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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Thomas Mann

La montagna incantata

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 29-04-2016 da strepitio
Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 2 librerie
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Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 2 librerie

Hans Castorp, recatosi a trovare un cugino in sanatorio, finisce col restarvi, ammalatosi a sua volta, per sette anni. A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero, il suo carattere subisce un'evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia, l'amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il suo equilibrio. Scoppia la guerra nel 1914 e Hans viene strappato da questa magica e raffinata atmosfera per essere gettato sui campi di battaglia dove la sua sorte resta incerta, ma immersa in un clima di morte.

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Alberto Rossi

Nonostante l'avesse aiutato a pubblicare L'uomo senza qualità, Robert Musil non sopportava Thomas Mann; questi era infatti l'espressione di un romanzo ormai decrepito e sclerotico, una prosa vecchia, borghese, ottocentesca, inconcepibile in quel periodo di estreme avanguardie che cambiarono per sempre il volto del romanzo e di cui Musil era fra le massime espressioni. Ma perché proprio con Mann? Il mondo all'epoca era ancora pieno di romanzieri retrogradi e attaccati a stereotipi ormai morenti, e in fondo proprio di quegli antiquati scrittori i giovanotti ribelli come Musil si cibavano, erano il loro pane quotidiano, la pietra di paragone grazie alla quale potevano esibire la loro novità. Senza quei vegliardi, i Musil avrebbero fatto ben più fatica a mostrarsi rivoluzionari. E allora ripeto la domanda: perché ce l'aveva proprio con Mann? Perché Mann era la dimostrazione vivente di come il romanzo borghese fosse tutt'altro che morto e potesse ancora generare capolavori immensi come, tra gli altri, La montagna incantata. A Musil i mediocri non potevano dare alcun fastidio, ma Mann della mediocrità era agli antipodi. E questo, a Musil, non poteva proprio andare giù.

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Editore: Corbaccio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 694

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8863801681

ISBN-13: 9788863801682

Data di pubblicazione: 2011

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Hans Castorp, recatosi a trovare un cugino in sanatorio, finisce col restarvi, ammalatosi a sua volta, per sette anni. A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero, il suo carattere subisce un'evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia, l'amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il suo equilibrio. Scoppia la guerra nel 1914 e Hans viene strappato da questa magica e raffinata atmosfera per essere gettato sui campi di battaglia dove la sua sorte resta incerta, ma immersa in un clima di morte.

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Nonostante l'avesse aiutato a pubblicare L'uomo senza qualità, Robert Musil non sopportava Thomas Mann; questi era infatti l'espressione di un romanzo ormai decrepito e sclerotico, una prosa vecchia, borghese, ottocentesca, inconcepibile in quel periodo di estreme avanguardie che cambiarono per sempre il volto del romanzo e di cui Musil era fra le massime espressioni. Ma perché proprio con Mann? Il mondo all'epoca era ancora pieno di romanzieri retrogradi e attaccati a stereotipi ormai morenti, e in fondo proprio di quegli antiquati scrittori i giovanotti ribelli come Musil si cibavano, erano il loro pane quotidiano, la pietra di paragone grazie alla quale potevano esibire la loro novità. Senza quei vegliardi, i Musil avrebbero fatto ben più fatica a mostrarsi rivoluzionari. E allora ripeto la domanda: perché ce l'aveva proprio con Mann? Perché Mann era la dimostrazione vivente di come il romanzo borghese fosse tutt'altro che morto e potesse ancora generare capolavori immensi come, tra gli altri, La montagna incantata. A Musil i mediocri non potevano dare alcun fastidio, ma Mann della mediocrità era agli antipodi. E questo, a Musil, non poteva proprio andare giù.

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