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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Questo mese, 15-03-2023
Il lavatoio
Daull Sophie

Argomento interessante e di grande riflessione. Un crimine efferato affrontato sia dal punto di vista del colpevole sia da quello della figlia [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 02-02-2023
La mala erba
Antonio Manzini

Un libro che proprio non mi aspettavo da Manzini, forse è per questo che sono rimasta delusa. Non sembra nemmeno scritto da lui, personaggi poc [...]

Maria Agostina


Don Chisciotte
Oltre un mese fa, 26-01-2023
I miei stupidi intenti
Bernardo Zannoni

Una lirica. Animali che vivono nel bosco, in lotta per la sopravvivenza ma tormentati da Dio. Usano piatti e letti e sedie per sedersi, e scr [...]

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Susan Abulhawa

Ogni mattina a Jenin

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Inserito il 20-06-2016 da Michela L.
Aggiornato il 20-06-2016 da Michela L.
Disponibile in 5 librerie
Inserito il 20-06-2016 da Michela L.
Aggiornato il 20-06-2016 da Michela L.
Disponibile in 5 librerie

Susan Abulhawa ha scritto un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il Cacciatore di aquiloni ha fatto per l'Afghanistan. Di vibrante realismo e inesorabilmente diretto alla verità, racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria". Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

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Editore: Feltrinelli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 390

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8807018454

ISBN-13: 9788807018459

Data di pubblicazione: 2011

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Susan Abulhawa ha scritto un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il Cacciatore di aquiloni ha fatto per l'Afghanistan. Di vibrante realismo e inesorabilmente diretto alla verità, racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria". Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

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