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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Nathaniel Hawthorne

Venti giorni con Julian

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Inserito il 13-05-2015 da gilberte
Aggiornato il 13-05-2015 da gilberte
Disponibile in 1 libreria
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Aggiornato il 13-05-2015 da gilberte
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Nell’estate del 1851 la moglie di Hawthorne, Sophia, parte con le due figlie per far visita ai genitori che vivono nei pressi di Boston. Così, per tre settimane, lo scrittore si ritrova da solo – e all’inizio un po’ sgomento – con il figlio Julian, che ha cinque anni ed è un vero chatterbox, infaticabile produttore di parole e di domande. Hawthorne è schivo, introverso, incline a elaborare storie di memorabile e fascinosa cupezza, come La lettera scarlatta. Non è abituato alle piccole incombenze pratiche che la vita di un bambino impone: vestirlo, pettinarlo (quanto difficile!), distrarlo, nutrirlo – e sempre rispondendo alle sue incessanti domande. Ma Hawthorne impegna nel compito tutta la sua buona volontà. E il risultato è una meraviglia: un modello (anche ironico e autoironico) di come un padre e un figlio possano intendersi e un incantevole resoconto di quel rapporto, dove l’unico adulto che appare è Herman Melville, il quale, a cavallo, viene a trovare l’amico per parlare finalmente del possibile e dell’impossibile.Come osserva Paul Auster nella sua partecipe introduzione, Hawthorne è riuscito a compiere quello che ogni genitore sogna: far vivere il proprio figlio per sempre. E insieme a suggerirci il segreto di quel sorriso che incantava Julian.

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 119

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845919145

ISBN-13: 9788845919145

Data di pubblicazione: 2004

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Nell’estate del 1851 la moglie di Hawthorne, Sophia, parte con le due figlie per far visita ai genitori che vivono nei pressi di Boston. Così, per tre settimane, lo scrittore si ritrova da solo – e all’inizio un po’ sgomento – con il figlio Julian, che ha cinque anni ed è un vero chatterbox, infaticabile produttore di parole e di domande. Hawthorne è schivo, introverso, incline a elaborare storie di memorabile e fascinosa cupezza, come La lettera scarlatta. Non è abituato alle piccole incombenze pratiche che la vita di un bambino impone: vestirlo, pettinarlo (quanto difficile!), distrarlo, nutrirlo – e sempre rispondendo alle sue incessanti domande. Ma Hawthorne impegna nel compito tutta la sua buona volontà. E il risultato è una meraviglia: un modello (anche ironico e autoironico) di come un padre e un figlio possano intendersi e un incantevole resoconto di quel rapporto, dove l’unico adulto che appare è Herman Melville, il quale, a cavallo, viene a trovare l’amico per parlare finalmente del possibile e dell’impossibile.Come osserva Paul Auster nella sua partecipe introduzione, Hawthorne è riuscito a compiere quello che ogni genitore sogna: far vivere il proprio figlio per sempre. E insieme a suggerirci il segreto di quel sorriso che incantava Julian.

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