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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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Huckelberry Finn
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Don Chisciotte
Oltre un mese fa, 23-10-2023
Il delta di Venere
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Michel Houellebecq

In presenza di Schopenhauer

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Recensioni (0)
Inserito il 21-05-2020 da
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Non c’è dubbio che, lanciandosi nella stesura di questo testo significativamente intitolato In presenza di Schopenhauer, Michel Houellebecq abbia voluto condividere con i propri lettori questo incontro per lui così decisivo. La forza della rivelazione suscitata in lui da quella lettura, infatti, è innegabilmente legata allo shock procurato dal riconoscere un alter ego con il quale si capisce subito che sta per instaurarsi un’intesa duratura. Schopenhauer l’esperto di sofferenza, il pessimista radicale, il solitario misantropo, si rivela una lettura “confortante” per Houellebecq – in due ci si sente meno soli. Tanto da indurci a chiedere: Houellebecq era schopenhaueriano prima di leggere Schopenhauer, o è stata questa lettura a renderlo quello che conosciamo? Era già, fondamentalmente, “non riconciliato” (con il mondo, con gli uomini, con la vita) o Schopenhauer ha seminato i germi del conflitto? Houellebecq amava già i cani più del genere umano, o bisogna riconoscere, qui come altrove, l’influenza di Arthur?

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Editore: La Nave di Teseo Editore spa

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 80

Formato: BOOK

ISBN-10: 8893442191

ISBN-13: 9788893442190

Data di pubblicazione: 2017

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Non c’è dubbio che, lanciandosi nella stesura di questo testo significativamente intitolato In presenza di Schopenhauer, Michel Houellebecq abbia voluto condividere con i propri lettori questo incontro per lui così decisivo. La forza della rivelazione suscitata in lui da quella lettura, infatti, è innegabilmente legata allo shock procurato dal riconoscere un alter ego con il quale si capisce subito che sta per instaurarsi un’intesa duratura. Schopenhauer l’esperto di sofferenza, il pessimista radicale, il solitario misantropo, si rivela una lettura “confortante” per Houellebecq – in due ci si sente meno soli. Tanto da indurci a chiedere: Houellebecq era schopenhaueriano prima di leggere Schopenhauer, o è stata questa lettura a renderlo quello che conosciamo? Era già, fondamentalmente, “non riconciliato” (con il mondo, con gli uomini, con la vita) o Schopenhauer ha seminato i germi del conflitto? Houellebecq amava già i cani più del genere umano, o bisogna riconoscere, qui come altrove, l’influenza di Arthur?

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