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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Rosa Matteucci

Libera la Karenina che è in te

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 29-04-2016 da strepitio
Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 29-04-2016 da strepitio
Aggiornato il 29-04-2016 da strepitio
Disponibile in 1 libreria

Quando la protagonista («la donna») parte per Asmara, sa soltanto che va a fare una visita a un vecchio amico («il ragazzo che aspettava qualcosa») che insegna nel liceo italiano: forse per sfuggire all’orrore delle feste natalizie – o forse per chiarire la sostanza di un legame difficile, troppo simile all’amore per esserlo davvero. Ma sarà proprio lui, l’amico, che la guiderà, nei modi cerimoniosi e sommessi di un’archetipica necessità, all’incontro con un soldato del contingente di pace, che ha tatuato sulla spalla destra san Giorgio, uccisore del drago. I tre si addentreranno così – tra gli abbagli necrotici delle province dell’Ovest e le sfocate visioni della laguna di Massawa, le feste tribali a Barentù e gli incantesimi apotropaici di una fattucchiera – in un dedalo tragicomico di malintesi e maldestrezze che ha, al tempo stesso, l’andamento di un vaudeville e di un dramma amoroso, e al culmine del quale alla protagonista accadrà, come a una derisoria reincarnazione dell’eroina tolstojana, di desiderare la morte ai bordi di una ferrovia sulla quale non passano più treni.Come ben sanno i lettori del suo primo romanzo, Lourdes, Rosa Matteucci possiede la rara capacità di giustapporre e sovrapporre il pathos e il grottesco senza diminuirne la carica, anzi esaltandola. E per questa via raggiunge un’accorata, lancinante percezione di quel fondo oscuro e doloroso che sta dietro a tutto.

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strepitio

ma no! che cazzo di finale, così tronco e insapore. la scrittura ha conquistato, era da quattro stelle abbondanti, e la chiusura è stata in netto contrasto con le aspettative create, uno sberleffo insomma.

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 165

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845917649

ISBN-13: 9788845917646

Data di pubblicazione: 2003

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Quando la protagonista («la donna») parte per Asmara, sa soltanto che va a fare una visita a un vecchio amico («il ragazzo che aspettava qualcosa») che insegna nel liceo italiano: forse per sfuggire all’orrore delle feste natalizie – o forse per chiarire la sostanza di un legame difficile, troppo simile all’amore per esserlo davvero. Ma sarà proprio lui, l’amico, che la guiderà, nei modi cerimoniosi e sommessi di un’archetipica necessità, all’incontro con un soldato del contingente di pace, che ha tatuato sulla spalla destra san Giorgio, uccisore del drago. I tre si addentreranno così – tra gli abbagli necrotici delle province dell’Ovest e le sfocate visioni della laguna di Massawa, le feste tribali a Barentù e gli incantesimi apotropaici di una fattucchiera – in un dedalo tragicomico di malintesi e maldestrezze che ha, al tempo stesso, l’andamento di un vaudeville e di un dramma amoroso, e al culmine del quale alla protagonista accadrà, come a una derisoria reincarnazione dell’eroina tolstojana, di desiderare la morte ai bordi di una ferrovia sulla quale non passano più treni.Come ben sanno i lettori del suo primo romanzo, Lourdes, Rosa Matteucci possiede la rara capacità di giustapporre e sovrapporre il pathos e il grottesco senza diminuirne la carica, anzi esaltandola. E per questa via raggiunge un’accorata, lancinante percezione di quel fondo oscuro e doloroso che sta dietro a tutto.

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ma no! che cazzo di finale, così tronco e insapore. la scrittura ha conquistato, era da quattro stelle abbondanti, e la chiusura è stata in netto contrasto con le aspettative create, uno sberleffo insomma.

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