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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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Il delta di Venere
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Francis Scott Fitzgerald

Il grande Gatsby

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 15-05-2014 da Melinda
Aggiornato il 15-11-2022 da Maria Agostina
Disponibile in 19 librerie
Inserito il 15-05-2014 da Melinda
Aggiornato il 15-11-2022 da Maria Agostina
Disponibile in 19 librerie

Chi è il misterioso e ricchissimo vicino di casa di Nick Carraway, a West Egg? E perché passa tanto tempo a fissare quella piccola luce verde che brilla su uno dei moli dell'altra sponda della baia? Il filo conduttore del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald è il sogno impossibile cullato da Jay Gatsby. L'ambizioso giovanotto, che ha saputo conquistarsi con tutti i mezzi, leciti e no, prestigio, ricchezza e rispettabilità, vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy che un giorno lo ha respinto, povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ma i sogni più sono belli e meno hanno la possibilità di avverarsi. E Jay Gatsby non solo non riuscirà a strappare Daisy a Buchanan, pur gettando sulla bilancia tutto il peso del suo fascino e del suo potere, ma finirà addirittura col cadere, vittima innocente, sotto i colpi di un marito tradito messo sulle sue tracce, per vendetta, dal perfido rivale. Al di là dei riferimenti autobiografici, "Il Grande Gatsby" è sopratutto il ritratto di un epoca in cui il mondo dei contrabbandieri di alcolici si mescolava allegramente con quello dei banchieri e delle 'flappers' dei "Roaring Twenties", in attesa che la Grande Crisi seppellisse tutto sotto le macerie dell'"American Dream".

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Recensioni

LukeCiro

"Il Grande Gatsby" e' storia del Sogno Americano, bussola illusionistica di tante vite dell'epoca ma che la realtà disintegra inesorabilmente. L'Io narrante è tale Nick Carraway, con il quale non c'è empatia. Ominide senza midollo, integro senza protagonismo, costui è il testimone inerme dello sfacelo. Fitzgerald domina una prosa asciutta, ogni cosa ha una superficie bidimensionale; spessore o poliedricità è chieder troppo. Fino alla fine ti è impossibile amare uno solo di questi personaggi ritagliati nel cartone ma non è demerito: l'uomo Fitzgeraldiano trasuda di superficialità ed è una scelta cosciente. E' il romanzo dell'illusione dunque, Fitzgerald lascia segnali e tracce qua e là che riusciamo a ricomporre in un'entità organica sul finire. Pensa Gatsby di fronte al suo amore eterno: "Daisy s'era mostrata inferiore al suo sogno, non per sua colpa, ma per la vitalità stessa colossale dell'illusione". C'è la potenza del sogno, ma dietro l'angolo cumuli di cenere e di grigiore che sono lì, ci saranno sempre, alla cui vista mai potremo sottrarci a lungo. Dall'alto di questo squallore, due occhi enormi ci fissano inquietanti, sono quelli del Dottor T.J. Eckleburg su un cartellone pubblicitario gigantesco, geniale intuizione di Fitzgerald. Ti puoi dimenare, scalciare, emettere l'ultimo rantolo ma la loro espressione non cambia. Loro "vedono" la miseria dell'agire umano, così vile, così patetico. Notevole il ricorso all'aggettivazione multipla per cui un viso è "pallido, fascinoso, insoddisfatto" allo stesso tempo. Lasciano a bocca aperta , e forzano a deporre il libro in meditazione, bizzarri e potenti accostamenti come quello "spregiudicato scetticismo" con il quale la signorina Baker controlla ogni cosa.

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Maria Agostina

bello

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Editore: Arnoldo Mondadori

Lingua: Italiano

Numero di pagine: 272

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804493046

ISBN-13: 9788804493044

Data di pubblicazione: 2001

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Chi è il misterioso e ricchissimo vicino di casa di Nick Carraway, a West Egg? E perché passa tanto tempo a fissare quella piccola luce verde che brilla su uno dei moli dell'altra sponda della baia? Il filo conduttore del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald è il sogno impossibile cullato da Jay Gatsby. L'ambizioso giovanotto, che ha saputo conquistarsi con tutti i mezzi, leciti e no, prestigio, ricchezza e rispettabilità, vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy che un giorno lo ha respinto, povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ma i sogni più sono belli e meno hanno la possibilità di avverarsi. E Jay Gatsby non solo non riuscirà a strappare Daisy a Buchanan, pur gettando sulla bilancia tutto il peso del suo fascino e del suo potere, ma finirà addirittura col cadere, vittima innocente, sotto i colpi di un marito tradito messo sulle sue tracce, per vendetta, dal perfido rivale. Al di là dei riferimenti autobiografici, "Il Grande Gatsby" è sopratutto il ritratto di un epoca in cui il mondo dei contrabbandieri di alcolici si mescolava allegramente con quello dei banchieri e delle 'flappers' dei "Roaring Twenties", in attesa che la Grande Crisi seppellisse tutto sotto le macerie dell'"American Dream".

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"Il Grande Gatsby" e' storia del Sogno Americano, bussola illusionistica di tante vite dell'epoca ma che la realtà disintegra inesorabilmente. L'Io narrante è tale Nick Carraway, con il quale non c'è empatia. Ominide senza midollo, integro senza protagonismo, costui è il testimone inerme dello sfacelo. Fitzgerald domina una prosa asciutta, ogni cosa ha una superficie bidimensionale; spessore o poliedricità è chieder troppo. Fino alla fine ti è impossibile amare uno solo di questi personaggi ritagliati nel cartone ma non è demerito: l'uomo Fitzgeraldiano trasuda di superficialità ed è una scelta cosciente. E' il romanzo dell'illusione dunque, Fitzgerald lascia segnali e tracce qua e là che riusciamo a ricomporre in un'entità organica sul finire. Pensa Gatsby di fronte al suo amore eterno: "Daisy s'era mostrata inferiore al suo sogno, non per sua colpa, ma per la vitalità stessa colossale dell'illusione". C'è la potenza del sogno, ma dietro l'angolo cumuli di cenere e di grigiore che sono lì, ci saranno sempre, alla cui vista mai potremo sottrarci a lungo. Dall'alto di questo squallore, due occhi enormi ci fissano inquietanti, sono quelli del Dottor T.J. Eckleburg su un cartellone pubblicitario gigantesco, geniale intuizione di Fitzgerald. Ti puoi dimenare, scalciare, emettere l'ultimo rantolo ma la loro espressione non cambia. Loro "vedono" la miseria dell'agire umano, così vile, così patetico. Notevole il ricorso all'aggettivazione multipla per cui un viso è "pallido, fascinoso, insoddisfatto" allo stesso tempo. Lasciano a bocca aperta , e forzano a deporre il libro in meditazione, bizzarri e potenti accostamenti come quello "spregiudicato scetticismo" con il quale la signorina Baker controlla ogni cosa.

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Maria Agostina

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