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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Karl Ove Knausgård

In autunno

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Inserito il 10-12-2020 da
Disponibile in 0 librerie
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Il primo della serie, In autunno, inizia quando mancano ancora sei mesi al parto. I mesi in questione sono settembre, ottobre e novembre. Ogni mese è introdotto da una lettera che scrive alla figlia, in cui le presenta i suoi fratelli e la sua futura famiglia, le racconta di loro, le parla di quando il papà l’ha vista attraverso le ecografie, di come l’ha accarezzata quando toccava il pancione della madre. In queste lettere trapela l’enorme amore che Knausgård prova già per la piccola, il desiderio che nasca, la sua curiosità di conoscerla, di sapere chi è questa nuova creatura di cui non sa ancora nulla. Ogni lettera è seguita da una serie di brevi saggi, sessanta in tutto, che non superano mai le quattro pagine di lunghezza. Lo scopo di Knausgård è quello di trasmettere ad Anna (e a se stesso) che la vita è dura, ma che è assolutamente bella e degna di essere vissuta. La capacità di cogliere la bellezza dell’esistenza va osservata focalizzandosi sulle piccole cose, siano esse oggetti come un termos, un sacchetto di plastica, una gomma da masticare, insetti come le vespe o le mosche, animali come il tasso o la vipera. Oppure il vomito, il sangue, la pipì. Il dolore, il silenzio. Van Gogh. Il sole. Per poter cogliere la realtà, quella vera, non quella che è frutto delle nostre personali concezioni, delle gerarchie, dell’immagine che abbiamo di essa, dobbiamo imparare a concentrarci sull’oggetto e a poco a poco privarlo delle sue caratteristiche concrete per passare oltre. Un esempio su tutti: il termos. Oltre alla sua funzione pratica di trasportare bevande calde o fredde, è come un’estensione della casa, una componente del nostro focolare domestico che portiamo con noi nel mondo, un totem. Però, se questo oggetto non crea nessun tipo di imbarazzo in ambiti sociali aperti come boschi o parchi o sui mezzi pubblici, in una casa altrui diventa invece una sorta di minaccia/affronto nei confronti della “sovranità territoriale” di quella famiglia.

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Editore: Feltrinelli Editore

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 240

Formato: BOOK

ISBN-10: 8858841328

ISBN-13: 9788858841327

Data di pubblicazione: 2020

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Il primo della serie, In autunno, inizia quando mancano ancora sei mesi al parto. I mesi in questione sono settembre, ottobre e novembre. Ogni mese è introdotto da una lettera che scrive alla figlia, in cui le presenta i suoi fratelli e la sua futura famiglia, le racconta di loro, le parla di quando il papà l’ha vista attraverso le ecografie, di come l’ha accarezzata quando toccava il pancione della madre. In queste lettere trapela l’enorme amore che Knausgård prova già per la piccola, il desiderio che nasca, la sua curiosità di conoscerla, di sapere chi è questa nuova creatura di cui non sa ancora nulla. Ogni lettera è seguita da una serie di brevi saggi, sessanta in tutto, che non superano mai le quattro pagine di lunghezza. Lo scopo di Knausgård è quello di trasmettere ad Anna (e a se stesso) che la vita è dura, ma che è assolutamente bella e degna di essere vissuta. La capacità di cogliere la bellezza dell’esistenza va osservata focalizzandosi sulle piccole cose, siano esse oggetti come un termos, un sacchetto di plastica, una gomma da masticare, insetti come le vespe o le mosche, animali come il tasso o la vipera. Oppure il vomito, il sangue, la pipì. Il dolore, il silenzio. Van Gogh. Il sole. Per poter cogliere la realtà, quella vera, non quella che è frutto delle nostre personali concezioni, delle gerarchie, dell’immagine che abbiamo di essa, dobbiamo imparare a concentrarci sull’oggetto e a poco a poco privarlo delle sue caratteristiche concrete per passare oltre. Un esempio su tutti: il termos. Oltre alla sua funzione pratica di trasportare bevande calde o fredde, è come un’estensione della casa, una componente del nostro focolare domestico che portiamo con noi nel mondo, un totem. Però, se questo oggetto non crea nessun tipo di imbarazzo in ambiti sociali aperti come boschi o parchi o sui mezzi pubblici, in una casa altrui diventa invece una sorta di minaccia/affronto nei confronti della “sovranità territoriale” di quella famiglia.

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