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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Barbara Fiorio

Qualcosa di vero

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 15-06-2016 da Martocchia
Aggiornato il 15-06-2016 da Martocchia
Disponibile in 1 libreria
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Aggiornato il 15-06-2016 da Martocchia
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A rincasare ubriachi nel cuore della notte si rischia di inciampare in qualsiasi cosa: un gradino, i lacci delle scarpe, uno stuoino fuori posto. Ma se ti chiami Giulia, sei una pubblicitaria di successo e per te l’infanzia è solo una nicchia di mercato, puoi anche inciampare in una camicia da notte con una bambina dentro: Rebecca, la figlia della nuova vicina. Allora, tra i fumi dell’alcol, puoi persino decidere di ospitarla per una notte sul tuo divano. Salvo poi rimanere invischiata in sessioni di fiabe da raccontarle ogni volta che la madre, misteriosamente, non c’è. Da Cenerentola a Pollicino, da Raperonzolo alla Sirenetta, purché siano sempre le versioni originali: quelle di Perrault, dei Grimm e di Andersen, dove i ranocchi si trasformano in principi soltanto se li lanci contro un muro, e non sono certo i baci a risvegliare le più belle del reame. Se invece ti chiami Rebecca e sei arrivata da poco in città, puoi provare a conquistare i compagni di classe con le “fiabe vere”. Salvo poi imbatterti nelle temibili bimbe della Gilda del cerchietto, pronte a screditarti con le versioni edulcorate della Disney.
E forse, nonostante i tuoi nove anni, cercherai di far capire a Giulia, la tua amica del pianerottolo, che, anche se i principi azzurri nella realtà non esistono, l’uomo giusto a volte è più vicino di quanto si pensi. Ciò che ancora non sai è che la verità costa cara. E non solo perché certe cose è meglio non raccontarle, specie quando ci sono di mezzo i segreti degli adulti. Ma anche perché in ogni storia, persino in quelle più divertenti, si nasconde un mostro. E per sconfiggerlo le parole non bastano.
Per sconfiggerlo ci vuole qualcosa di vero.

Giulia è una pubblicitaria scombinata. Rebecca è una bambina che non si accontenta delle solite storie. Un pianerottolo. Un incontro. E, da tenere segreto, qualcosa di vero.

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Martocchia

“Salì su un taxi e si godette il viaggio guardando scorrere la città oltre il vetro. Le macchine nella corsia accanto, le luci accese nei palazzi, le persone che camminavano sui marciapiedi, chi aspettava un autobus, chi attraversava la strada.
Gente. Gente che viveva, gente che restava ferma o che correva chissà dove, gente che arrivava, gente che andava, gente che dietro le finestre cenava o litigava, gente che urlava, gente che picchiava, gente che piangeva o si vergognava.
Erano tutti numeri, dati target e cluster, erano qualcosa da analizzare, da raggiungere von slogan e prodotti, da far canticchiare negli ascensori, da far sognare davanti a una vetrina, da ingozzare di cibo industriale, da strigliare con saponi chimici, da ossessionare con oggetti di tendenza, da rintronare con bevande alcoliche. Qualunque cosa facessero, erano convinti che fosse una loro libera scelta.
Desiderò provare qualcosa per loro, ma non ci riuscì.
Senza un volto e una storia, per lei tutto era gente. Aveva sposato cause umanitarie, aveva difeso valori e si era indignata per le ingiustizie nel mondo, sempre con profonda convinzione. Aveva accumulato diverse posizioni nette che non aveva ancora messo in dubbio, ma sempre a una debita e rassicurante distanza. Fino al giorno in cui una bambina le aveva chiesto una fiaba.”


