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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
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I nomi epiceni
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"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
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La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Licia Troisi

I regni di Nashira

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 06-05-2015 da licia_t
Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
Disponibile in 5 librerie
Inserito il 06-05-2015 da licia_t
Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
Disponibile in 5 librerie

Nashira è un mondo in cui l'aria è il bene più raro: solo gli immensi alberi che ricoprono l'impero di Talaria possono produrla e un'arcana pietra è in grado di trattenerla. Tutte le città vivono alla loro ombra, e un antico dogma impedisce agli abitanti di osservare direttamente il cielo e i suoi due soli.
È così che Talitha, figlia del conte del Regno dell'Estate, è sempre vissuta, finché la morte improvvisa dell'amata sorella non la costringe a prendere il suo posto in monastero. Ma Talitha è una combattente e quella vita, con i suoi intrighi e le sue proibizioni, le va stretta: il suo destino è la spada, e con il fedele schiavo Saiph progetta di fuggire. Non sa ancora che le sacerdotesse proteggono un segreto: il mondo sta per essere distrutto, minacciato da un male che presto trasformerà ogni cosa in un incubo di fuoco, e solo un essere di razza sconosciuta, imprigionato e nascosto come eretico, sa come salvarlo.
In un universo rigidamente diviso tra schiavi e uomini liberi, fede e dubbio, verità e oscurantismo, Talitha dovrà affrontare un viaggio fino alle terre più fredde di Talaria e trovare l'unica risposta in grado di salvare Nashira.

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Recensioni

Valberici

Questo libro di Licia  mi ha regalato parecchie emozioni. E devo dire che la cosa mi ha sorpreso, perchè ero convinto che, restando nel genere fantasy, l’autrice non sarebbe riuscita a “coinvolgermi” così come aveva fatto con la sue prime trilogie. Mi sono sbagliato. E mi sono domandato perchè cavolo questo libro mi è piaciuto.
Ok, la scrittura è ancora migliorata. Non ci sono divagazioni o sottotrame slegate. I personaggi sono ben costruiti. Ci sono “accessori” e scene non strettamente necessari, ma ben “inseriti” e armonizzati con la narrazione: per esempio i draghi e un taglio di capelli di “antica memoria”.
E potrei citare altri miglioramenti, ma tutti riconducibili all’ esperienza e al “mestiere”.
Del resto tutti i bravi artigiani con gli anni affinano le loro capacità e vanno verso la semplicità e l’efficienza/efficacia.
Un grande scrittore ci dice, in un suo libro recente: “Che si tratti di narrativa o saggistica, conta solo una domanda, e una risposta: ‘Cosa accadde?’ chiede il lettore. ‘Questo…E questo…e anche questo’ risponde lo scrittore. Farla semplice è il modo più sicuro”.
Ma questo non spiega perchè leggendo mi sono commosso un paio di volte.
Ora torno a parlare di lettore implicito e vi ridò la definizione.
Lettore implicito: “l’idea di pubblico che le scelte linguistiche, stilistiche, contenutistiche implicano”.
Ecco, io credo che in questo libro il lettore implicito coincida con l’autore, ovvero, detto in parole semplici, che Licia scrive innanzitutto per se stessa, operando scelte che le provocano una reazione, nel caso specifico delle emozioni.
Ed ha la capacità, assai rara, di saper operare scelte collegate alla parte di immaginario che tutti condividiamo. In pratica, per dirla più o meno alla maniera di Jung, attinge quasi sempre all’ inconscio collettivo, e quando si rifà al suo inconscio personale si tratta sempre di un’esperienza che può essere compresa da tutti.
E’ straordinario come Licia riesca ad attingere facilmente agli archetipi e li rielabori “in veste di fantasie” che “spesso rivelano la loro presenza solo per mezzo di immagini simboliche”.
Così facendo riesce in quello che è il compito di un narratore: “E non è questo a rendere uno scritto meritevole del voto più alto? Non è il fatto di provocare una reazione?”.
Naturalmente non sostengo che questo libro sia un capolavoro, e sicuramente Licia non è ancora in grado di “intervenire” sull’ inconscio collettivo, agendo direttamente sugli archetipi e creando nuovi simboli,  ma un buon "artigiano" e sempre preferibile ad un pessimo "artista".

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Lux

Anche se la critica in generale non lo ha apprezzato molto, ho trovato questo libro bellissimo e intrigante: Licia Troisi è riuscita a catturare il mio interesse ancora sin dalle prime pagine grazie all' ambientazione fantastica e ai protagonisti. L'ho finito in un paio di giorni e consigliato a tutti quelli che conosco!

