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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
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"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Vladimir Nabokov

Il dono

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Inserito il 13-05-2015 da gilberte
Aggiornato il 13-05-2015 da gilberte
Disponibile in 1 libreria
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Scritto fra il 1935 e il 1937, ultimo romanzo russo di Nabokov, Il dono è forse anche il primo, e certo il più inesauribile, romanzo russo del Novecento. Al suo centro incontriamo l’iniziazione alla letteratura, all’amore, all’età adulta, di un giovane emigrato russo nella Berlino degli anni Venti, figura in cui sin dall’inizio il lettore sarà tentato di riconoscere una trasposizione di Nabokov stesso, mentre alla fine, stupefatto e ammaliato dalla complessità dei rimandi che costellano tutto il romanzo, sarà tentato di riconoscerla ovunque e in nessuna parte – e cioè appunto in quello stesso vertiginoso gioco di rifrazioni. Ma, al tempo stesso, Il dono è il romanzo della letteratura russa, una partitura narrativa dove risuonano, per via di allusioni, deformazioni, ibridazioni, ogni sorta di versi, stilemi, echi di quegli autori che avevano contribuito a comporre la sostanza variegata dello stile nabokoviano; ed è anche la storia della ricerca di un padre, qui il mirabile personaggio dell’esploratore Konstantin Godunov-Cerdyncev, l’uomo che «sapeva due o tre cose che nessun altro sapeva» e socchiudeva gli occhi fissando lo sguardo verso «azzurri paesi». La peculiarità del Dono è dunque innanzitutto quella di comprendere in sé una pluralità di romanzi inscatolati e rispecchiati l’uno nell’altro sino al felice artificio di far sboccare la narrazione sulla scrittura di un libro che è poi il Dono stesso: esempio insuperato di quel libro sul libro e dentro il libro che, come forma di romanzo, avrebbe poi continuato a svilupparsi a tutt’oggi, in quella terra estrema della letteratura dove la parola tenta continuamente di riflettersi in se stessa, quasi applicando alla narrazione quel procedimento che diede origine al teorema di Gödel e continua ad abitare la camera segreta di ogni pensiero. Scritto in russo tra il 1935 e il 1937, pubblicato a puntate (ma senza il quarto capitolo) dalla rivista dell’emigrazione «Sovremennye Zapiski» nel 1937-38, Il dono ebbe la sua prima edizione integrale nel 1952. Questa è la prima traduzione dal testo originale di Dar, accompagnata da un saggio di Serena Vitale che aiuterà il lettore a riconoscere la vivida luce russa che bagna questo romanzo.

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 474

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845972933

ISBN-13: 9788845972935

Data di pubblicazione:

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Scritto fra il 1935 e il 1937, ultimo romanzo russo di Nabokov, Il dono è forse anche il primo, e certo il più inesauribile, romanzo russo del Novecento. Al suo centro incontriamo l’iniziazione alla letteratura, all’amore, all’età adulta, di un giovane emigrato russo nella Berlino degli anni Venti, figura in cui sin dall’inizio il lettore sarà tentato di riconoscere una trasposizione di Nabokov stesso, mentre alla fine, stupefatto e ammaliato dalla complessità dei rimandi che costellano tutto il romanzo, sarà tentato di riconoscerla ovunque e in nessuna parte – e cioè appunto in quello stesso vertiginoso gioco di rifrazioni. Ma, al tempo stesso, Il dono è il romanzo della letteratura russa, una partitura narrativa dove risuonano, per via di allusioni, deformazioni, ibridazioni, ogni sorta di versi, stilemi, echi di quegli autori che avevano contribuito a comporre la sostanza variegata dello stile nabokoviano; ed è anche la storia della ricerca di un padre, qui il mirabile personaggio dell’esploratore Konstantin Godunov-Cerdyncev, l’uomo che «sapeva due o tre cose che nessun altro sapeva» e socchiudeva gli occhi fissando lo sguardo verso «azzurri paesi». La peculiarità del Dono è dunque innanzitutto quella di comprendere in sé una pluralità di romanzi inscatolati e rispecchiati l’uno nell’altro sino al felice artificio di far sboccare la narrazione sulla scrittura di un libro che è poi il Dono stesso: esempio insuperato di quel libro sul libro e dentro il libro che, come forma di romanzo, avrebbe poi continuato a svilupparsi a tutt’oggi, in quella terra estrema della letteratura dove la parola tenta continuamente di riflettersi in se stessa, quasi applicando alla narrazione quel procedimento che diede origine al teorema di Gödel e continua ad abitare la camera segreta di ogni pensiero. Scritto in russo tra il 1935 e il 1937, pubblicato a puntate (ma senza il quarto capitolo) dalla rivista dell’emigrazione «Sovremennye Zapiski» nel 1937-38, Il dono ebbe la sua prima edizione integrale nel 1952. Questa è la prima traduzione dal testo originale di Dar, accompagnata da un saggio di Serena Vitale che aiuterà il lettore a riconoscere la vivida luce russa che bagna questo romanzo.

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