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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Patrick Süskind

Il profumo

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (3)
Inserito il 04-06-2018 da KaraLettura
Aggiornato il 04-06-2018 da KaraLettura
Disponibile in 20 librerie
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Aggiornato il 04-06-2018 da KaraLettura
Disponibile in 20 librerie

Jean-Baptiste Grenouille, nato il 17 luglio 1783 nel luogo più puzzolente di Francia, il Cimetière des Innocents di Parigi, rifiutato dalla madre fin dal momento della nascita, rifiutato dalle balie perché non ha l'odore che dovrebbero avere i neonati, anzi perché "non ha nessun odore", rifiutato dagli istituti religiosi, riesce a sopravvivere a dispetto di tutto e di tutti. E, crescendo, scopre di possedere un dono inestimabile: una prodigiosa capacità di percepire e distinguere gli odori. Forte di questa facoltà, di quest'unica qualità, Grenouille decide di diventare il più grande profumiere del mondo, e il lettore lo segue nel suo peregrinare tra botteghe odorose, apprendista stregone che supera in breve ogni maestro passando dalla popolosa e fetida Parigi a Grasse, città dei profumieri nell'ariosa Provenza. L'ambizione di Grenouille non è quella di arricchirsi, né ha sete di gloria; persegue, invece, un suo folle sogno: dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l'amore in chiunque lo fiuti, e pur di ottenerlo non si fermerà davanti a nulla.