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Editore: A. Mondadori

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 428

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8804613424

ISBN-13: 9788804613428

Data di pubblicazione: 2011

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Licia Troisi

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Aggiornato il 06-05-2015 da licia_t
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Nashira è un mondo in cui l'aria è il bene più raro: solo gli immensi alberi che ricoprono l'impero di Talaria possono produrla e un'arcana pietra è in grado di trattenerla. Tutte le città vivono alla loro ombra, e un antico dogma impedisce agli abitanti di osservare direttamente il cielo e i suoi due soli.
È così che Talitha, figlia del conte del Regno dell'Estate, è sempre vissuta, finché la morte improvvisa dell'amata sorella non la costringe a prendere il suo posto in monastero. Ma Talitha è una combattente e quella vita, con i suoi intrighi e le sue proibizioni, le va stretta: il suo destino è la spada, e con il fedele schiavo Saiph progetta di fuggire. Non sa ancora che le sacerdotesse proteggono un segreto: il mondo sta per essere distrutto, minacciato da un male che presto trasformerà ogni cosa in un incubo di fuoco, e solo un essere di razza sconosciuta, imprigionato e nascosto come eretico, sa come salvarlo.
In un universo rigidamente diviso tra schiavi e uomini liberi, fede e dubbio, verità e oscurantismo, Talitha dovrà affrontare un viaggio fino alle terre più fredde di Talaria e trovare l'unica risposta in grado di salvare Nashira.

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Questo libro di Licia  mi ha regalato parecchie emozioni. E devo dire che la cosa mi ha sorpreso, perchè ero convinto che, restando nel genere fantasy, l’autrice non sarebbe riuscita a “coinvolgermi” così come aveva fatto con la sue prime trilogie. Mi sono sbagliato. E mi sono domandato perchè cavolo questo libro mi è piaciuto.
Ok, la scrittura è ancora migliorata. Non ci sono divagazioni o sottotrame slegate. I personaggi sono ben costruiti. Ci sono “accessori” e scene non strettamente necessari, ma ben “inseriti” e armonizzati con la narrazione: per esempio i draghi e un taglio di capelli di “antica memoria”.
E potrei citare altri miglioramenti, ma tutti riconducibili all’ esperienza e al “mestiere”.
Del resto tutti i bravi artigiani con gli anni affinano le loro capacità e vanno verso la semplicità e l’efficienza/efficacia.
Un grande scrittore ci dice, in un suo libro recente: “Che si tratti di narrativa o saggistica, conta solo una domanda, e una risposta: ‘Cosa accadde?’ chiede il lettore. ‘Questo…E questo…e anche questo’ risponde lo scrittore. Farla semplice è il modo più sicuro”.
Ma questo non spiega perchè leggendo mi sono commosso un paio di volte.
Ora torno a parlare di lettore implicito e vi ridò la definizione.
Lettore implicito: “l’idea di pubblico che le scelte linguistiche, stilistiche, contenutistiche implicano”.
Ecco, io credo che in questo libro il lettore implicito coincida con l’autore, ovvero, detto in parole semplici, che Licia scrive innanzitutto per se stessa, operando scelte che le provocano una reazione, nel caso specifico delle emozioni.
Ed ha la capacità, assai rara, di saper operare scelte collegate alla parte di immaginario che tutti condividiamo. In pratica, per dirla più o meno alla maniera di Jung, attinge quasi sempre all’ inconscio collettivo, e quando si rifà al suo inconscio personale si tratta sempre di un’esperienza che può essere compresa da tutti.
E’ straordinario come Licia riesca ad attingere facilmente agli archetipi e li rielabori “in veste di fantasie” che “spesso rivelano la loro presenza solo per mezzo di immagini simboliche”.
Così facendo riesce in quello che è il compito di un narratore: “E non è questo a rendere uno scritto meritevole del voto più alto? Non è il fatto di provocare una reazione?”.
Naturalmente non sostengo che questo libro sia un capolavoro, e sicuramente Licia non è ancora in grado di “intervenire” sull’ inconscio collettivo, agendo direttamente sugli archetipi e creando nuovi simboli,  ma un buon "artigiano" e sempre preferibile ad un pessimo "artista".

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Anche se la critica in generale non lo ha apprezzato molto, ho trovato questo libro bellissimo e intrigante: Licia Troisi è riuscita a catturare il mio interesse ancora sin dalle prime pagine grazie all' ambientazione fantastica e ai protagonisti. L'ho finito in un paio di giorni e consigliato a tutti quelli che conosco!

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