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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Dino Buzzati

Poema a fumetti

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 28-09-2016 da Laura
Aggiornato il 28-09-2016 da Laura
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 28-09-2016 da Laura
Aggiornato il 28-09-2016 da Laura
Disponibile in 1 libreria

Riproponendo l'antico mito di Orfeo ed Euridice scrive Claudio Toscani nella sua introduzione a questo volume "Buzzati evoca un immaginoso inferno contemporaneo. Orfi è un moderno cantautore ed Eura la sua innamorata, una ragazza che la morte si porta via nel fiore degli anni. Orfi la vede scomparire una sera nella porticina di una villa misteriosa che sorge poroprio di fronte a casa sua. Sembra un ombra, non una giovane ed espansiva teenager e, infatti, non è lei viva, ma la sua anima. E la porticina è lo sbocco in superfice dell'inferno, un moderno Ade che ha il suo terminale terrestre in via Saterna, la via di Orfi, una immaginaria via del centro di una per altro realissima Milano... Poema a fumetti, dunque, si presenta come un rapido inventario di 'bassezze' e di 'nobiltà', quelle che albergano nel cuore di tutti, dal fantastico al reale, al triviale; e, per contro, dall'erotico e dal sadico, all'etico".

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Laura

Del tutto nuovo, per me, questo Buzzati disegnatore! Dalla narrativa alla poesia, dal teatro al giornalismo, senza tralasciare musica e pittura, Dino Buzzati fu un autore tanto fecondo quanto poliedrico, propenso a sperimentare nuove strade e ad appassionarsi, come nel caso del fumetto, a ciò che ai più poteva apparire privo d’interesse letterario. Non a caso, come si scopre leggendo l’interessantissima introduzione al volume, l’autore di “Un amore” e “Il deserto dei Tartari” era un gran lettore di “comics”, si direbbe oggi: Diabolik, Paperino e Paperon de’ Paperoni lo affascinavano al pari dei personaggi dei capolavori della letteratura mondiale! Pubblicato nel 1969 tra disorientamento, scandalo e imbarazzo (il più imbarazzato di tutti, al momento di recensirlo, sembrava essere Indro Montanelli), “Poema a fumetti” fu comunque un successo, dal momento che le prime edizioni andarono letteralmente a ruba. L’opera occupa un posto particolare nella produzione buzzatiana risultando, oltretutto, di difficile identificazione: raccolta di disegni o romanzo/racconto illustrato? Fumetto o libro d’arte? Niente di tutto questo. Semmai, come viene ben argomentato nella già citata introduzione, “Poema a fumetti”, con notevole anticipo sui tempi, è un libro che apre la strada alla Graphic Novel dai temi impegnati che tanta fortuna ha avuto da un certo momento in poi. A Buzzati va il merito di aver conferito dignità a un genere – quello delle nuvole parlanti, appunto – fino ad allora ritenuto privo di valore letterario; non per niente, da Casa Bonelli, tempio del fumetto popolare nostrano, gli giunse un sentito e riconoscente plauso. È il mito classico di Orfeo e della sua discesa agli Inferi quello raccontato nelle oltre duecento tavole a colori che compongono l’opera, riproposto però in chiave moderna e originale. Orfi è infatti il nome del protagonista, Eura quello della ragazza amata da riportare nel mondo dei vivi; l’inferno è la stessa città di Milano perché, come qualcuno laggiù fa notare, si finisce per appartenere al proprio luogo anche da morti. “Sai dove ti trovi? […] Perché non ti affacci alla finestra?” “Ma siamo sempre a Milano. Non vedo nessuna differenza.” “Per te, Orfi, è Milano, Milano essendo la tua vita, per un altro è Zagabria, Karlsruhe, Paranà.” Insomma, un aldilà metropolitano e spersonalizzante, dove la vita continua libera (finalmente?) dal giogo dei sentimenti, dal tempo, dal dolore, dalla speranza (“il più malvagio dei supplizi”) e, soprattutto, dalla morte stessa; quest’ultima, ormai niente più che pensiero eterno e caro, diviene addirittura oggetto di rimpianto poiché, incredibilmente, si scopre che è ciò che dà senso all’esistenza (ecco perché, all’inizio, l’autore aveva scelto il titolo “La cara morte”). E in un siffatto mondo delle anime, al posto di cerberi e caronti, troviamo diavoli custodi inconsistenti che indossano giacche e avvenenti ragazze tutt’altro che spirituali. Ecco un altro punto: la carnalità e l’erotismo sono espliciti e prorompenti tra queste pagine, troppo per l’epoca in cui il libro fu dato alle stampe. Fumetti bondage, illustrazioni e foto osé sono state fonte di ispirazione e rielaborazione, ma le citazioni e i richiami artistici in generale sono innumerevoli e vanno da Caspar David Friedrich alla Pop Art, giusto per dare un’idea della ricchezza, e complessità, di un’opera come questa. La rivisitazione del mito, lo stile poetico della scrittura che via via si fonde e diventa una cosa sola con le immagini e lo struggente rimpianto che tutto questo pervade rendono “Poema a fumetti” un capolavoro da leggere e rileggere. Un inno, più che alla morte, alla vita stessa.

