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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Massimiliano Verga

Un gettone di libertà

Voto medio della comunità Lìberos
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Inserito il 27-07-2015 da Michela L.
Aggiornato il 27-07-2015 da Michela L.
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 27-07-2015 da Michela L.
Aggiornato il 27-07-2015 da Michela L.
Disponibile in 1 libreria

«La paternità non è un fatto di sangue. Per come la vedo io, la paternità è qualcosa d'altro: è un susseguirsi di domande e voglia di esserci.
Non esiste un manuale di istruzioni sulla paternità buono per tutte le occasioni. Esiste soltanto una risma di fogli bianchi che i tuoi figli ti aiutano a riempire.
Fogli pieni di inevitabili errori, poesie improvvisate, arrabbiature ricorrenti, dolci sorprese. Fogli dove giorno dopo giorno annoti i tuoi goffi tentativi di regalare loro il dono più prezioso: quello di essere liberi e di non rinunciare mai a essere se stessi.
Dei miei tre figli, uno è disabile. Moreno non vede, non parla e non può capire quasi nulla di quello che gli succede intorno. Moreno non sarà mai un uomo libero, anche se io fossi il padre migliore del mondo.
Perché Moreno non può scegliere.
Con Jacopo e Cosimo, posso provare a mettere nelle loro tasche un gettone di libertà. Magari minuscolo e un po' ammaccato. Ma posso sperare di riuscirci.
Con Moreno, invece, so che non sarà mai possibile.
Insomma, ho imparato presto che alcune partite non si potranno mai vincere. (In questo, essere interisti aiuta...) E col tempo ho anche imparato che, in ogni caso, non è soltanto la tua responsabilità di padre a importi di giocarle. Perché quelle partite meritano di essere giocate comunque, anche se sai che non porterai a casa i tre punti. Per un motivo molto semplice: quelle partite possono essere anche tremendamente divertenti.»
A due anni dalla pubblicazione di Zigulì, Massimiliano Verga racconta gli ultimi dodici, e decisivi, anni della sua esistenza in una sorta di cronaca-riflessione sulla paternità. Ma ripercorre, con il coraggio e l'onestà che conosciamo, anche la sua particolarissima storia di figlio che, proprio mentre diventa padre, scopre una sconvolgente verità che lo tocca nel profondo.
Dalla felicità di essere padre - la prima volta - di Jacopo alla dolorosa presa di coscienza di cosa significhi esserlo di un figlio «diverso», passando attraverso inevitabili momenti di sconforto, rabbia e impotenza, ma anche tutte le piccole e grandi conquiste e gioie quotidiane, la straordinaria testimonianza, ancora una volta tremendamente cruda e insieme dolcissima, di un uomo coraggioso che cerca ogni giorno di dare un senso al suo ruolo di padre, cioè alla sua vita.

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Editore: Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 192

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8852048200

ISBN-13: 9788852048203

Data di pubblicazione: 2014

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Massimiliano Verga

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«La paternità non è un fatto di sangue. Per come la vedo io, la paternità è qualcosa d'altro: è un susseguirsi di domande e voglia di esserci.
Non esiste un manuale di istruzioni sulla paternità buono per tutte le occasioni. Esiste soltanto una risma di fogli bianchi che i tuoi figli ti aiutano a riempire.
Fogli pieni di inevitabili errori, poesie improvvisate, arrabbiature ricorrenti, dolci sorprese. Fogli dove giorno dopo giorno annoti i tuoi goffi tentativi di regalare loro il dono più prezioso: quello di essere liberi e di non rinunciare mai a essere se stessi.
Dei miei tre figli, uno è disabile. Moreno non vede, non parla e non può capire quasi nulla di quello che gli succede intorno. Moreno non sarà mai un uomo libero, anche se io fossi il padre migliore del mondo.
Perché Moreno non può scegliere.
Con Jacopo e Cosimo, posso provare a mettere nelle loro tasche un gettone di libertà. Magari minuscolo e un po' ammaccato. Ma posso sperare di riuscirci.
Con Moreno, invece, so che non sarà mai possibile.
Insomma, ho imparato presto che alcune partite non si potranno mai vincere. (In questo, essere interisti aiuta...) E col tempo ho anche imparato che, in ogni caso, non è soltanto la tua responsabilità di padre a importi di giocarle. Perché quelle partite meritano di essere giocate comunque, anche se sai che non porterai a casa i tre punti. Per un motivo molto semplice: quelle partite possono essere anche tremendamente divertenti.»
A due anni dalla pubblicazione di Zigulì, Massimiliano Verga racconta gli ultimi dodici, e decisivi, anni della sua esistenza in una sorta di cronaca-riflessione sulla paternità. Ma ripercorre, con il coraggio e l'onestà che conosciamo, anche la sua particolarissima storia di figlio che, proprio mentre diventa padre, scopre una sconvolgente verità che lo tocca nel profondo.
Dalla felicità di essere padre - la prima volta - di Jacopo alla dolorosa presa di coscienza di cosa significhi esserlo di un figlio «diverso», passando attraverso inevitabili momenti di sconforto, rabbia e impotenza, ma anche tutte le piccole e grandi conquiste e gioie quotidiane, la straordinaria testimonianza, ancora una volta tremendamente cruda e insieme dolcissima, di un uomo coraggioso che cerca ogni giorno di dare un senso al suo ruolo di padre, cioè alla sua vita.

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Éntula, il festival letterario diffuso CON la Sardegna

Mens Sana, festival di letteratura sportiva

Liquida, festival di letteratura giornalistica