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Recensioni

sassa74

L'olfatto è il più "antico" dei nostri sensi e delle nostre capacità, eppure è anche il meno considerato. Non dimentichiamo che siamo "animali" e come animali discendenti di altri animali è attraverso l'olfatto che percepiamo il mondo, ancor prima che con la vista, l'udito, il tatto, il gusto, ancor prima che con qualsiasi altra capacità acquisita o sviluppata di comunicazione come la parola. Attraverso l'olfatto, i nostri antenati percepivano la presenza di prede o predatori, cibo o pericoli in agguato. Non è forse annusando che spesso riconosciamo se un alimento è andato a male, o se è ancora commestibile? L'olfatto è anche il primo mezzo, quello più primitivo, ma anche quello più sicuro, che abbiamo per comunicare con il resto del mondo. Ricordo ancora il giorno che è nato mio figlio: quando l'ostetrica lo ha appoggiato vicino a me, ancora sporco di sangue e liquido amniotico, la prima cosa che ho fatto è stata annusarlo. Non ho percepito in realtà alcun odore particolare in quell'esserino minuscolo e spelacchiato che mi emozionava e commuoveva tanto, mi stupìvo io stessa di quel gesto, ma inconsciamente in qualche angolo remoto del mio cervello stavo registrando l'odore naturale del mio bambino, e con esso quel legame che, tagliato il cordone ombelicale, mi legherà a lui, e lui a me, per tutta la vita. È attraverso l'olfatto che registriamo l'istintiva antipatia o simpatia per qualcuno: attraverso gli odori naturali – come li chiamano? Feromoni, mi pare – nostri propri, e quelli di chi ci circonda, ancor prima che comunicare con i gesti, con la mimica, con il linguaggio, ci sentiamo disponibili verso qualcuno, attratti o indichiamo il nostro livello di desiderio, di disponibilità... Attraverso l’olfatto le femmine di molte specie, comunicano ai maschi il periodo del calore; anche noi donne: gli ormoni femminili tipici del ciclo, non cambiano solo il nostro umore, ma anche l’odore naturale delle nostre “secrezioni”, il sudore innanzi tutto, comunicando ai maschi della nostra specie la nostra disponibilità (fisica per lo meno) alla fecondazione. Attraverso l’olfatto i maschi dominanti comunicano agli altri maschi del branco “questa è la mia zona”, marcando il territorio. E così nella specie umana, è attraverso l’olfatto – a livello inconscio, ovviamente – che riusciamo a comunicare emozioni come aggressività, stress, stanchezza, paura, ecc… Lo so, è riduttivo, ricondurre tutto ciò che riguarda la nostra sfera emotiva ad una mera questione di odori, ma ci sono tante cose che riguardano i nostri sentimenti e le nostre emozioni, che non riusciamo a spiegare, e che al limite giustifichiamo con una maggiore o minore “istintività” propria del nostro carattere, e che invece sono dominati da un livello diverso del nostro inconscio: il riconoscimento di alcuni particolari odori… Queste sono le premesse di un libro tanto particolare come "Il profumo", ed ora le descrizioni: avete presente le ricche ed elaborate associazioni che il sommelier Paolo Lauciani al TG5 faceva (non so se la rubrica esista ancora, è un bel po' di tempo che per motivi di orario, non seguo più il TG5 all'ora di pranzo...) per descrivere il bouquet aromatico ed il sapore ed il retrogusto di un vino? ecco, in questo libro, pagina dopo pagina avviene la stessa cosa, l'autore riesce a rievocare e a richiamare con le sole descrizioni, nella mente del lettore gli aromi, gli odori, i profumi più disparati! Il protagonista, di per sè, sul lettore ha lo stesso effetto che ha nel libro per le persone che incontra e che conosce: piccolo, insignificante, anche un po' bruttino, ma tutto sommato innocuo: innocuo perché non ha alcun odore che ne permetta il riconoscimento - a livello inconscio - come persona positiva o negativa. è di fronte agli altri, come un uomo senza ombra, come un uomo invisibile, se ne vede l'utilità, lo si sfrutta, ma senza quasi considerarlo al pari degli altri uomini... Lui stesso, tanto concentrato nella sua percezione del mondo attraverso l'olfatto, tanto coinvolto ed interessato dalla scoperta e dallo sfruttamento della sua capacità – superiore agli altri esseri umani – di sentire, immagazzinare, registrare, ma anche riprodurre gli odori naturali di qualsiasi cosa lo circondi, così concentrato sugli odori esterni, che solo dopo aver passato anni da solo con se stesso, si rende conto di non avere alcun odore personale, e d’un tratto tutto gli appare più chiaro: la vita, le persone, i loro odori, il loro comportamento nei suoi confronti, e ne fa una missione: ricreare l’aroma più “perfetto” che possa esistere in natura, usarlo come se fosse un vestito, per farsi amare, idolatrare, per rivivere la “Babele” del XVIII secolo: la presunzione dell’uomo che conscio delle proprie capacità e possibilità, le sfrutta per elevarsi a Dio sui suoi simili. È paziente, Grenouille, ci mette anni per raffinare l’arte del profumiere, lavora silenzioso ed apparentemente umile, viaggia ed impara il mestiere e tutti i suoi segreti, e nel frattempo osserva, ascolta, ma soprattutto sente e percepisce con l’olfatto, i suoi simili, e più li conosce, più si sente superiore ad essi per il solo fatto di possedere il dono che la natura gli ha concesso, e di saperlo usare. Ma solo con la morte di venticinque fanciulle vergini, può riuscire a ricreare quel profumo divino, sovrannaturale, che lo renderà Dio, di fronte a chiunque venga a contatto con lui, quel profumo che lo salverà dal patibolo una volta, e che lo porterà alla morte, l’unica fine possibile per i suoi folli propositi. Questa in breve è la trama… e Suskind l’ha descritta in maniera magistrale. Avrei messo anche la quinta stellina, per la verità, se non fosse che verso la fine ho trovato la trama piuttosto surreale e forzata: mi è quasi parso che ad un certo punto l’autore avesse “fretta” di terminare l’opera, ed ecco che le descrizioni sono meno dettagliate, e se all’inizio il susseguirsi degli eventi era piuttosto lento, vivendo con il protagonista anno dopo anno la sua vita, verso la fine, nelle ultimissime pagine, ecco che due anni – i due anni cruciali in cui il protagonista si impegna seriamente nella creazione del Suo Profumo – si consumano in una manciata di pagine. Sottolineerei poi un paio di eventi decisamente “forzati”, il cui inserimento nella trama secondo me è stato eccessivo: è infatti poco credibile la massa di cittadini coinvolta in un’orgia pubblica sotto il palco della sua condanna a morte, per aver solo sentito “una goccia” del Suo Profumo! È altrettanto poco credibile – sebbene in linea con la follia che si è impossessata della mente di Grenouille – la morte che avrà appena poche pagine dopo… Possibile che abbia fatto il possibile per salvarsi dalla morte, per poi immolarsi in maniera tanto cruenta poche pagine dopo?!?

