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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Emilio Paolo Taormina

Le regole della rosa

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Inserito il 29-04-2016 da strepitio
Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 2 librerie
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Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
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La vita non esiste; le cose, esistono. E c’è chi continua, poeticamente, a tenere traccia, a ritracciarsi nelle forme brevi della poesia. Una cifra stilistica asciutta sino all’eccesso, spezzata, lineare, un dripping di parole e immagini a pennello fermo; e tratti fugaci, irrimediabili. La prossimità al silenzio. Anche semplicemente una fascinazione, o mera, pura e semplice aspirazione. La parola nomina l’assenza, è costituita di assenza, ha radici e scopo nel silenzio. La scrittura si ricompone per il peso leggero di un’impronta di unità malinconica, in cui chi legge può tentare un’immedesimazione distaccata e misurata. Di più non serve: «il silenzio / ha il tuo nome / come quel niente / che hai lasciato / in queste stanze». Il silenzio necessario. Nella scrittura, però, noi siamo e poi anche non siamo. La parola scritta, la polisemia poetica, resta come distanziazione dal vissuto, una delle poche ancora possibili, con rapidità, brevità, nei bordi taglienti dei versi di Taormina. La malinconia sorge dagli estremi del paradosso. Che sappiamo veri entrambi «mi guardo / allo specchio / per leggere / la morte / come un fiore / che si apre / al sole». Dalla nota di lettura di Massimo Barbaro

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Editore: edizioni del Foglio Clandestino

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 128

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-13: 9788890543470

Data di pubblicazione: 2014

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La vita non esiste; le cose, esistono. E c’è chi continua, poeticamente, a tenere traccia, a ritracciarsi nelle forme brevi della poesia. Una cifra stilistica asciutta sino all’eccesso, spezzata, lineare, un dripping di parole e immagini a pennello fermo; e tratti fugaci, irrimediabili. La prossimità al silenzio. Anche semplicemente una fascinazione, o mera, pura e semplice aspirazione. La parola nomina l’assenza, è costituita di assenza, ha radici e scopo nel silenzio. La scrittura si ricompone per il peso leggero di un’impronta di unità malinconica, in cui chi legge può tentare un’immedesimazione distaccata e misurata. Di più non serve: «il silenzio / ha il tuo nome / come quel niente / che hai lasciato / in queste stanze». Il silenzio necessario. Nella scrittura, però, noi siamo e poi anche non siamo. La parola scritta, la polisemia poetica, resta come distanziazione dal vissuto, una delle poche ancora possibili, con rapidità, brevità, nei bordi taglienti dei versi di Taormina. La malinconia sorge dagli estremi del paradosso. Che sappiamo veri entrambi «mi guardo / allo specchio / per leggere / la morte / come un fiore / che si apre / al sole». Dalla nota di lettura di Massimo Barbaro

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