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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


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Michela L.


Huckelberry Finn
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Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
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"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Serena Dandini

Ferite a morte

Voto medio della comunità Lìberos
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Inserito il 15-12-2016 da Laura
Aggiornato il 15-12-2016 da Laura
Disponibile in 4 librerie
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Aggiornato il 15-12-2016 da Laura
Disponibile in 4 librerie

Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: «E se le vittime potessero parlare?» Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. Ferite a morte vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l’aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l’argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni. Lo so, molti commentatori storcono il naso davanti al termine femminicidio, certo se ne possono trovare altri più aggraziati o pertinenti: chiamiamolo pure come ci pare ma almeno affrontiamo il dramma per quello che è, senza far finta che non esista. Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Ma tanto si può ancora fare: ecco perché abbiamo voluto aggiungere anche le leggi e le pratiche virtuose che altrove, nel mondo, sono già state attuate con successo. Finché anche in Italia il tema non sarà al primo posto della famosa agenda di qualsiasi nuovo governo, le donne non si fermeranno e si faranno sentire con ogni mezzo. Mi auguro che Ferite a morte diventi uno di questi. Serena Dandini

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Editore: Rizzoli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 224

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8817065617

ISBN-13: 9788817065610

Data di pubblicazione: 2013

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Serena Dandini

Ferite a morte

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Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: «E se le vittime potessero parlare?» Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. Ferite a morte vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l’aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l’argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni. Lo so, molti commentatori storcono il naso davanti al termine femminicidio, certo se ne possono trovare altri più aggraziati o pertinenti: chiamiamolo pure come ci pare ma almeno affrontiamo il dramma per quello che è, senza far finta che non esista. Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Ma tanto si può ancora fare: ecco perché abbiamo voluto aggiungere anche le leggi e le pratiche virtuose che altrove, nel mondo, sono già state attuate con successo. Finché anche in Italia il tema non sarà al primo posto della famosa agenda di qualsiasi nuovo governo, le donne non si fermeranno e si faranno sentire con ogni mezzo. Mi auguro che Ferite a morte diventi uno di questi. Serena Dandini

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