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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Jose Saramago

Le intermittenze della morte

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 09-03-2015 da Pia
Aggiornato il 09-03-2015 da Pia
Disponibile in 5 librerie
Inserito il 09-03-2015 da Pia
Aggiornato il 09-03-2015 da Pia
Disponibile in 5 librerie

In un non meglio identificato Paese, allo scoccare della mezzanotte di un 31 dicembre, s'instaura l'eternità, perché nessuno muore più. L'avvenimento suscita a tutta prima sentimenti di giubilo e felicità, ma crea anche scompiglio in ogni strato sociale: dal governo alle compagnie di assicurazione, dalle agenzie di pompe funebri alle case di riposo e, soprattutto, nella chiesa, la cui voce di protesta si leva alta e forte: senza morte non c'è più resurrezione, e senza resurrezione non c'è più chiesa... Dopo sette mesi di " tregua unilaterale", con una missiva indirizzata ai mezzi di comunicazione, la morte dichiara di interrompere quel suo "sciopero" e di riprendere il proprio impegno con l'umanità.

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Recensioni

Antonio Boggio

La morte, in un paese mai nominato, decide di non svolgere più la sua funzione, e quello che può essere il sogno recondito di tutti noi, diventa un incubo societario: l’eternità.

Fatta la legge si trova subito l’inganno, così gli abitanti, con il nuovo dono dell’eternità, scoprono che basta varcare la frontiera per trovare la morte che ancora esercita regolarmente. La voce corre di bocca in bocca e diventa il caos: la gente porta anziani e degenti a morire oltre la frontiera. Il governo decide di bloccare questo flusso funereo con delle guardie che sorvegliano ventiquattrore su ventiquattro il confine. La mafia, che nel romanzo si fa chiamare maphia, con la ph, coglie subito il profumo d’affari e fa una proposta al governo che accetta liberando alcuni varchi dalle guardie.

Dopo otto giorni di assenza, la morte, per vanità o consapevolezza del più potente mezzo mediatico, si manifesta con una missiva niente di meno che al direttore generale della televisione per annunciare il suo ritorno, delusa del comportamento dell’essere umano che non ha saputo godere dell’eternità. Questa volta invierà una lettera cartacea di colore viola, una settimana prima del suo arrivo: per dare il tempo all’aspirante defunto di mettere in regola i suoi affetti e le sue carte; ma qualcosa va storto tanto da far riflettere la morte stessa sulla sua essenza.

Il libro sembra quasi scritto da due mani diverse o comunque sembra che da una parte in poi lo scrittore cambi completamente registro e perda un po’ di vista quello che forse era l’idea originale. Complessivamente, come le precedenti opere di Saramago che ho letto, con la sua scrittura riesce ad analizzare temi universali, costringendoci a riflettere sulla nostra stessa condizione umana, e di sovente fornendoci risposte di cui poco potremmo vantarci. 

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 205

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8806179373

ISBN-13: 9788806179373

Data di pubblicazione: 2005

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In un non meglio identificato Paese, allo scoccare della mezzanotte di un 31 dicembre, s'instaura l'eternità, perché nessuno muore più. L'avvenimento suscita a tutta prima sentimenti di giubilo e felicità, ma crea anche scompiglio in ogni strato sociale: dal governo alle compagnie di assicurazione, dalle agenzie di pompe funebri alle case di riposo e, soprattutto, nella chiesa, la cui voce di protesta si leva alta e forte: senza morte non c'è più resurrezione, e senza resurrezione non c'è più chiesa... Dopo sette mesi di " tregua unilaterale", con una missiva indirizzata ai mezzi di comunicazione, la morte dichiara di interrompere quel suo "sciopero" e di riprendere il proprio impegno con l'umanità.

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La morte, in un paese mai nominato, decide di non svolgere più la sua funzione, e quello che può essere il sogno recondito di tutti noi, diventa un incubo societario: l’eternità.

Fatta la legge si trova subito l’inganno, così gli abitanti, con il nuovo dono dell’eternità, scoprono che basta varcare la frontiera per trovare la morte che ancora esercita regolarmente. La voce corre di bocca in bocca e diventa il caos: la gente porta anziani e degenti a morire oltre la frontiera. Il governo decide di bloccare questo flusso funereo con delle guardie che sorvegliano ventiquattrore su ventiquattro il confine. La mafia, che nel romanzo si fa chiamare maphia, con la ph, coglie subito il profumo d’affari e fa una proposta al governo che accetta liberando alcuni varchi dalle guardie.

Dopo otto giorni di assenza, la morte, per vanità o consapevolezza del più potente mezzo mediatico, si manifesta con una missiva niente di meno che al direttore generale della televisione per annunciare il suo ritorno, delusa del comportamento dell’essere umano che non ha saputo godere dell’eternità. Questa volta invierà una lettera cartacea di colore viola, una settimana prima del suo arrivo: per dare il tempo all’aspirante defunto di mettere in regola i suoi affetti e le sue carte; ma qualcosa va storto tanto da far riflettere la morte stessa sulla sua essenza.

Il libro sembra quasi scritto da due mani diverse o comunque sembra che da una parte in poi lo scrittore cambi completamente registro e perda un po’ di vista quello che forse era l’idea originale. Complessivamente, come le precedenti opere di Saramago che ho letto, con la sua scrittura riesce ad analizzare temi universali, costringendoci a riflettere sulla nostra stessa condizione umana, e di sovente fornendoci risposte di cui poco potremmo vantarci. 

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