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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Chiara Dotta

Un segreto che non guardo ma che sta al centro del cortile

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 10-02-2015 da Franco Arba Sanna
Aggiornato il 10-02-2015 da Franco Arba Sanna
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 10-02-2015 da Franco Arba Sanna
Aggiornato il 10-02-2015 da Franco Arba Sanna
Disponibile in 1 libreria

Daria si fa del male da sola. Si autopunisce per un senso di colpa che viene da lontano: dalla violenza infantile, dall’educazione sentimentale, dalla difficoltà di accettare la sua femminilità. Questo scrigno d’amore e ombra è racchiuso dentro la geografia, metaforica, di un cortile in cui è implosa l’infanzia della protagonista. La sua storia è quella di chi crede di poter vivere senza porsi domande e senza prima aver fatto la pace con se stessi, spazzando via il passato e non considerando le proprie aspirazioni. Riuscirà Daria a vincere la paura, il senso di colpa trovando la consapevolezza di sé e la libertà? Più volte Daria sembra non riuscire, in anni fatti di mille fughe incise dentro attimi di luce, nelle pareti strette dell’esistenza. L’esordio letterario di Chiara Dotta non sfugge al dolore ma lo salva, e ci salva, con l’ironia. La sua scrittura succede. Non conta tanto l’avvenimento ma ciò che scatena nella coscienza. L’interesse principale dell’autrice è cogliere, in un piccolo tratto di vita del personaggio, la sua essenza e la sua intera esistenza. È un romanzo di formazione, cioè il percorso dall’infanzia all’adolescenza di una bambina che diventa donna e che fino alla fine tiene il lettore avvinto a un segreto che (forse nessuno) guarda ma che sta al centro della vita

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Franco Arba Sanna

Abbiamo tutti bisogno di una buona lettura. E quando la necessità diventa impellente ci indirizziamo ai nomi a noi noti oppure, nella ricerca di nuovi autori, ci spostiamo verso di coloro che hanno grande risonanza mediatica. Quindi Chaim Potok, Sergio Atzeni, Jonathan Safer Foer, A.S. Byatt e via elencando. Grandi nomi sinonimo di sicurezza. Ma a volte è meglio ascoltare il consiglio di chi ti dice “Stai leggero, prova un’esordiente.”
Leggerezza è ciò che ho provato divorando l’esordio di Chiara Dotta, “Un segreto che non guardo ma che sta al centro del cortile”. Anche se nella descrizione della quarta di copertina la leggerezza si accompagna al dolore. Ciò che un libro ti dà dipende dalla tua indole del momento, dalla tua predisposizione, dalla cultura personale ma tanto dipende anche dalla tua età.
Perché leggere le avventure di Daria tra infanzia, adolescenza e quando “diventa grande” mi ha fatto sorridere, ricordando le traversie simili ad ogni bambino o adolescente, a prescindere dal sesso o dalla città e dalla famiglia in cui si cresce. Chi non ha mai avuto a che fare (spesso odiare) con un Lorenzo “il più figo del mondo”, che poi si rivela così sfigato nella sua prontezza di giudizio.
E pur con le dovute attenzioni e prevenzioni chi non si è mai lasciato andare ad un rapporto non protetto salvo poi – passato l’impeto forte della libido - pentirsene e aspettare con ansia e panico il referto medico.
Sì, c’è anche dolore: quello che ogni rapporto di amore può suscitare specie se si trascina oltre l’amore. Ma il sorriso delle bambine che giocano è il balsamo più potente per alleggerire anche quel dolore.
Chiara Dotta sa che nella vita e nella letteratura c’è bisogno di sentirsi leggeri.

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Editore: LiberAria

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 176

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-13: 9788897089810

Data di pubblicazione: 2014

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Chiara Dotta

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Daria si fa del male da sola. Si autopunisce per un senso di colpa che viene da lontano: dalla violenza infantile, dall’educazione sentimentale, dalla difficoltà di accettare la sua femminilità. Questo scrigno d’amore e ombra è racchiuso dentro la geografia, metaforica, di un cortile in cui è implosa l’infanzia della protagonista. La sua storia è quella di chi crede di poter vivere senza porsi domande e senza prima aver fatto la pace con se stessi, spazzando via il passato e non considerando le proprie aspirazioni. Riuscirà Daria a vincere la paura, il senso di colpa trovando la consapevolezza di sé e la libertà? Più volte Daria sembra non riuscire, in anni fatti di mille fughe incise dentro attimi di luce, nelle pareti strette dell’esistenza. L’esordio letterario di Chiara Dotta non sfugge al dolore ma lo salva, e ci salva, con l’ironia. La sua scrittura succede. Non conta tanto l’avvenimento ma ciò che scatena nella coscienza. L’interesse principale dell’autrice è cogliere, in un piccolo tratto di vita del personaggio, la sua essenza e la sua intera esistenza. È un romanzo di formazione, cioè il percorso dall’infanzia all’adolescenza di una bambina che diventa donna e che fino alla fine tiene il lettore avvinto a un segreto che (forse nessuno) guarda ma che sta al centro della vita

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Abbiamo tutti bisogno di una buona lettura. E quando la necessità diventa impellente ci indirizziamo ai nomi a noi noti oppure, nella ricerca di nuovi autori, ci spostiamo verso di coloro che hanno grande risonanza mediatica. Quindi Chaim Potok, Sergio Atzeni, Jonathan Safer Foer, A.S. Byatt e via elencando. Grandi nomi sinonimo di sicurezza. Ma a volte è meglio ascoltare il consiglio di chi ti dice “Stai leggero, prova un’esordiente.”
Leggerezza è ciò che ho provato divorando l’esordio di Chiara Dotta, “Un segreto che non guardo ma che sta al centro del cortile”. Anche se nella descrizione della quarta di copertina la leggerezza si accompagna al dolore. Ciò che un libro ti dà dipende dalla tua indole del momento, dalla tua predisposizione, dalla cultura personale ma tanto dipende anche dalla tua età.
Perché leggere le avventure di Daria tra infanzia, adolescenza e quando “diventa grande” mi ha fatto sorridere, ricordando le traversie simili ad ogni bambino o adolescente, a prescindere dal sesso o dalla città e dalla famiglia in cui si cresce. Chi non ha mai avuto a che fare (spesso odiare) con un Lorenzo “il più figo del mondo”, che poi si rivela così sfigato nella sua prontezza di giudizio.
E pur con le dovute attenzioni e prevenzioni chi non si è mai lasciato andare ad un rapporto non protetto salvo poi – passato l’impeto forte della libido - pentirsene e aspettare con ansia e panico il referto medico.
Sì, c’è anche dolore: quello che ogni rapporto di amore può suscitare specie se si trascina oltre l’amore. Ma il sorriso delle bambine che giocano è il balsamo più potente per alleggerire anche quel dolore.
Chiara Dotta sa che nella vita e nella letteratura c’è bisogno di sentirsi leggeri.

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