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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Roberto Cotroneo

Chiedimi chi erano i Beatles

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Inserito il 28-04-2014 da Martocchia
Aggiornato il 28-04-2014 da Martocchia
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Martocchia

"Cosa ricorderai di quel pomeriggio? Forse nulla, forse neppure le canzoni cantate. Ma certamente accadrà un giorno che, mentre starai leggendo un libro nella tua cameretta, la radio accesa a basso volume, comincerai a sentire quelle note iniziali del pianoforte, lente, persino incerte. E allora, con un movimento non voluto, senza una ragione apparente, allungherai la mano verso la manopola che regola il volume del tuo stereo.
Forse questo avverrà in un pomeriggio simile a quello di tanti anni fa, caldo, con un cielo blu, saturo, che disegna i contorni dei terrazzi che puoi vedere dalla finestra. Alzerai un po' il volume e sentirai la voce di John Lennon che intona Imagine, e penserai che quella canzone ti dice più di molte altre, anche se non è una delle tue, è una canzone che sentivano i tuoi genitori e i tuoi zii più anziani. E ti chiederai (certo che te lo chiederai) perché, ogni volta che riascolti Imagine, qualcosa di strano si accende dentro di te. Forse qualcosa che ti fa sorridere, o che ti fa sentire più leggero, o magari semplicemente più felice. Ti chiederai perché proprio quella, visto che magari le tue canzoni preferite sono altre, quelle che ti stanno accompagnando lungo la tua adolescenza. E magari, quando la farai ascoltare ai tuoi amici, ti guarderanno perplessi e stupiti che tu possa sentire musica vecchia. Che sentivano i loro padri, e ti chiederanno di cambiare cd. E tu lo cambierai, accondiscendente, sapendo che la musica è sì un'esperienza collettiva, ma riesce anche ad essere un'esperienza unica, personale e persino incomunicabile."


Non so effettivamente se Andrea avrà gradito, ma Cotroneo ha scritto una bella lettera a suo figlio, sull'amore per la musica.
Gli ha spiegato cos'è la musica, da dove viene, come si crea, come si trasmette e come arriva a riempire le nostre giornate.

L'ha raccontata attraverso vicende, pensieri e ricordi, e l'ha fatto non solo parlandone da semplice ascoltatore, ma anche da persona che la musica l'ha studiata e la fa, che si siede al pianoforte e sa già come sta dal primo accordo casuale che esegue, e sa cosa può fare quel giorno, e che tipo di leggerezza e di concentrazione ha la sua mente. Non è lo strumento a dirglielo, è lui a suggerirlo al suo strumento.

Continua su: http://sullungomaredellibro.blogspot.com/2014/04/roberto-cotroneo-chiedimi-chi-erano-i_28.html

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Editore: Oscar Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 119

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804537574

ISBN-13: 9788804537571

Data di pubblicazione: 2005

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Forse questo avverrà in un pomeriggio simile a quello di tanti anni fa, caldo, con un cielo blu, saturo, che disegna i contorni dei terrazzi che puoi vedere dalla finestra. Alzerai un po' il volume e sentirai la voce di John Lennon che intona Imagine, e penserai che quella canzone ti dice più di molte altre, anche se non è una delle tue, è una canzone che sentivano i tuoi genitori e i tuoi zii più anziani. E ti chiederai (certo che te lo chiederai) perché, ogni volta che riascolti Imagine, qualcosa di strano si accende dentro di te. Forse qualcosa che ti fa sorridere, o che ti fa sentire più leggero, o magari semplicemente più felice. Ti chiederai perché proprio quella, visto che magari le tue canzoni preferite sono altre, quelle che ti stanno accompagnando lungo la tua adolescenza. E magari, quando la farai ascoltare ai tuoi amici, ti guarderanno perplessi e stupiti che tu possa sentire musica vecchia. Che sentivano i loro padri, e ti chiederanno di cambiare cd. E tu lo cambierai, accondiscendente, sapendo che la musica è sì un'esperienza collettiva, ma riesce anche ad essere un'esperienza unica, personale e persino incomunicabile."


Non so effettivamente se Andrea avrà gradito, ma Cotroneo ha scritto una bella lettera a suo figlio, sull'amore per la musica.
Gli ha spiegato cos'è la musica, da dove viene, come si crea, come si trasmette e come arriva a riempire le nostre giornate.

L'ha raccontata attraverso vicende, pensieri e ricordi, e l'ha fatto non solo parlandone da semplice ascoltatore, ma anche da persona che la musica l'ha studiata e la fa, che si siede al pianoforte e sa già come sta dal primo accordo casuale che esegue, e sa cosa può fare quel giorno, e che tipo di leggerezza e di concentrazione ha la sua mente. Non è lo strumento a dirglielo, è lui a suggerirlo al suo strumento.

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