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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
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I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
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La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Philipp von Boeselager

Volevamo uccidere Hitler.

L'ultimo testimone dell'operazione Valchiria racconta il complotto del 20 luglio 1944

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 28-09-2016 da Laura
Aggiornato il 28-09-2016 da Laura
Disponibile in 1 libreria
Inserito il 28-09-2016 da Laura
Aggiornato il 28-09-2016 da Laura
Disponibile in 1 libreria

18 luglio 1944. Philipp von Boeselager, ufficiale di cavalleria sul fronte orientale, ha una missione per i suoi 1200 uomini a cavallo, una missione che conosce solo Philipp: tornare a Berlino in tutta fretta e occupare i centri di potere del Terzo Reich. Perché Hitler sta per essere assassinato e lui fa parte di quel complotto, che vuole salvare la Germania dal disastro della guerra e dall'infamia dei crimini nazisti. Figlio di una nobile famiglia renana, Philipp von Boeselager è entrato nell'esercito tedesco per tradizione familiare: come molti suoi colleghi, non ha intuito la reale pericolosità di Hitler, ma quando le prove dell'orrore nazista sono diventate inequivocabili non ha potuto ignorare ciò che si commetteva in nome della sua amata patria. Ed è diventato una parte attiva del piccolo gruppo di alti ufficiali che hanno deciso che l'unica via di salvezza per la Germania è l'uccisione del Führer. Tuttavia il 20 luglio 1944 il complotto, denominato operazione Valchiria, fallisce: lo scoppio della borsa esplosiva collocata nella sala riunioni della Wolfsschanze, il quartier generale di Hitler nella Prussia orientale, uccide tre persone, ma non il capo supremo del Reich. Von Stauffenberg e i suoi compiici vengono individuati e giustiziati, mentre Philipp si salva. Muore il 1° maggio 2008 lasciando questa testimonianza. Una storia che sembra frutto dell'invenzione di un romanziere, caratterizzata al tempo stesso da una onestà storica che non indulge nella retorica o nel racconto edificante.

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Laura

Amo leggere libri di questo genere che sono una testimonianza diretta di chi allora c’era. Il tema della Resistenza tedesca, poi, m’interessa e mi appassiona in modo particolare: penso che essa riscatti l’immagine di un Paese e di un’intera nazione che avrebbe meritato ben altro. Personaggi come Claus von Stauffenberg e tutti i congiurati della celebre Operazione Valchiria, così come i ragazzi della Rosa Bianca (dico un nome per tutti: Sophie Scholl) e tanti altri che pagarono a caro prezzo l’opposizione al regime, rappresentano infatti l’altro volto, quello decisamente migliore, della Germania della poco gloriosa epoca nazionalsocialista. Non dimentichiamo – e di questo sono fermamente convinta – che la prima vittima del regime hitleriano fu proprio lo stesso popolo tedesco, dal momento che fu intenzionalmente programmata l’eliminazione fisica dei disabili e di tutti i “diversi”, mentre un’intera generazione di giovani, nata e cresciuta a partire dai primi anni Trenta, veniva snaturata e allevata soltanto al fine di odiare il prossimo e combattere all’insegna dei falsi e insani miti della Grande Germania e della purezza della razza. Uomini come Stauffenberg, Tresckow, Philipp von Boeselager, autore di questo libro, ma anche personaggi come il generale Rommel, appartenevano invece a un’altra generazione che aveva conservato onore e cuore: militari sì, ma non macellai e anche se qualcuno fra loro aveva inizialmente gridato “Heil Hitler” sulle ceneri della Repubblica di Weimar (andiamo a rivedere, per favore, le pesanti responsabilità del Trattato di Versailles del 1919 e pure del cosiddetto appeasement di Francia e Inghilterra poco prima del ’39…), si era presto reso conto dello schifo che il führer e tutta la feccia intorno a lui (Göring, Himmler, Goebbels, solo per citare illustre parte di quella merda) stavano compiendo ai danni del Paese. Un regime che, a dimostrazione di quanto tenesse al popolo tedesco, non cessò di innalzare forche ed eseguire sommariamente condanne a morte fino all’ultimo, con i russi ormai alle porte di Berlino. Questo libro di Philipp von Boeselager, militare di professione insieme al fratello Georg e salvatosi solo perché qualcuno dei congiurati, pur sotto tortura, non fece il suo nome, mette in luce come buona parte della Wehrmacht, persino ad alti livelli, non fosse a conoscenza della reale portata dei crimini nazisti da parte delle unità paramilitari delle SS e se quel maledetto 20 luglio 1944 l’Operazione Valchiria avesse avuto fortuna, essa avrebbe anticipato, sia pur di nemmeno un anno rispetto a quel che poi fu, la fine della guerra salvando, a dir poco, milioni di vite umane. A chi ancora oggi si permette di affermare che «per i tedeschi i campi di concentramento non ci sono stati» (e non faccio nomi), consiglio di andare a rivedere la storica foto di Willy Brandt (un altro perseguitato tedesco, non a caso, durante quegli anni tremendi) in ginocchio al ghetto di Varsavia e a chi abbia avuto la pazienza di leggere fino alla fine questo mio commento al libro in questione di guardare (o riguardare) le scene finali di un noto film dedicato all’Operazione Valchiria: http://germanhistorydocs.ghi-dc.org/sub_image.cfm?image_id=161&language=german http://www.youtube.com/watch?v=15r-CX992DU

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Editore:

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 208

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804586028

ISBN-13: 9788804586029

Data di pubblicazione:

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Philipp von Boeselager

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18 luglio 1944. Philipp von Boeselager, ufficiale di cavalleria sul fronte orientale, ha una missione per i suoi 1200 uomini a cavallo, una missione che conosce solo Philipp: tornare a Berlino in tutta fretta e occupare i centri di potere del Terzo Reich. Perché Hitler sta per essere assassinato e lui fa parte di quel complotto, che vuole salvare la Germania dal disastro della guerra e dall'infamia dei crimini nazisti. Figlio di una nobile famiglia renana, Philipp von Boeselager è entrato nell'esercito tedesco per tradizione familiare: come molti suoi colleghi, non ha intuito la reale pericolosità di Hitler, ma quando le prove dell'orrore nazista sono diventate inequivocabili non ha potuto ignorare ciò che si commetteva in nome della sua amata patria. Ed è diventato una parte attiva del piccolo gruppo di alti ufficiali che hanno deciso che l'unica via di salvezza per la Germania è l'uccisione del Führer. Tuttavia il 20 luglio 1944 il complotto, denominato operazione Valchiria, fallisce: lo scoppio della borsa esplosiva collocata nella sala riunioni della Wolfsschanze, il quartier generale di Hitler nella Prussia orientale, uccide tre persone, ma non il capo supremo del Reich. Von Stauffenberg e i suoi compiici vengono individuati e giustiziati, mentre Philipp si salva. Muore il 1° maggio 2008 lasciando questa testimonianza. Una storia che sembra frutto dell'invenzione di un romanziere, caratterizzata al tempo stesso da una onestà storica che non indulge nella retorica o nel racconto edificante.

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