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Denise Salis

Sarà che io, non avendo grandi doti olfattive, mi sono sentita ghettizzata da questo mondo parallelo fatto di odori e proiezioni razionali. Come se non nutrissi un risentito dispiacere personale per la perdita di certe sfumature quotidiane, arriva Suskind a rimarcare che l'odore è come l'anima e chi non lo ha o non lo percepisce è arido, mentre chi lo percepisce ne è schiavo e nemmeno s'accorge di esserlo, convinto di percepire il mondo con gli occhi e con il tatto. Ma Grenouille è davvero un mostro, lo è perché non ha odore/anima (e questo sembra giudicare le sue nefandezze) e la sua condanna è quella dell'ipersensibilità alle anime altrui. Personaggio originale, in un certo senso, nonostante mi abbia ricordato i personaggi delle storie soft horror in cui se ti rubano (o anche solo calpestano) l'ombra muori perché se non hai l'ombra, il riflesso (e qui il profumo), l'anima non sei completo. Ma non è vero che Grenouille non è antipatico, come ho letto in tante recensioni. E' dannatamente sfacciato e arrogante, una vera zecca (lo definisce così l'autore!), che si pone al di sopra di tutto e di tutti solo perché hai un naso. Sicuramente la narrazione è superiore a quella del film, che francamente mi ha indisposta nei confronti della lettura. Quindi è possibile che il conteggio finale delle stelline sia influenzata dalla nefanda visione della pellicola. Mea culpa.

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pmax

Libro sorpendente, il mondo percepito olfattivamente è molto diverso da quello usuale. Il protagonistsa, molto sinistro e inquietante, vive isolato dal mondo e con desideri,passioni e istinti non usuali in una persona.

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Editore: Tea

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 261

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8850215150

ISBN-13: 9788850215157

Data di pubblicazione: 2007

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Il profumo

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Jean-Baptiste Grenouille, nato il 17 luglio 1783 nel luogo più puzzolente di Francia, il Cimetière des Innocents di Parigi, rifiutato dalla madre fin dal momento della nascita, rifiutato dalle balie perché non ha l'odore che dovrebbero avere i neonati, anzi perché "non ha nessun odore", rifiutato dagli istituti religiosi, riesce a sopravvivere a dispetto di tutto e di tutti. E, crescendo, scopre di possedere un dono inestimabile: una prodigiosa capacità di percepire e distinguere gli odori. Forte di questa facoltà, di quest'unica qualità, Grenouille decide di diventare il più grande profumiere del mondo, e il lettore lo segue nel suo peregrinare tra botteghe odorose, apprendista stregone che supera in breve ogni maestro passando dalla popolosa e fetida Parigi a Grasse, città dei profumieri nell'ariosa Provenza. L'ambizione di Grenouille non è quella di arricchirsi, né ha sete di gloria; persegue, invece, un suo folle sogno: dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l'amore in chiunque lo fiuti, e pur di ottenerlo non si fermerà davanti a nulla.

