorosi sensi di qualunque love affair. È grazie a questa leggiadria che riesce a farci innamorare di personaggi che inseriti in altro contesto ci riuscirebbero insopportabili perché fuori da ogni logica. C’è un’attenzione ai dettagli, alle sfumature, alle virgole, alle parole che è tipica di chi ha gli occhi a forma di cuore e il cuore a forma di alcova, e l’alcova a forma di tana, e la tana a forma di lei/lui, e lei/lui a forma di specchio, e lo specchio a forma del nostro riflesso. Una cosa stucchevolissima a pensarci, ma sempre quel benedetto punto sapete qual è? Che la Vianoressia che ti prende leggendo, prima di diabetizzarti fa una giravolta e si fa seria.

 

Quella cosa del mondo che rimane uguale a dispetto del tuo stato d’animo doveva essere ben chiara anche a Vian, assolutamente consapevole del fatto che se la macchina ha da guastarsi si guasta anche se sei innamorato, se devi perdere il lavoro lo perdi comunque, e se ti muore un affetto caro, muore anche se hai un sorriso da ebete. Anzi, se deve arrivare una batosta,  ti arriva in quel momento, perché la vita, quella  vera  e cinica, ama affondare il coltello nel burro della felicità. E così nell’esistenza surreale di Colin e Chloé, quella tragedia che non credevi possibile, prende il posto dell’happy end che ti aspettavi, ma sempre per quel  stramaledetto punto,  Vian te la offre  con lo stesso tono lieve ed esplosivo della prima parola del libro, della prima frase, del primo sguardo di un colpo di fulmine. E a te verrebbe quasi di riesumare la sua salma e prenderla a schiaffi e dirgli, ma non è possibile, diograssone, che mi racconti una disgrazia con ‘sto tono! E invece è possibile, ed è ciò che fa di questo libro un piccolo gioiello, struggente e  dolcissimo, ed è solo un problema di forma, o forse di signorilità, ché se una malattia la chiami ninfa, rimane comunque malattia, e se la tristezza viene descritta come una stanza che cambia forma e colore, rimane sempre tristezza.  A noi lettori, rimane però  una certezza  estatica e rassegnata:  che la leggerezza di questa storia in fondo sia solo sottrazione di peso, e che Vian sia come quei cantanti che ti commuovono cantando l’estate. Ti racconta i giorni usando la schiuma. 

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Luisa

Ho colto la poesia tra le righe, ma è un genere particolare, ti devi lasciare andare e non dare troppo spazio alla razionalità, altrimenti non riesci a capirlo perché è un viaggio di sentimenti, di sensi, di magia.... questo è quello che ho provato io, che se non avessi smesso di stupirmi ad ogni riga e a chiedermi il perché di tutto, probabilmente non l'avrei finito....

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Editore: Marcos y Marcos

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 240

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8871680715

ISBN-13: 9788871680712

Data di pubblicazione: 1992

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Colin è un giovane parigino ricco e annoiato. Passa il tempo dedicandosi a ricette inverosimili, strimpellando bizzarri strumenti di sua invenzione, bighellonando con Chick - il suo migliore amico - un ingegnere spiantato e sperperone che ha uno strano pallino: collezionare le opere di Jean-Sol Partre. Poi, nella vita del signorino entra, in modo esplosivo, l'amore. L'incontro con la bella Chloé è un colpo di fulmine: decidono di sposarsi nel giro di pochi giorni. Al ritorno dal viaggio di nozze, Chloè si ammala. Nei suoi polmoni si annida un male terribile, fatica a respirare. Mentre il tempo va sempre più veloce, e l'appartamento dove vivono, inizialmente di dimensioni faraoniche, si fa sempre più stretto...

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Del resto ce l’hanno insegnato da bambini: ciò che conta è l’inizio. Ad esempio l’alba di un giorno qualunque perché il mattino ha l’oro in bocca; l’inizio di un tema  perché chi ben comincia è già a metà dell’opera. Poi siamo cresciuti e ci siamo lasciati affascinare dalle teorie sull’inizio del mondo, ci siamo innamorati dell’ouverture di un’opera lirica, ci siamo annotati l’incipit di un romanzo su un foglio volante,  abbiamo criticato l’esordio felice o deludente di un’artista, abbiamo introdotto discorsi scomodi, e poi tutti, almeno una volta nella vita ci siamo innamorati, cioè abbiamo dato inizio, avviato, intrapreso una storia d’amore.