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Editore: Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 240

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804472510

ISBN-13: 9788804472513

Data di pubblicazione: 1997

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Del tutto nuovo, per me, questo Buzzati disegnatore! Dalla narrativa alla poesia, dal teatro al giornalismo, senza tralasciare musica e pittura, Dino Buzzati fu un autore tanto fecondo quanto poliedrico, propenso a sperimentare nuove strade e ad appassionarsi, come nel caso del fumetto, a ciò che ai più poteva apparire privo d’interesse letterario. Non a caso, come si scopre leggendo l’interessantissima introduzione al volume, l’autore di “Un amore” e “Il deserto dei Tartari” era un gran lettore di “comics”, si direbbe oggi: Diabolik, Paperino e Paperon de’ Paperoni lo affascinavano al pari dei personaggi dei capolavori della letteratura mondiale! Pubblicato nel 1969 tra disorientamento, scandalo e imbarazzo (il più imbarazzato di tutti, al momento di recensirlo, sembrava essere Indro Montanelli), “Poema a fumetti” fu comunque un successo, dal momento che le prime edizioni andarono letteralmente a ruba. L’opera occupa un posto particolare nella produzione buzzatiana risultando, oltretutto, di difficile identificazione: raccolta di disegni o romanzo/racconto illustrato? Fumetto o libro d’arte? Niente di tutto questo. Semmai, come viene ben argomentato nella già citata introduzione, “Poema a fumetti”, con notevole anticipo sui tempi, è un libro che apre la strada alla Graphic Novel dai temi impegnati che tanta fortuna ha avuto da un certo momento in poi. A Buzzati va il merito di aver conferito dignità a un genere – quello delle nuvole parlanti, appunto – fino ad allora ritenuto privo di valore letterario; non per niente, da Casa Bonelli, tempio del fumetto popolare nostrano, gli giunse un sentito e riconoscente plauso. È il mito classico di Orfeo e della sua discesa agli Inferi quello raccontato nelle oltre duecento tavole a colori che compongono l’opera, riproposto però in chiave moderna e originale. Orfi è infatti il nome del protagonista, Eura quello della ragazza amata da riportare nel mondo dei vivi; l’inferno è la stessa città di Milano perché, come qualcuno laggiù fa notare, si finisce per appartenere al proprio luogo anche da morti. “Sai dove ti trovi? […] Perché non ti affacci alla finestra?” “Ma siamo sempre a Milano. Non vedo nessuna differenza.” “Per te, Orfi, è Milano, Milano essendo la tua vita, per un altro è Zagabria, Karlsruhe, Paranà.” Insomma, un aldilà metropolitano e spersonalizzante, dove la vita continua libera (finalmente?) dal giogo dei sentimenti, dal tempo, dal dolore, dalla speranza (“il più malvagio dei supplizi”) e, soprattutto, dalla morte stessa; quest’ultima, ormai niente più che pensiero eterno e caro, diviene addirittura oggetto di rimpianto poiché, incredibilmente, si scopre che è ciò che dà senso all’esistenza (ecco perché, all’inizio, l’autore aveva scelto il titolo “La cara morte”). E in un siffatto mondo delle anime, al posto di cerberi e caronti, troviamo diavoli custodi inconsistenti che indossano giacche e avvenenti ragazze tutt’altro che spirituali. Ecco un altro punto: la carnalità e l’erotismo sono espliciti e prorompenti tra queste pagine, troppo per l’epoca in cui il libro fu dato alle stampe. Fumetti bondage, illustrazioni e foto osé sono state fonte di ispirazione e rielaborazione, ma le citazioni e i richiami artistici in generale sono innumerevoli e vanno da Caspar David Friedrich alla Pop Art, giusto per dare un’idea della ricchezza, e complessità, di un’opera come questa. La rivisitazione del mito, lo stile poetico della scrittura che via via si fonde e diventa una cosa sola con le immagini e lo struggente rimpianto che tutto questo pervade rendono “Poema a fumetti” un capolavoro da leggere e rileggere. Un inno, più che alla morte, alla vita stessa.

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