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L'olfatto è il più "antico" dei nostri sensi e delle nostre capacità, eppure è anche il meno considerato. Non dimentichiamo che siamo "animali" e come animali discendenti di altri animali è attraverso l'olfatto che percepiamo il mondo, ancor prima che con la vista, l'udito, il tatto, il gusto, ancor prima che con qualsiasi altra capacità acquisita o sviluppata di comunicazione come la parola. Attraverso l'olfatto, i nostri antenati percepivano la presenza di prede o predatori, cibo o pericoli in agguato. Non è forse annusando che spesso riconosciamo se un alimento è andato a male, o se è ancora commestibile? L'olfatto è anche il primo mezzo, quello più primitivo, ma anche quello più sicuro, che abbiamo per comunicare con il resto del mondo. Ricordo ancora il giorno che è nato mio figlio: quando l'ostetrica lo ha appoggiato vicino a me, ancora sporco di sangue e liquido amniotico, la prima cosa che ho fatto è stata annusarlo. Non ho percepito in realtà alcun odore particolare in quell'esserino minuscolo e spelacchiato che mi emozionava e commuoveva tanto, mi stupìvo io stessa di quel gesto, ma inconsciamente in qualche angolo remoto del mio cervello stavo registrando l'odore naturale del mio bambino, e con esso quel legame che, tagliato il cordone ombelicale, mi legherà a lui, e lui a me, per tutta la vita. È attraverso l'olfatto che registriamo l'istintiva antipatia o simpatia per qualcuno: attraverso gli odori naturali – come li chiamano? Feromoni, mi pare – nostri propri, e quelli di chi ci circonda, ancor prima che comunicare con i gesti, con la mimica, con il linguaggio, ci sentiamo disponibili verso qualcuno, attratti o indichiamo il nostro livello di desiderio, di disponibilità... Attraverso l’olfatto le femmine di molte specie, comunicano ai maschi il periodo del calore; anche noi donne: gli ormoni femminili tipici del ciclo, non cambiano solo il nostro umore, ma anche l’odore naturale delle nostre “secrezioni”, il sudore innanzi tutto, comunicando ai maschi della nostra specie la nostra disponibilità (fisica per lo meno) alla fecondazione. Attraverso l’olfatto i maschi dominanti comunicano agli altri maschi del branco “questa è la mia zona”, marcando il territorio. E così nella specie umana, è attraverso l’olfatto – a livello inconscio, ovviamente – che riusciamo a comunicare emozioni come aggressività, stress, stanchezza, paura, ecc… Lo so, è riduttivo, ricondurre tutto ciò che riguarda la nostra sfera emotiva ad una mera questione di odori, ma ci sono tante cose che riguardano i nostri sentimenti e le nostre emozioni, che non riusciamo a spiegare, e che al limite giustifichiamo con una maggiore o minore “istintività” propria del nostro carattere, e che invece sono dominati da un livello diverso del nostro inconscio: il riconoscimento di alcuni particolari odori… Queste sono le premesse di un libro tanto particolare come "Il profumo", ed ora le descrizioni: avete presente le ricche ed elaborate associazioni che il sommelier Paolo Lauciani al TG5 faceva (non so se la rubrica esista ancora, è un bel po' di tempo che per motivi di orario, non seguo più il TG5 all'ora di pranzo...) per descrivere il bouquet aromatico ed il sapore ed il retrogusto di un vino? ecco, in questo libro, pagina dopo pagina avviene la stessa cosa, l'autore riesce a rievocare e a richiamare con le sole descrizioni, nella mente del lettore gli aromi, gli odori, i profumi più disparati! Il protagonista, di per sè, sul lettore ha lo stesso effetto che ha nel libro per le persone che incontra e che conosce: piccolo, insignificante, anche un po' bruttino, ma tutto sommato innocuo: innocuo perché non ha alcun odore che ne permetta il riconoscimento - a livello inconscio - come persona positiva o negativa. è di fronte agli altri, come un uomo senza ombra, come un uomo invisibile, se ne vede l'utilità, lo si sfrutta, ma senza quasi considerarlo al pari degli altri uomini... Lui stesso, tanto concentrato nella sua percezione del mondo attraverso l'olfatto, tanto coinvolto ed interessato dalla scoperta e dallo sfruttamento della sua capacità – superiore agli altri esseri umani – di sentire, immagazzinare, registrare, ma anche riprodurre gli odori naturali di qualsiasi cosa lo circondi, così concentrato sugli odori esterni, che solo dopo aver passato anni da solo con se stesso, si rende conto di non avere alcun odore personale, e d’un tratto tutto gli appare più chiaro: la vita, le persone, i loro odori, il loro comportamento nei suoi confronti, e ne fa una missione: ricreare l’aroma più “perfetto” che possa esistere in natura, usarlo come se fosse un vestito, per farsi amare, idolatrare, per rivivere la “Babele” del XVIII secolo: la presunzione dell’uomo che conscio delle proprie capacità e possibilità, le sfrutta per elevarsi a Dio sui suoi simili. È paziente, Grenouille, ci mette anni per raffinare l’arte del profumiere, lavora silenzioso ed apparentemente umile, viaggia ed impara il mestiere e tutti i suoi segreti, e nel frattempo osserva, ascolta, ma soprattutto sente e percepisce con l’olfatto, i suoi simili, e più li conosce, più si sente superiore ad essi per il solo fatto di possedere il dono che la natura gli ha concesso, e di saperlo usare. Ma solo con la morte di venticinque fanciulle vergini, può riuscire a ricreare quel profumo divino, sovrannaturale, che lo renderà Dio, di fronte a chiunque venga a contatto con lui, quel profumo che lo salverà dal patibolo una volta, e che lo porterà alla morte, l’unica fine possibile per i suoi folli propositi. Questa in breve è la trama… e Suskind l’ha descritta in maniera magistrale. Avrei messo anche la quinta stellina, per la verità, se non fosse che verso la fine ho trovato la trama piuttosto surreale e forzata: mi è quasi parso che ad un certo punto l’autore avesse “fretta” di terminare l’opera, ed ecco che le descrizioni sono meno dettagliate, e se all’inizio il susseguirsi degli eventi era piuttosto lento, vivendo con il protagonista anno dopo anno la sua vita, verso la fine, nelle ultimissime pagine, ecco che due anni – i due anni cruciali in cui il protagonista si impegna seriamente nella creazione del Suo Profumo – si consumano in una manciata di pagine. Sottolineerei poi un paio di eventi decisamente “forzati”, il cui inserimento nella trama secondo me è stato eccessivo: è infatti poco credibile la massa di cittadini coinvolta in un’orgia pubblica sotto il palco della sua condanna a morte, per aver solo sentito “una goccia” del Suo Profumo! È altrettanto poco credibile – sebbene in linea con la follia che si è impossessata della mente di Grenouille – la morte che avrà appena poche pagine dopo… Possibile che abbia fatto il possibile per salvarsi dalla morte, per poi immolarsi in maniera tanto cruenta poche pagine dopo?!?

