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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Stieg Larsson

La regina dei castelli di carta

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (4)
Inserito il 13-05-2015 da gilberte
Aggiornato il 13-05-2015 da gilberte
Disponibile in 26 librerie
Inserito il 13-05-2015 da gilberte
Aggiornato il 13-05-2015 da gilberte
Disponibile in 26 librerie

La giovane hacker Lisbeth Salander è di nuovo immobilizzata in un letto d'ospedale, anche se questa volta non sono le cinghie di cuoio a trattenerla, ma una pallottola in testa. È diventata una minaccia: se qualcuno scava nella sua vita e ascolta quello che ha da dire, potenti organismi segreti crolleranno come castelli di carta. Deve sparire per sempre, meglio se rinchiusa in un manicomio. La cospirazione di cui si trova suo malgrado al centro, iniziata quando aveva solo dodici anni, continua. Intanto, il giornalista Mikael Blomkvist è riuscito ad avvicinarsi alla verità sul terribile passato di Lisbeth ed è deciso a pubblicare su "Millennium" un articolo di denuncia che farà tremare i servizi di sicurezza, il governo e l'intero paese. Non ci saranno compromessi. L'ultimo capitolo della trilogia di Stieg Larsson è ancora una volta una descrizione della società contemporanea sotto forma di thriller. Un romanzo emozionante di trame occulte e servizi segreti deviati, che cattura il ritmo del nostro tempo e svela a cosa possono condurre le perversioni di un sistema malato. Una storia che, fedele all'anima del suo autore, narra di violenza contro le donne, e di uomini che la rendono possibile.

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Recensioni

Marco

Finalmente ho chiuso con la trilogia di Larson, buon anima. Non mi sono fatto mancare quest’ultimo della serie per poterne parlare, ma mi viene il sospetto di essere stato anch’io pedina di un’operazione mediatica di grande scala. Forse me la sarei potuta risparmiare. Il primo più passabile, ma solo rispetto agli ultimi due. Trame occulte e servizi deviati. Non so quanto abbia faticato Larson a costruire tanti personaggi inutili dai nomi impronunciabili, formule algebriche inventate che si perdono nel vuoto, citazioni più o meno storiche, versacci animaleschi in forma di dialoghi zeppi di Aha e di Mmm. Ma se fosse vissuto nella nostra repubblica delle banane, anziché nella progredita democrazia svedese, non ci sarebbe stato niente di che inventare quanto ad apparati statali deviati, logge occulte, ingerenze vaticane, poveri cristi ammazzati, mafie e camorre al servizio di inconfessabili scopi internazionali con o senza guerre fredde. Coi brividi che mi faranno rizzare i peli della nuca, mordicchiandomi il labbro inferiore, dovrò fare a meno del quarto libro. Ne avrei avuto bisogno. Il mio comodino della camera da letto 40x40x65 ne soffrirà.

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Cristiano

Non si può chiudere "la regina dei castelli di carta" senza una punta di malinconia, perché chiudere questo terzo capitolo della saga di millennium è un po' come dire addio a dei carissimi amici, senza avere neanche la speranza di rivederli ancora. Eppure, in questo romanzo, tutto lascia intendere che un quarto capitolo sarebbe stato possibile. Purtroppo però Stieg Larsson ci ha lasciato prematuramente e con lui è scomparso il suo mondo e il suo sguardo speciale sulla realtà...peccato, credo che personalmente non lo rimpiangerò mai abbastanza... Questo capitolo finale è comunque una conferma delle sue qualità di scrittore, la degna conclusione di un'opera bellissima che non è possibile giudicare senza prenderla in considerazione nella sua interezza. Vi aspettano notti insonni passate a leggere e quando lo finirete vi rimarrà il bellissimo ricordo di Mikael, di Lisbeth, di Erika e di tutti gli altri personaggi

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Capsicum

La migliore letteratura di genere offre al proprio autore l'occasione per parlare delle proprie idee, generalmente intese: insomma sull'universo, la vita e tutto quanto.

