Nell'Inghilterra di Carlo III, a cavallo tra Sette e Ottocento, i diritti della minoranza ebraica non sono ancora riconosciuti, e il ghetto è un mondo a sé, con sue norme e consuetudini rigidamente stabilite. In questo ambiente, anche la figura degli schnorrer, del mendicante o del vagabondo, è inquadrata nelle norme, e ha i suoi diritti e i suoi doveri. Tra i primi, quello di poter usufruire dell'assistenza dei ricchi della comunità. Tra gli schnorrer, il sefardita (ebreo di origine iberica) Manasse Bueno Barzillai Azevedo da Costa è indubbiamente il "re degli schnorrer", e merita ampiamente il suo titolo per la suprema e travolgente maestria nell'arte di schnorrare. Egli riesce spavaldamente a scroccare ai ricchi con la sua sovrana arroganza, la sua arte della citazione biblica e talmudica, la sua spudorata abilità parolaia. Seguito da una "spalla" che va istruendo, come Don Chisciotte da Sancio, Ollio da Stanlio, Totò da Peppino, egli passa da impresa a impresa sconvolgendo il rigido universo del ghetto.