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Gianrico Carofiglio

Le perfezioni provvisorie

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 02-05-2016 da Mario
Aggiornato il 02-05-2016 da Mario
Disponibile in 30 librerie
Inserito il 02-05-2016 da Mario
Aggiornato il 02-05-2016 da Mario
Disponibile in 30 librerie

È scomparsa una ragazza. Sono state fatte le indagini ma non si è approdato a niente e il PM che segue il caso vuole archiviare. Il legale della famiglia in un ultimo tentativo si rivolge al suo vecchio amico Guido Guerrieri e gli chiede di dare un’occhiata alle carte. Chi sa che non riesca a trovare qualcosa. E Guerrieri accetta di leggere il fascicolo. Manuela è sparita dopo una serata in discoteca tra i trulli di Ostuni. È stata accompagnata da amici alla stazione per prendere il treno per Roma dove frequenta l'università. Ma alla stazione se ne sono perse le tracce: niente sms o telefonate, niente bancomat, nessuno l'ha vista più. A Guerrieri, che è attento e sensibile, qualcosa non torna nei contorni della vicenda; scava nell'esistenza di Manuela, una vita come tante, parla con gli amici, cerca qualche appiglio da cui partire. L'unica nota stonata è la figura di un ex fidanzato della ragazza, dal passato non proprio limpido ma che nei giorni della sparizione si trovava all'estero. Questa volta per Guerrieri si tratta di un lavoro di investigazione più che di un affare di giustizia, mentre la sua vita continua a dividersi tra lo studio – che si è arricchito di nuovi personaggi, Maria Teresa, che si è laureata e ora è praticante, e Consuelo, avvocatessa peruviana, – il tribunale, le passeggiate con Caterina, che di Manuela è l'amica più cara e sembra molto attratta da Guido, e le serate con Nadia (che i lettori di Carofiglio hanno già incontrato in Ad occhi chiusi), con la quale si ritrova sempre più spesso nel locale "Chelsea hotel n. 2". Insieme a loro Pino, il cane da combattimento che Nadia ha salvato, detto anche Baskerville. La casualità che governa tutta la storia sembra a un tratto subire un'accelerazione e l'enigma si scioglie nella soluzione imprevedibile.

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Tintaglia

E' Guido Guerrieri, e tanto basta. Un Guerrieri più stanco, più solo, ancora più preda delle sue voci interne, e più lucido nell'analizzarsi. Romanzo bellissimo e di profonda, intensa malinconia; anche se davvero viene voglia di prendere nota di quei momenti perfetti che la vita ci offre, la cui perfezione risiede proprio nella loro transitorietà. Le perfezioni provvisorie, appunto.