Ho finito da un po' di leggere la trilogia di Millennium. Credo che la conoscano tutti, ma per la cronaca si tratta dei tre libri dell'ohimè prematuramente defunto Stieg Larsson. Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava col fuoco e La regina dei castelli di carte.

Certo, si tratta di tre gialli, o forse meglio dire di un lungo giallo in tre parti, giallo d'azione che sconfina nel legal, nel noir, nello spy, con una manciatina d'erotismo sparso. Sono qui che rimugino su quel che la lettura dei tre volumoni m'ha lasciato, oltre al desiderio di leggere il quarto che, pare, è tra quei che son sospesi in attesa della fine della lite tra la compagna dello scrittore e la di lui famiglia per i diritti d'autore.

Punto primo: Larsson ha conosciuto delle donne interessanti, e deve averci parlato a lungo. Non potrebbe essersi inventato o immaginato tutto quel che ha descritto nei suoi personaggi femminili, non con tale semplice aderenza alla realtà. Personalmente sull'argomento "grande amore" mi trovo in perfetto accordo con Lisbet Salander. Trattasi di esperienza perniciosa e insoddisfacente; fatta una volta, meglio archiviarla e passare ad altro articolo. Ottima l'idea di sbrazzarsi dei doni incautamente acquistati per l'oggetto del nostro amore non ricambiato. Tenerli e piangerci sopra, o riguardarseli tristemente, o riciclarli, non ha la stessa efficacia liberatoria. Cassonetto del rusco e via.

Poi, eliminare ogni possibilità d'incontro, mi pare ottima soluzione. Certo, la Salander se la cava in due miseri anni, ma anche se ce ne volessero venti, la soluzione, unica, applicabile, rimane quella: occhio che non vede, insomma.

E allora? ancora accordo con Larsson, che lo spende come suggerimento sempre alla stessa Lisbet: "tanti lo negano, ma l'amicizia è la più comune forma d'amore" La signora Capsicum ritiene che una buona, e generosa, miscela di amicizia, cameratismo e cure parentali possa costituire un'ottima base per rapporti lavorativi, sesso e persino per il matrimonio.

Ora, mi rendo conto che vi posso sembrare cinica, eppure no, non lo sono. Il grande amore, cosiddetto, è amaramente infestato dal desiderio di possesso, germe d'egoismo terrificante, che alla fine porta le persone a farsi del male a vicenda e a infierire reciprocamente spesso senza neppure riguardo per la propria e altrui dignità. Porta all'odio, anche. Ma sull'odio i discorsi di Larsson mi sembrano difficili da seguire e da condividere, spesi come sono in favore dello spettacolarismo e delle acrobazie di una trama avvincente.

Bene, passiamo ad altro articolo. La bella Erika e il suo estroverso rapporto col sesso. Insomma, l'unica cosa che mi pare forzata è la casualità che una ragazza tanto disinibita si ritrovi con un marito bisex. Casualità, insomma... ci credo poco. Lo scopre per caso dopo anni, durante una simpatica vacanza? naaa.. impossibile. Più facile lo strano triangolo non consumato tra lei, Greger e Mikail. Decisamente più plausibile.

Il personaggio improbabile, sempre sotto questo punto di vista, tra tutti, è proprio Blomkvist. Ma va'. Arriva a quarantacinque anni in quel modo lì e poi si innamora della poliziotta muscolosa e androgina? Pfui. Non ci credo. Io dico che nel quarto volume, che giace pigramente da qualche parte, Larsson ci fornirà qualcosa di più plausibile. Insomma, complimenti a Stieg Larsson: solo cinquantadue anni, è vero, ma spesi ad osservare la gente con occhio acuto, implacabile e generoso. Pare che odii solo quelli che odiano le donne....

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JohnGrady

Si conclude la trilogia "Millennium" e con grande rammarico non vedremo altri libri da un autore che ha dimostrato come l'accezione di "popolare" possa significare anche "impegno", oltre che buona scrittura e capacità di tenere gli intrecci e l'attenzione del lettore senza alcun tipo di (apparente) fatica.
Questo terzo libro è il più spiccatamente politico dei 3, e si legge con ancor più piacere degli altri.
Consigliato a tutti senza se e senza ma.

