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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Donna Tartt

Il cardellino

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 4 librerie
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 4 librerie

Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.

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Franco Arba Sanna

Come molte persone rozze mi devo far trascinare alle mostre d’arte. Poi, quando sono lì, pur attento alle diverse spiegazioni dell’esperta di famiglia, mi faccio guidare dalla pancia. Come è successo lo scorso marzo alla mostra bolognese dedicata a La ragazza con l’orecchino di perla. Tra i diversi quadri quello che mi ha catturato, chissà per quali recondite ragioni, Il Cardellino di Carel Fabritius.
Ho così voluto trascorrere le ultime vacanze estive in compagnia dell’omonimo libro di  Donna Tartt. Il tomo di 900 pagine non mi ha spaventato e già dopo la prima lettura mi sono fatto catturare dal mistero del libro.
Ma il mistero che mi ha intrigato e mi ha spinto, comunque, a finire il libro non era legato alle vicende del protagonista Theo Potter e del quadro del pittore fiammingo. L’arcano de Il Cardellino è dato dalle motivazioni che gli hanno permesso di vincere il Premio Pulitzer per la narrativa 2014. Posso capire le centinaia di migliaia di copie vendute worldwide in pochi mesi (spesso la lettura è anche moda e tendenza che sbentia in un imprecisato numero di sfumature), ma un premio così prestigioso per un romanzo scritto con modesta capacità espressiva è mistero che chissà se potrà mai essere svelato. Niente a che fare, come mi aspettavo all’atto dell’acquisto, con la scrittura raffinata di Antonia Byatt, di Alice Munro, di Chaim Potok, solo per rimanere nella narrativa anglofona o di un Éric-Emmanuel Schmitt. La storia è avvincente e mai noiosa, altrimenti l’avrei mollato quasi subito, ma manca di originalità e 250/300 pagine sarebbero state sufficienti. Invece è un susseguirsi di dettagliatissime descrizioni ambientali e dei personaggi che neanche la lista della spesa al market. Tutti i personaggi parlano allo stesso modo e tutti iniziano le loro frasi con un riflessivo “ Be’ ”. Anche la sequenza temporale è piuttosto sfasata. Il ragazzo ha tredici anni quando la madre muore in un attentato e si tende a supporre che questo sia avvenuto almeno nel 2001 o al più tardi 2002, dato che uno anonimo passante cita Al Queda, l’organizzazione terroristica che ai più era sconosciuta prima dell’11 settembre. Verso la fine del libro, nell’episodio clou, Theo afferma di avere 27 anni: siamo già nel 2015??  Va beh concediamo un certo menefreghismo, però Unesco deve essere sempre scritto con la U maiuscola.
Se Donna Tartt – e i suoi editor (a proposito, ne ha consultato?) – impiega(no) circa dieci anni per scrivere un libro, quale capolavoro potrebbe mai partorire un nostro Marcello Fois se avesse a disposizione lo stesso lasso di tempo?
Adesso devo affrontare un dubbio: per rifarmi la papille letterarie vado per Alessandro De Roma o Nicola Lecca?
 

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Editore: Rizzoli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 896

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-13: 9788858665176

Data di pubblicazione: 2014

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Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.

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Come molte persone rozze mi devo far trascinare alle mostre d’arte. Poi, quando sono lì, pur attento alle diverse spiegazioni dell’esperta di famiglia, mi faccio guidare dalla pancia. Come è successo lo scorso marzo alla mostra bolognese dedicata a La ragazza con l’orecchino di perla. Tra i diversi quadri quello che mi ha catturato, chissà per quali recondite ragioni, Il Cardellino di Carel Fabritius.
Ho così voluto trascorrere le ultime vacanze estive in compagnia dell’omonimo libro di  Donna Tartt. Il tomo di 900 pagine non mi ha spaventato e già dopo la prima lettura mi sono fatto catturare dal mistero del libro.
Ma il mistero che mi ha intrigato e mi ha spinto, comunque, a finire il libro non era legato alle vicende del protagonista Theo Potter e del quadro del pittore fiammingo. L’arcano de Il Cardellino è dato dalle motivazioni che gli hanno permesso di vincere il Premio Pulitzer per la narrativa 2014. Posso capire le centinaia di migliaia di copie vendute worldwide in pochi mesi (spesso la lettura è anche moda e tendenza che sbentia in un imprecisato numero di sfumature), ma un premio così prestigioso per un romanzo scritto con modesta capacità espressiva è mistero che chissà se potrà mai essere svelato. Niente a che fare, come mi aspettavo all’atto dell’acquisto, con la scrittura raffinata di Antonia Byatt, di Alice Munro, di Chaim Potok, solo per rimanere nella narrativa anglofona o di un Éric-Emmanuel Schmitt. La storia è avvincente e mai noiosa, altrimenti l’avrei mollato quasi subito, ma manca di originalità e 250/300 pagine sarebbero state sufficienti. Invece è un susseguirsi di dettagliatissime descrizioni ambientali e dei personaggi che neanche la lista della spesa al market. Tutti i personaggi parlano allo stesso modo e tutti iniziano le loro frasi con un riflessivo “ Be’ ”. Anche la sequenza temporale è piuttosto sfasata. Il ragazzo ha tredici anni quando la madre muore in un attentato e si tende a supporre che questo sia avvenuto almeno nel 2001 o al più tardi 2002, dato che uno anonimo passante cita Al Queda, l’organizzazione terroristica che ai più era sconosciuta prima dell’11 settembre. Verso la fine del libro, nell’episodio clou, Theo afferma di avere 27 anni: siamo già nel 2015??  Va beh concediamo un certo menefreghismo, però Unesco deve essere sempre scritto con la U maiuscola.
Se Donna Tartt – e i suoi editor (a proposito, ne ha consultato?) – impiega(no) circa dieci anni per scrivere un libro, quale capolavoro potrebbe mai partorire un nostro Marcello Fois se avesse a disposizione lo stesso lasso di tempo?
Adesso devo affrontare un dubbio: per rifarmi la papille letterarie vado per Alessandro De Roma o Nicola Lecca?
 

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