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sassa74

Ignoravo l'esistenza di Carofiglio fino alla sera in cui lo vidi ospite a Victor Victoria (una replica, forse). Mi colpì molto la sua capacità di pensare diverse cose contemporaneamente e così, mentre chiacchierava con la Cabello aveva un blocco per appunti, in mano e scriveva alcuni suoi pensieri (che ha letto poi ad alta voce, e non riguardavano il programma, ma immagini, descrizioni, scene che aveva in testa e che prendevano forma nero su bianco, come sicuramente hanno preso forma in questo e negli altri suoi libri), e tutto ciò senza distrarsi o estraniarsi dall'intervista! Mi è sembrato dunque un uomo attivo, dalla mente acuta, vivace, sveglia, recettiva a tutto quello che lo circonda, e lo si può notare anche dalle descrizioni minuziose ed attente che ho trovato in questo libro: dal piccolo tic di una ragazza che trovandosi a disagio si tocca spesso il sopracciglio, al modo lento e tranquillo con cui il maresciallo dei carabinieri avvicina alle labbra la tazza del cappuccino (per citare solo un paio di esempi). Così qualche giorno fa in un ipermercato, al reparto libri, mi sono soffermata su questa copertina: "Carofiglio... ma non è quello di Victor Victoria?!?" ho pensato guardando il nome dell'autore, e sono rimasta lì qualche istante, incerta se acquistarlo o no. Il suo modo di scrivere mi è piaciuto tanto che sono riuscita a leggere tutto il libro in una domenica pomeriggio/sera (complice l'influenza che mi ha costretta a riposo). è stato scorrevole come un dialogo tra me e l'avvocato penalista Guido Guerrieri - il protagonista - che raccontava la vicenda della trama con qualche digressione sulla sua vita personale, sui suoi ricordi, sulla sua normale attività di avvocato in studio, con clienti da seguire che non avevano nulla a che vedere con il caso principale, e che erano come piccole storie nella storia. Mi è sembrato di vivere la sua quotidianità, con incontri, appuntamenti e pensieri che hanno reso alla lettura il personaggio di Guido Guerrieri più umano, realistico, un personaggio "a tutto tondo", "a 360°", non esente da dubbi o incertezze, tentazioni, pregiudizi e "seghe mentali" da uomo di mezza età (come quando entra per la prima volta in un locale gay e si sente a disagio - lui, etero! - temendo di incontrare qualcuno che conosce; o come quando, sensibile alle poco velate avances di una delle protagoniste, di vent'anni più giovane di lui, tenta di frenarsi pensando che potrebbe essere suo padre, e che in effetti i genitori di lei hanno solo qualche anno più di lui, o pensando a come giustificare un viaggio a roma con questa ragazza che non è né collega, né cliente, né collaboratrice, quando entrambi sono single e dunque liberissimi di fare insieme un viaggio a roma - viaggio che tra l'altro non sarebbe, almeno in teoria, di piacere, ma di lavoro!). Guerrieri è la classica persona "della porta accanto", quello che potremmo incontrare al semaforo, mentre va in bicicletta in studio, oppure a cena in un locale, qualche tavolo più in là, oppure mentre passeggia da solo di sera, in una città semideserta, illuminata dai lampioni. Guerrieri come Montalbano, dunque: uomini "normali", vite "normali", alle quali ci appassioniamo perché li sentiamo "reali", perché in loro riscopriamo i nostri stessi difetti, vizi, qualità, gusti, persino ricordi di gioventù e d'infanzia... Le parentesi inoltre erano ben studiate per non risultare troppo noiose o fuorvianti: era un po' come decidere di fare delle deviazioni su un rettilineo, tanto per cambiare paesaggio e panorama, e poi ritornare con tranquillità e semplicità, sul percorso principale. Digressioni e lunghe parentesi nostalgiche a parte (senza le quali il libro sarebbe stato forse più sottile di almeno cento o centocinquanta pagine), la trama era ben studiata ma debole, in alcuni momenti, per certi versi anche scontata, quando non abbondantemente ispirata dal Montalbano di "la vampa d'agosto": Guerrieri-Caterina come Montalbano-Adriana, entrambe le donne molto più giovani, entrambe tentatrici con un secondo fine, entrambi gli uomini (nonostante la differenza di età: Guerrieri ne ha 45, Montalbano, nella "vampa d'agosto" ne ha 55 o giù di lì) soli, sopraffatti dalle crisi di mezza età, che si lasciano sedurre come burattini. Non so se Carofiglio abbia letto Camilleri, o se ne abbia visto la serie tv, ma più ci penso (anche stanotte, dopo averlo finito, non riuscivo a dormirci!), più mi sembrano simili... mi viene il dubbio che alla Sellerio (casa editrice di entrambi: sia di Camilleri che di Carofiglio), abbiano pubblicato il romanzo di Carofiglio senza leggerlo: io mi sarei aspettata quantomeno una telefonata "scusa, ma non ti pare di aver scritto qualcosa di simile a Camilleri?!?" solo un altro piccolo dubbio: ma il titolo "le perfezioni provvisorie", cosa c'entra con la storia? Carofiglio prova a spiegarlo in un paio di occasioni, ma ho come l'impressione che la spiegazione non regga, e che non sia pertinente con la trama...

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Editore: Sellerio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 336

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8838924546

ISBN-13: 9788838924545

Data di pubblicazione: 2010

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È scomparsa una ragazza. Sono state fatte le indagini ma non si è approdato a niente e il PM che segue il caso vuole archiviare. Il legale della famiglia in un ultimo tentativo si rivolge al suo vecchio amico Guido Guerrieri e gli chiede di dare un’occhiata alle carte. Chi sa che non riesca a trovare qualcosa. E Guerrieri accetta di leggere il fascicolo. Manuela è sparita dopo una serata in discoteca tra i trulli di Ostuni. È stata accompagnata da amici alla stazione per prendere il treno per Roma dove frequenta l'università. Ma alla stazione se ne sono perse le tracce: niente sms o telefonate, niente bancomat, nessuno l'ha vista più. A Guerrieri, che è attento e sensibile, qualcosa non torna nei contorni della vicenda; scava nell'esistenza di Manuela, una vita come tante, parla con gli amici, cerca qualche appiglio da cui partire. L'unica nota stonata è la figura di un ex fidanzato della ragazza, dal passato non proprio limpido ma che nei giorni della sparizione si trovava all'estero. Questa volta per Guerrieri si tratta di un lavoro di investigazione più che di un affare di giustizia, mentre la sua vita continua a dividersi tra lo studio – che si è arricchito di nuovi personaggi, Maria Teresa, che si è laureata e ora è praticante, e Consuelo, avvocatessa peruviana, – il tribunale, le passeggiate con Caterina, che di Manuela è l'amica più cara e sembra molto attratta da Guido, e le serate con Nadia (che i lettori di Carofiglio hanno già incontrato in Ad occhi chiusi), con la quale si ritrova sempre più spesso nel locale "Chelsea hotel n. 2". Insieme a loro Pino, il cane da combattimento che Nadia ha salvato, detto anche Baskerville. La casualità che governa tutta la storia sembra a un tratto subire un'accelerazione e l'enigma si scioglie nella soluzione imprevedibile.

