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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Paolo Giordano

Il nero e l'argento

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 06-05-2015 da licia_t
Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
Disponibile in 3 librerie
Inserito il 06-05-2015 da licia_t
Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
Disponibile in 3 librerie

Questa è la storia di un amore giovane. Di una coppia felice e inesperta, spaventata di scoprire, giorno dopo giorno, le molteplici forme dell'abbandono. Perché anche le famiglie possono soffrire di solitudine, proprio come le persone. Ad accudire in silenzio tutte le incertezze, oltre a prendersi cura del loro bambino, ci ha sempre pensato la signora A. Per questo, quando arriva un male a portarsela via, si spalanca in casa un vuoto improvviso. Nora e suo marito devono ancora accorgersi che il coraggio della signora A., ormai, appartiene anche a loro.

È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. «A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso». È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode di una relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. «La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo». Ci sono molti modi per raccontare una storia d'amore. Paolo Giordano ha scelto la via più sensibile: registrare come un sismografo le scosse del quotidiano, gli slanci e i dolori, l'incapacità e il desiderio. Solo un piccolo naufragio, il primo fra i tanti che una coppia si troverà ad affrontare.

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Martocchia

"Emanuele voleva seguire la bara fino alla sepoltura.
Abbiamo pensato che si trattasse di un capriccio, di curiosità sciocca, così glielo abbiamo impedito. Una sepoltura non è cosa per un bambino, e quella in particolare non era cosa per noi. Ci sono situazioni che vanno lasciate all'intimità della famiglia, degli amici stretti, e chi eravamo noi per la signora A.? Dei datori di lavoro, non molto più di questo. La morte ridispone i ruoli secondo un ordine di importanza formale, riduce all'istante gli strappi alle regole affettive che uno si è concesso in vita, e poco importa che Emanuele fosse quanto di più simile a un nipote la signora A. avesse conosciuto, che a noi, a Nora e a me, piacesse considerarci suoi figli adottivi. Non lo eravamo."




Paolo Giordano ha la capacità di scrivere delle cose tristissime, roba che ogni volta mi fa venire un nodo in gola grosso così.
E capisco quindi perché, immancabilmente, appena tira fuori un nuovo libro, non riesco a trattenermi dal comprarlo.
Crea dipendenza, evidentemente.

Eppure, se La solitudine dei numeri primi può esser annoverato tra i miei libri preferiti, non posso dire lo stesso per questa sua ultima fatica (né per la penultima, Il corpo umano).
Se ne parla come se fosse il racconto di una grande storia d'amore, ma io l'ho vista soprattutto come una storia di dolore. E' vero, le due cose possono coesistere  - una certo non esclude l'altra - ma vi basterà leggere le prime righe per rendervi contro che l'amore, in questo libro, finirà di sicuro in secondo piano.

Continua su: http://sullungomaredellibro.blogspot.com/2014/05/paolo-giordano-il-nero-e-largento.html

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 128

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806221612

ISBN-13: 9788806221614

Data di pubblicazione: 2014

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Questa è la storia di un amore giovane. Di una coppia felice e inesperta, spaventata di scoprire, giorno dopo giorno, le molteplici forme dell'abbandono. Perché anche le famiglie possono soffrire di solitudine, proprio come le persone. Ad accudire in silenzio tutte le incertezze, oltre a prendersi cura del loro bambino, ci ha sempre pensato la signora A. Per questo, quando arriva un male a portarsela via, si spalanca in casa un vuoto improvviso. Nora e suo marito devono ancora accorgersi che il coraggio della signora A., ormai, appartiene anche a loro.

È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. «A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso». È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode di una relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. «La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo». Ci sono molti modi per raccontare una storia d'amore. Paolo Giordano ha scelto la via più sensibile: registrare come un sismografo le scosse del quotidiano, gli slanci e i dolori, l'incapacità e il desiderio. Solo un piccolo naufragio, il primo fra i tanti che una coppia si troverà ad affrontare.

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"Emanuele voleva seguire la bara fino alla sepoltura.
Abbiamo pensato che si trattasse di un capriccio, di curiosità sciocca, così glielo abbiamo impedito. Una sepoltura non è cosa per un bambino, e quella in particolare non era cosa per noi. Ci sono situazioni che vanno lasciate all'intimità della famiglia, degli amici stretti, e chi eravamo noi per la signora A.? Dei datori di lavoro, non molto più di questo. La morte ridispone i ruoli secondo un ordine di importanza formale, riduce all'istante gli strappi alle regole affettive che uno si è concesso in vita, e poco importa che Emanuele fosse quanto di più simile a un nipote la signora A. avesse conosciuto, che a noi, a Nora e a me, piacesse considerarci suoi figli adottivi. Non lo eravamo."




Paolo Giordano ha la capacità di scrivere delle cose tristissime, roba che ogni volta mi fa venire un nodo in gola grosso così.
E capisco quindi perché, immancabilmente, appena tira fuori un nuovo libro, non riesco a trattenermi dal comprarlo.
Crea dipendenza, evidentemente.

Eppure, se La solitudine dei numeri primi può esser annoverato tra i miei libri preferiti, non posso dire lo stesso per questa sua ultima fatica (né per la penultima, Il corpo umano).
Se ne parla come se fosse il racconto di una grande storia d'amore, ma io l'ho vista soprattutto come una storia di dolore. E' vero, le due cose possono coesistere  - una certo non esclude l'altra - ma vi basterà leggere le prime righe per rendervi contro che l'amore, in questo libro, finirà di sicuro in secondo piano.

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