 

L’universalità del target di lettori  a cui è destinato questo libro dipende proprio da questo assunto: quella sensazione di farfalle nello stomaco e di energia prorompente, peculiare di chiunque  stia incominciando ad amare.  Come tutti voi saprete, c’è una leggerezza di fondo che predomina i primi tempi  di ogni storia nascente. Il brio ci prende la mano, il capello spettinato non è più spettinato, è frivolo; la strada davanti a casa non è più grigia, ma grigio perla con orli argentati ai lati. Avete presente il cliché che vuole che quando siamo innamorati tutto sembra più bello? That’s so yesterday. Non è il mondo che diventa bello, è la qualità del nostro pensiero che cambia. Il mondo è paro paro quello di ieri, i nostri occhi idem, ma i nostri pensieri si vestono di primavera.  Non è ancora amore, non è quella cosa frutto di tempo, di costanza e dedizione al rapporto, è ancora aMoressia. Ed è una sensazione indubbiamente illogica ma bellissima.

 

Allora il punto sapete qual è? È che dove Calvino ha scritto un libro utilizzando solo degli incipit, Vian ha scritto un’intera storia d’amore, completa e circolare, con la leggerezza dell’incipit che dà il via agli amorosi sensi di qualunque love affair. È grazie a questa leggiadria che riesce a farci innamorare di personaggi che inseriti in altro contesto ci riuscirebbero insopportabili perché fuori da ogni logica. C’è un’attenzione ai dettagli, alle sfumature, alle virgole, alle parole che è tipica di chi ha gli occhi a forma di cuore e il cuore a forma di alcova, e l’alcova a forma di tana, e la tana a forma di lei/lui, e lei/lui a forma di specchio, e lo specchio a forma del nostro riflesso. Una cosa stucchevolissima a pensarci, ma sempre quel benedetto punto sapete qual è? Che la Vianoressia che ti prende leggendo, prima di diabetizzarti fa una giravolta e si fa seria.

 

Quella cosa del mondo che rimane uguale a dispetto del tuo stato d’animo doveva essere ben chiara anche a Vian, assolutamente consapevole del fatto che se la macchina ha da guastarsi si guasta anche se sei innamorato, se devi perdere il lavoro lo perdi comunque, e se ti muore un affetto caro, muore anche se hai un sorriso da ebete. Anzi, se deve arrivare una batosta,  ti arriva in quel momento, perché la vita, quella  vera  e cinica, ama affondare il coltello nel burro della felicità. E così nell’esistenza surreale di Colin e Chloé, quella tragedia che non credevi possibile, prende il posto dell’happy end che ti aspettavi, ma sempre per quel  stramaledetto punto,  Vian te la offre  con lo stesso tono lieve ed esplosivo della prima parola del libro, della prima frase, del primo sguardo di un colpo di fulmine. E a te verrebbe quasi di riesumare la sua salma e prenderla a schiaffi e dirgli, ma non è possibile, diograssone, che mi racconti una disgrazia con ‘sto tono! E invece è possibile, ed è ciò che fa di questo libro un piccolo gioiello, struggente e  dolcissimo, ed è solo un problema di forma, o forse di signorilità, ché se una malattia la chiami ninfa, rimane comunque malattia, e se la tristezza viene descritta come una stanza che cambia forma e colore, rimane sempre tristezza.  A noi lettori, rimane però  una certezza  estatica e rassegnata:  che la leggerezza di questa storia in fondo sia solo sottrazione di peso, e che Vian sia come quei cantanti che ti commuovono cantando l’estate. Ti racconta i giorni usando la schiuma. 

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Ho colto la poesia tra le righe, ma è un genere particolare, ti devi lasciare andare e non dare troppo spazio alla razionalità, altrimenti non riesci a capirlo perché è un viaggio di sentimenti, di sensi, di magia.... questo è quello che ho provato io, che se non avessi smesso di stupirmi ad ogni riga e a chiedermi il perché di tutto, probabilmente non l'avrei finito....

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