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Ignoravo l'esistenza di Carofiglio fino alla sera in cui lo vidi ospite a Victor Victoria (una replica, forse). Mi colpì molto la sua capacità di pensare diverse cose contemporaneamente e così, mentre chiacchierava con la Cabello aveva un blocco per appunti, in mano e scriveva alcuni suoi pensieri (che ha letto poi ad alta voce, e non riguardavano il programma, ma immagini, descrizioni, scene che aveva in testa e che prendevano forma nero su bianco, come sicuramente hanno preso forma in questo e negli altri suoi libri), e tutto ciò senza distrarsi o estraniarsi dall'intervista! Mi è sembrato dunque un uomo attivo, dalla mente acuta, vivace, sveglia, recettiva a tutto quello che lo circonda, e lo si può notare anche dalle descrizioni minuziose ed attente che ho trovato in questo libro: dal piccolo tic di una ragazza che trovandosi a disagio si tocca spesso il sopracciglio, al modo lento e tranquillo con cui il maresciallo dei carabinieri avvicina alle labbra la tazza del cappuccino (per citare solo un paio di esempi). Così qualche giorno fa in un ipermercato, al reparto libri, mi sono soffermata su questa copertina: "Carofiglio... ma non è quello di Victor Victoria?!?" ho pensato guardando il nome dell'autore, e sono rimasta lì qualche istante, incerta se acquistarlo o no. Il suo modo di scrivere mi è piaciuto tanto che sono riuscita a leggere tutto il libro in una domenica pomeriggio/sera (complice l'influenza che mi ha costretta a riposo). è stato scorrevole come un dialogo tra me e l'avvocato penalista Guido Guerrieri - il protagonista - che raccontava la vicenda della trama con qualche digressione sulla sua vita personale, sui suoi ricordi, sulla sua normale attività di avvocato in studio, con clienti da seguire che non avevano nulla a che vedere con il caso principale, e che erano come piccole storie nella storia. Mi è sembrato di vivere la sua quotidianità, con incontri, appuntamenti e pensieri che hanno reso alla lettura il personaggio di Guido Guerrieri più umano, realistico, un personaggio "a tutto tondo", "a 360°", non esente da dubbi o incertezze, tentazioni, pregiudizi e "seghe mentali" da uomo di mezza età (come quando entra per la prima volta in un locale gay e si sente a disagio - lui, etero! - temendo di incontrare qualcuno che conosce; o come quando, sensibile alle poco velate avances di una delle protagoniste, di vent'anni più giovane di lui, tenta di frenarsi pensando che potrebbe essere suo padre, e che in effetti i genitori di lei hanno solo qualche anno più di lui, o pensando a come giustificare un viaggio a roma con questa ragazza che non è né collega, né cliente, né collaboratrice, quando entrambi sono single e dunque liberissimi di fare insieme un viaggio a roma - viaggio che tra l'altro non sarebbe, almeno in teoria, di piacere, ma di lavoro!). Guerrieri è la classica persona "della porta accanto", quello che potremmo incontrare al semaforo, mentre va in bicicletta in studio, oppure a cena in un locale, qualche tavolo più in là, oppure mentre passeggia da solo di sera, in una città semideserta, illuminata dai lampioni. Guerrieri come Montalbano, dunque: uomini "normali", vite "normali", alle quali ci appassioniamo perché li sentiamo "reali", perché in loro riscopriamo i nostri stessi difetti, vizi, qualità, gusti, persino ricordi di gioventù e d'infanzia... Le parentesi inoltre erano ben studiate per non risultare troppo noiose o fuorvianti: era un po' come decidere di fare delle deviazioni su un rettilineo, tanto per cambiare paesaggio e panorama, e poi ritornare con tranquillità e semplicità, sul percorso principale. Digressioni e lunghe parentesi nostalgiche a parte (senza le quali il libro sarebbe stato forse più sottile di almeno cento o centocinquanta pagine), la trama era ben studiata ma debole, in alcuni momenti, per certi versi anche scontata, quando non abbondantemente ispirata dal Montalbano di "la vampa d'agosto": Guerrieri-Caterina come Montalbano-Adriana, entrambe le donne molto più giovani, entrambe tentatrici con un secondo fine, entrambi gli uomini (nonostante la differenza di età: Guerrieri ne ha 45, Montalbano, nella "vampa d'agosto" ne ha 55 o giù di lì) soli, sopraffatti dalle crisi di mezza età, che si lasciano sedurre come burattini. Non so se Carofiglio abbia letto Camilleri, o se ne abbia visto la serie tv, ma più ci penso (anche stanotte, dopo averlo finito, non riuscivo a dormirci!), più mi sembrano simili... mi viene il dubbio che alla Sellerio (casa editrice di entrambi: sia di Camilleri che di Carofiglio), abbiano pubblicato il romanzo di Carofiglio senza leggerlo: io mi sarei aspettata quantomeno una telefonata "scusa, ma non ti pare di aver scritto qualcosa di simile a Camilleri?!?" solo un altro piccolo dubbio: ma il titolo "le perfezioni provvisorie", cosa c'entra con la storia? Carofiglio prova a spiegarlo in un paio di occasioni, ma ho come l'impressione che la spiegazione non regga, e che non sia pertinente con la trama...

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