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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Francesca Sanvitale

L'inizio è in autunno

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 06-05-2015 da licia_t
Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 06-05-2015 da licia_t
Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
Disponibile in 1 libreria

Nel caldo degli ultimi giorni d'estate, prima di riaprire lo studio psichiatrico e ricominciare a insegnare all'università, Michele si dedica alla stesura di un libro che dovrà rappresentare il lavoro di tanti anni. I giorni trascorrono uguali, ma le sue certezze scientifiche vacillano, è ossessionato dai possibili errori compiuti. Roma sembra immobile: Michele passeggia nel quartiere del Vaticano, si siede in piazza San Pietro, trova un ristorante solitario in cui cena ogni sera e stringe amicizia con Hiroshi, un restauratore che subito lo affascina.
Hiroshi gli racconta una vicenda che ha dell'incredibile: il volto del Cristo nel Giudizio Universale di Michelangelo è in realtà un falso, forse è stato lui a cancellarne i tratti, forse altri. Con meraviglia e orrore la presunta colpa di Hiroshi si affianca alle incertezze di Michele e lo coinvolge; la costante ripetitività delle giornate tutte uguali si rompe in violente sensazioni, in una sensualità imprevista e in un amore che lo allea alla dolcezza e al dolore.
Con una voce inconfondibile, capace di rendere gli ambienti e i personaggi in tutti i loro chiaroscuri, Francesca Sanvitale conduce il lettore in un percorso narrativo ricco di false piste e agnizioni: la solitudine del protagonista è quella dell'uomo contemporaneo, confuso e oppresso dal suo egoismo e dalla sua debolezza, come se un naufragio fosse nascosto sotto la calma apparente di tutti i giorni. È sufficiente l'affacciarsi di un dubbio, il confrontarsi con un enigma forse privo di risposte, per veder riaffiorare dal passato fantasmi e ricordi che credeva di aver cancellato per sempre.
La vicenda di Michele si snoda così una pagina dopo l'altra con un ritmo quasi ipnotico, caricandosi di significati nascosti e dando forma a una storia in cui beati e dannati, lucidità e follia, verità e finzione, si incontrano in un unico grande affresco del quale è difficile scorgere i confini.

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licia_t

Non mi ha convinta. Faticoso, non sono riuscita a capire chiaramente dove voglia andare a parare. Per altro non mi è piaciuta particolarmente la scelta di dilatare a dismisura il ritmo nella prima parte, e riassumere svariati anni di storia nella seconda, più compressa e quasi vertiginosa

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine:

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806191861

ISBN-13: 9788806191863

Data di pubblicazione: 2008

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Francesca Sanvitale

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Nel caldo degli ultimi giorni d'estate, prima di riaprire lo studio psichiatrico e ricominciare a insegnare all'università, Michele si dedica alla stesura di un libro che dovrà rappresentare il lavoro di tanti anni. I giorni trascorrono uguali, ma le sue certezze scientifiche vacillano, è ossessionato dai possibili errori compiuti. Roma sembra immobile: Michele passeggia nel quartiere del Vaticano, si siede in piazza San Pietro, trova un ristorante solitario in cui cena ogni sera e stringe amicizia con Hiroshi, un restauratore che subito lo affascina.
Hiroshi gli racconta una vicenda che ha dell'incredibile: il volto del Cristo nel Giudizio Universale di Michelangelo è in realtà un falso, forse è stato lui a cancellarne i tratti, forse altri. Con meraviglia e orrore la presunta colpa di Hiroshi si affianca alle incertezze di Michele e lo coinvolge; la costante ripetitività delle giornate tutte uguali si rompe in violente sensazioni, in una sensualità imprevista e in un amore che lo allea alla dolcezza e al dolore.
Con una voce inconfondibile, capace di rendere gli ambienti e i personaggi in tutti i loro chiaroscuri, Francesca Sanvitale conduce il lettore in un percorso narrativo ricco di false piste e agnizioni: la solitudine del protagonista è quella dell'uomo contemporaneo, confuso e oppresso dal suo egoismo e dalla sua debolezza, come se un naufragio fosse nascosto sotto la calma apparente di tutti i giorni. È sufficiente l'affacciarsi di un dubbio, il confrontarsi con un enigma forse privo di risposte, per veder riaffiorare dal passato fantasmi e ricordi che credeva di aver cancellato per sempre.
La vicenda di Michele si snoda così una pagina dopo l'altra con un ritmo quasi ipnotico, caricandosi di significati nascosti e dando forma a una storia in cui beati e dannati, lucidità e follia, verità e finzione, si incontrano in un unico grande affresco del quale è difficile scorgere i confini.

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Non mi ha convinta. Faticoso, non sono riuscita a capire chiaramente dove voglia andare a parare. Per altro non mi è piaciuta particolarmente la scelta di dilatare a dismisura il ritmo nella prima parte, e riassumere svariati anni di storia nella seconda, più compressa e quasi vertiginosa

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