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Editore: Marsilio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 857

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8831796771

ISBN-13: 9788831796774

Data di pubblicazione: 2009

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La giovane hacker Lisbeth Salander è di nuovo immobilizzata in un letto d'ospedale, anche se questa volta non sono le cinghie di cuoio a trattenerla, ma una pallottola in testa. È diventata una minaccia: se qualcuno scava nella sua vita e ascolta quello che ha da dire, potenti organismi segreti crolleranno come castelli di carta. Deve sparire per sempre, meglio se rinchiusa in un manicomio. La cospirazione di cui si trova suo malgrado al centro, iniziata quando aveva solo dodici anni, continua. Intanto, il giornalista Mikael Blomkvist è riuscito ad avvicinarsi alla verità sul terribile passato di Lisbeth ed è deciso a pubblicare su "Millennium" un articolo di denuncia che farà tremare i servizi di sicurezza, il governo e l'intero paese. Non ci saranno compromessi. L'ultimo capitolo della trilogia di Stieg Larsson è ancora una volta una descrizione della società contemporanea sotto forma di thriller. Un romanzo emozionante di trame occulte e servizi segreti deviati, che cattura il ritmo del nostro tempo e svela a cosa possono condurre le perversioni di un sistema malato. Una storia che, fedele all'anima del suo autore, narra di violenza contro le donne, e di uomini che la rendono possibile.

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Marco

Finalmente ho chiuso con la trilogia di Larson, buon anima. Non mi sono fatto mancare quest’ultimo della serie per poterne parlare, ma mi viene il sospetto di essere stato anch’io pedina di un’operazione mediatica di grande scala. Forse me la sarei potuta risparmiare. Il primo più passabile, ma solo rispetto agli ultimi due. Trame occulte e servizi deviati. Non so quanto abbia faticato Larson a costruire tanti personaggi inutili dai nomi impronunciabili, formule algebriche inventate che si perdono nel vuoto, citazioni più o meno storiche, versacci animaleschi in forma di dialoghi zeppi di Aha e di Mmm. Ma se fosse vissuto nella nostra repubblica delle banane, anziché nella progredita democrazia svedese, non ci sarebbe stato niente di che inventare quanto ad apparati statali deviati, logge occulte, ingerenze vaticane, poveri cristi ammazzati, mafie e camorre al servizio di inconfessabili scopi internazionali con o senza guerre fredde. Coi brividi che mi faranno rizzare i peli della nuca, mordicchiandomi il labbro inferiore, dovrò fare a meno del quarto libro. Ne avrei avuto bisogno. Il mio comodino della camera da letto 40x40x65 ne soffrirà.

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Non si può chiudere "la regina dei castelli di carta" senza una punta di malinconia, perché chiudere questo terzo capitolo della saga di millennium è un po' come dire addio a dei carissimi amici, senza avere neanche la speranza di rivederli ancora. Eppure, in questo romanzo, tutto lascia intendere che un quarto capitolo sarebbe stato possibile. Purtroppo però Stieg Larsson ci ha lasciato prematuramente e con lui è scomparso il suo mondo e il suo sguardo speciale sulla realtà...peccato, credo che personalmente non lo rimpiangerò mai abbastanza... Questo capitolo finale è comunque una conferma delle sue qualità di scrittore, la degna conclusione di un'opera bellissima che non è possibile giudicare senza prenderla in considerazione nella sua interezza. Vi aspettano notti insonni passate a leggere e quando lo finirete vi rimarrà il bellissimo ricordo di Mikael, di Lisbeth, di Erika e di tutti gli altri personaggi

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La migliore letteratura di genere offre al proprio autore l'occasione per parlare delle proprie idee, generalmente intese: insomma sull'universo, la vita e tutto quanto.

Ho finito da un po' di leggere la trilogia di Millennium. Credo che la conoscano tutti, ma per la cronaca si tratta dei tre libri dell'ohimè prematuramente defunto Stieg Larsson. Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava col fuoco e La regina dei castelli di carte.