Non a tutti i bambini piacciono le classiche storie dal finale “E vissero sempre felici e contenti...”. Alcuni sono talmente assuefatti alla realtà che non si fanno certo abbindolare da una scarpetta di cristallo e da un castello incantato. O meglio, va bene la scarpetta, va bene il castello ma..poi? La realtà dove sta?
Ecco, Rebecca ha nove anni e di bugie e sotterfugi ne ha già abbastanza. E le fiabe le piacciono, davvero, ma solo quelle raccontate dalla Signora della Buonanotte. Quelle storie dove ci sono le principesse vere, che spesso sono stupide, o lasciano le mele a metà, o non si innamorano certo di uno a caso, solo perché le ha baciate una volta, mentre si erano assopite un attimo.
La signora della Buonanotte è Giulia, la vicina di pianerottolo, trentenne, grafica pubblicitaria all'apice del successo che, tra pubblicità vegane e di lubrificanti, mai e poi mai avrebbe potuto immaginare che un giorno sarebbe finita a raccontare storie ad una novenne curiosa e impertinente.

.......Perché mi è piaciuto? Perché è fedele al titolo.
Perché ci sprona a cercare e a pretendere la verità, ad ogni costo. Sempre, da qualsiasi situazione.

...continua su: http://sullungomaredellibro.blogspot.com/2016/07/barbara-fiorio-qualcosa-di-vero.html

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Editore: Feltrinelli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 256

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8807031353

ISBN-13: 9788807031359

Data di pubblicazione: 2015

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E forse, nonostante i tuoi nove anni, cercherai di far capire a Giulia, la tua amica del pianerottolo, che, anche se i principi azzurri nella realtà non esistono, l’uomo giusto a volte è più vicino di quanto si pensi. Ciò che ancora non sai è che la verità costa cara. E non solo perché certe cose è meglio non raccontarle, specie quando ci sono di mezzo i segreti degli adulti. Ma anche perché in ogni storia, persino in quelle più divertenti, si nasconde un mostro. E per sconfiggerlo le parole non bastano.
Per sconfiggerlo ci vuole qualcosa di vero.

Giulia è una pubblicitaria scombinata. Rebecca è una bambina che non si accontenta delle solite storie. Un pianerottolo. Un incontro. E, da tenere segreto, qualcosa di vero.

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Gente. Gente che viveva, gente che restava ferma o che correva chissà dove, gente che arrivava, gente che andava, gente che dietro le finestre cenava o litigava, gente che urlava, gente che picchiava, gente che piangeva o si vergognava.
Erano tutti numeri, dati target e cluster, erano qualcosa da analizzare, da raggiungere von slogan e prodotti, da far canticchiare negli ascensori, da far sognare davanti a una vetrina, da ingozzare di cibo industriale, da strigliare con saponi chimici, da ossessionare con oggetti di tendenza, da rintronare con bevande alcoliche. Qualunque cosa facessero, erano convinti che fosse una loro libera scelta.
Desiderò provare qualcosa per loro, ma non ci riuscì.
Senza un volto e una storia, per lei tutto era gente. Aveva sposato cause umanitarie, aveva difeso valori e si era indignata per le ingiustizie nel mondo, sempre con profonda convinzione. Aveva accumulato diverse posizioni nette che non aveva ancora messo in dubbio, ma sempre a una debita e rassicurante distanza. Fino al giorno in cui una bambina le aveva chiesto una fiaba.”


Non a tutti i bambini piacciono le classiche storie dal finale “E vissero sempre felici e contenti...”. Alcuni sono talmente assuefatti alla realtà che non si fanno certo abbindolare da una scarpetta di cristallo e da un castello incantato. O meglio, va bene la scarpetta, va bene il castello ma..poi? La realtà dove sta?
Ecco, Rebecca ha nove anni e di bugie e sotterfugi ne ha già abbastanza. E le fiabe le piacciono, davvero, ma solo quelle raccontate dalla Signora della Buonanotte. Quelle storie dove ci sono le principesse vere, che spesso sono stupide, o lasciano le mele a metà, o non si innamorano certo di uno a caso, solo perché le ha baciate una volta, mentre si erano assopite un attimo.
La signora della Buonanotte è Giulia, la vicina di pianerottolo, trentenne, grafica pubblicitaria all'apice del successo che, tra pubblicità vegane e di lubrificanti, mai e poi mai avrebbe potuto immaginare che un giorno sarebbe finita a raccontare storie ad una novenne curiosa e impertinente.

.......Perché mi è piaciuto? Perché è fedele al titolo.
Perché ci sprona a cercare e a pretendere la verità, ad ogni costo. Sempre, da qualsiasi situazione.

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