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Sarà che io, non avendo grandi doti olfattive, mi sono sentita ghettizzata da questo mondo parallelo fatto di odori e proiezioni razionali. Come se non nutrissi un risentito dispiacere personale per la perdita di certe sfumature quotidiane, arriva Suskind a rimarcare che l'odore è come l'anima e chi non lo ha o non lo percepisce è arido, mentre chi lo percepisce ne è schiavo e nemmeno s'accorge di esserlo, convinto di percepire il mondo con gli occhi e con il tatto. Ma Grenouille è davvero un mostro, lo è perché non ha odore/anima (e questo sembra giudicare le sue nefandezze) e la sua condanna è quella dell'ipersensibilità alle anime altrui. Personaggio originale, in un certo senso, nonostante mi abbia ricordato i personaggi delle storie soft horror in cui se ti rubano (o anche solo calpestano) l'ombra muori perché se non hai l'ombra, il riflesso (e qui il profumo), l'anima non sei completo. Ma non è vero che Grenouille non è antipatico, come ho letto in tante recensioni. E' dannatamente sfacciato e arrogante, una vera zecca (lo definisce così l'autore!), che si pone al di sopra di tutto e di tutti solo perché hai un naso. Sicuramente la narrazione è superiore a quella del film, che francamente mi ha indisposta nei confronti della lettura. Quindi è possibile che il conteggio finale delle stelline sia influenzata dalla nefanda visione della pellicola. Mea culpa.

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Éntula, il festival letterario diffuso CON la Sardegna

Mens Sana, festival di letteratura sportiva

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