Certo, si tratta di tre gialli, o forse meglio dire di un lungo giallo in tre parti, giallo d'azione che sconfina nel legal, nel noir, nello spy, con una manciatina d'erotismo sparso. Sono qui che rimugino su quel che la lettura dei tre volumoni m'ha lasciato, oltre al desiderio di leggere il quarto che, pare, è tra quei che son sospesi in attesa della fine della lite tra la compagna dello scrittore e la di lui famiglia per i diritti d'autore.

Punto primo: Larsson ha conosciuto delle donne interessanti, e deve averci parlato a lungo. Non potrebbe essersi inventato o immaginato tutto quel che ha descritto nei suoi personaggi femminili, non con tale semplice aderenza alla realtà. Personalmente sull'argomento "grande amore" mi trovo in perfetto accordo con Lisbet Salander. Trattasi di esperienza perniciosa e insoddisfacente; fatta una volta, meglio archiviarla e passare ad altro articolo. Ottima l'idea di sbrazzarsi dei doni incautamente acquistati per l'oggetto del nostro amore non ricambiato. Tenerli e piangerci sopra, o riguardarseli tristemente, o riciclarli, non ha la stessa efficacia liberatoria. Cassonetto del rusco e via.

Poi, eliminare ogni possibilità d'incontro, mi pare ottima soluzione. Certo, la Salander se la cava in due miseri anni, ma anche se ce ne volessero venti, la soluzione, unica, applicabile, rimane quella: occhio che non vede, insomma.

E allora? ancora accordo con Larsson, che lo spende come suggerimento sempre alla stessa Lisbet: "tanti lo negano, ma l'amicizia è la più comune forma d'amore" La signora Capsicum ritiene che una buona, e generosa, miscela di amicizia, cameratismo e cure parentali possa costituire un'ottima base per rapporti lavorativi, sesso e persino per il matrimonio.

Ora, mi rendo conto che vi posso sembrare cinica, eppure no, non lo sono. Il grande amore, cosiddetto, è amaramente infestato dal desiderio di possesso, germe d'egoismo terrificante, che alla fine porta le persone a farsi del male a vicenda e a infierire reciprocamente spesso senza neppure riguardo per la propria e altrui dignità. Porta all'odio, anche. Ma sull'odio i discorsi di Larsson mi sembrano difficili da seguire e da condividere, spesi come sono in favore dello spettacolarismo e delle acrobazie di una trama avvincente.

Bene, passiamo ad altro articolo. La bella Erika e il suo estroverso rapporto col sesso. Insomma, l'unica cosa che mi pare forzata è la casualità che una ragazza tanto disinibita si ritrovi con un marito bisex. Casualità, insomma... ci credo poco. Lo scopre per caso dopo anni, durante una simpatica vacanza? naaa.. impossibile. Più facile lo strano triangolo non consumato tra lei, Greger e Mikail. Decisamente più plausibile.

Il personaggio improbabile, sempre sotto questo punto di vista, tra tutti, è proprio Blomkvist. Ma va'. Arriva a quarantacinque anni in quel modo lì e poi si innamora della poliziotta muscolosa e androgina? Pfui. Non ci credo. Io dico che nel quarto volume, che giace pigramente da qualche parte, Larsson ci fornirà qualcosa di più plausibile. Insomma, complimenti a Stieg Larsson: solo cinquantadue anni, è vero, ma spesi ad osservare la gente con occhio acuto, implacabile e generoso. Pare che odii solo quelli che odiano le donne....

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Si conclude la trilogia "Millennium" e con grande rammarico non vedremo altri libri da un autore che ha dimostrato come l'accezione di "popolare" possa significare anche "impegno", oltre che buona scrittura e capacità di tenere gli intrecci e l'attenzione del lettore senza alcun tipo di (apparente) fatica.
Questo terzo libro è il più spiccatamente politico dei 3, e si legge con ancor più piacere degli altri.
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